Era la quartogenita del duca ereditario di Mirandola Galeotto IV Pico (1606-1637) e di Maria Cybo-Malaspina (1609-1652). Quest'ultima era figlia del principe di Massa e marchese di CarraraCarlo I e di Brigida Spinola. Gli altri suoi otto fratelli furono: Laura, Virginia Brigida, Alessandro II, Giovanni, Virginia, Fulvia, Caterina e Laura.
Suo padre morì due mesi prima del genitore Alessandro I che lo ebbe da Eleonora Segni di Ferrara: succederà il ramo naturale della famiglia rappresentato dal fratello Alessandro II. Brigida nacque e dimorò soprattutto nel castello di Mirandola, ma anche nel palazzo di Concordia.[2][3]
Brigida visse fino a 58 anni - non si era sposata - nella corte del nonno e del fratello, non facendo prevedere il ruolo determinante e non sempre positivo che avrebbe esercitato sul destino del ducato. Era, comunque, considerata in modo non benevolo dai cortigiani e dai sudditi: gli epiteti "meno imbarazzanti" che le venivano attribuiti erano bigotta zitella o terribile vecchiaccia.[4]
A lei, infatti, spettò di amministrare il piccolo Stato negli ultimi decenni di esistenza, come tutrice del pronipote di appena tre anni Francesco Maria II (1688-1747), erede di Francesco (1661-1689), unico figlio del fratello Alessandro II, e di Anna Borghese. Con grande disappunto di tutti, assunse il governo con piglio autoritario, alimentando così varie congiure e ridicolizzando l'ignaro duca.[4] Questi riuscì a ribellarsi alla donna soltanto dopo quindici anni, cadendo, però, nella rete di sleali consiglieri che lo indussero ad allearsi con la Spagna contro la Francia conseguendo disastrosi risultati.[5]
Fu Alessandro II, nel proprio testamento, a nominare reggente la sorella Brigida per il piccolo nipote fino al raggiungimento del diciottesimo anno di età, escludendo i suoi tre figli cadetti Galeotto, Giovanni e Ludovico. Costoro puntualmente contestarono la volontà paterna e la zia che, nonostante l'imperioso temperamento, era affezionata, al contrario di loro, al duchino.[1]
La duchessa, tuttavia, si rese subito impopolare: come primo atto, dietro suggerimento di alcuni gesuiti sempre vicini a lei, sostituì completamente i membri del consiglio aulico provocando lo scontento del popolo anche per la sua arroganza e alterigia. Il malanimo aumentò allorché Brigida negò ai recalcitranti nipoti l'aumento dell'appannaggio lasciato loro dal padre. La situazione si aggravò ulteriormente quando trapelò la notizia di un presunto piano preparato dai tre Pico per avvelenare il nipotino e deporre la scomoda parente.[6] Brigida fece processare i supposti congiurati e negò ancora l'aggiornamento economico ai nipoti. La situazione, però, divenne insostenibile e la reggente, onde calmare le acque, si ritirò a Venezia delegando i poteri a un'altra figlia di Alessandro II, Isabella, che, virilmente seppe fronteggiare i problemi. Brigida, con il duchino e l'inseparabile consigliere padre Tagliani, ritornò dalla Serenissima il 31 gennaio 1697. La corte imperiale di Vienna liberò dalle accuse di tentato omicidio Galeotto, Giovanni e Ludovico Pico, invitando la duchessa a rappacificarsi con loro. Brigida, nondimeno, rifiutò categoricamente e richiamò aspramente il duca che si era riconciliato con gli zii. Se la prese perfino con la Curia romana. La reggente, inoltre, per timore di attentati o vendette, non usciva mai dal castello di Mirandola e, quando era costretta a farlo, la sua carrozza era sempre scortata da parecchi armigeri.[7]
Nel frattempo, era iniziata la guerra di successione spagnola che vedeva come eterni antagonisti l'Austria e la Francia. Il ducato mirandolese, strategico per l'arteria che lo attraversava proveniente dal nord, era sempre schierato con la Spagna. Il principe Eugenio di Savoia, comandante dell'esercito imperiale, fece sapere a Brigida di allontanare subito i presidi franco-spagnoli e lei fu costretta a mettersi dalla parte austriaca. Nel 1702 la riscossa francese convinse la reggente che sarebbe stato opportuno riparare a Ferrara, poi di nuovo a Venezia, con la nipote Isabella, l'argenteria e i beni preziosi di casa Pico. Questa volta il quattordicenne Francesco Maria II ebbe il coraggio di ribellarsi e rimase a Mirandola. Nel 1706 riuscì a liberarsi dal giogo della vecchia virago che aveva fatto approvare dal consiglio un decreto che le permetteva di proseguire la reggenza a dispetto della maggiore età del nipote. Ma il destino del territorio di Mirandola e Concordia era ormai segnato: il 15 luglio 1710 fu incorporato nel ducato di Modena e Reggio.[8]
Brigida, frattanto, anziana ma ricchissima, si stabilì a Padova (vi aveva vissuto la madre negli ultimi anni), dove morì, all'età di 87 anni, il 22 gennaio 1720.[9] Venne tumulata nella basilica di Sant'Antonio presso la parete sinistra della cappella del Beato Luca Belludi: le fu dedicata un'epigrafe celebrativa delle sue virtù di verginità, prudenza, erudizione e carattere virile.[10]
^Il Corriere Ordinario, in Avvisi italiani, ordinarii e straordinarii, vol. 37, Vienna, Giov. van Ghelen, 7 febbraio 1720.
^ Bernardo Gonzati, Brigida Pico della Mirandola, in La Basilica di S. Antonio di Padova descritta ed illustrata dal padre Bernardo Gonzati, vol. 2, Padova, coi tipi di Antonio Bianchi, 1853, pp. 330-331.