BorexinoBorexino è un esperimento scientifico volto allo studio dei neutrini solari a bassissima energia (sub-MeV) realizzato in Italia, presso i Laboratori nazionali del Gran Sasso (LNGS), nelle vicinanze dell'Aquila. L'esperimento è finanziato da un consorzio internazionale comprendente istituti di ricerca e università di vari paesi; i principali finanziatori sono l'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) e la National Science Foundation (NSF)[1]. La collaborazione Borexino[2] comprende attualmente tre Università italiane, altrettante sezioni dell'INFN più i LNGS, due laboratori russi, tre Università americane, tre tedesche, una polacca e una francese. Nel corso degli anni hanno fatto parte della collaborazione oltre 300 tra ricercatori e tecnici da 11 paesi[3]. Il 2020 segna il 30º anniversario della nascita di Borexino, ovvero dell'avvio delle attività relative. La proposta ufficiale dettagliata fu presentata nel 1991[4], la costruzione delle strutture del rivelatore è stata ultimata nel 2004, mentre la presa dati è iniziata nel 2007[5], al termine delle delicate fasi di riempimento. DescrizioneIl nome BOREXINO deriva da BOREX[6] (BORon solar neutrino EXperiment)[7][8], acronimo coniato per una proposta precedente che prevedeva la costruzione di un rivelatore impiegante 2 kT di uno scintillatore liquido contenente Boro (Trimetilborato). Nonostante la collocazione sotterranea e la schermatura prevista, il fondo di radioattività naturale del rivelatore richiedeva l'adozione di una soglia elevata, che consentiva di poter misurare solo una coda del flusso di neutrini solari prodotti dalla reazione di fusione coinvolgente il Boro-8 (8B), che a loro volta costituiscono solo una piccola parte del flusso totale dei neutrini emessi dal Sole. L'idea fu perciò scartata quasi subito e sostituita da quella di un rivelatore con un fondo estremamente basso, più piccolo ma più versatile, impiegante 300 tonnellate di un diverso tipo di scintillatore liquido. Da qui l'adozione del diminutivo "Borexino" come nome del progetto definitivo[7]. Il rivelatore è un calorimetro a scintillatore liquido, caratterizzato dalla più alta radio-purezza mai raggiunta fino ad oggi al mondo in un rivelatore di simili dimensioni. Lo scintillatore è contenuto in una sfera di acciaio inossidabile sulla quale sono fissati i fotomoltiplicatori che permettono di rilevare i fotoni emessi quando un neutrino (o altra particella) interagisce con lo scintillatore. Tale sfera è circondata da un serbatoio (18 m di altezza per 16,9 m di diametro) contenente acqua ultra-pura, che ha lo scopo di schermare le radiazioni del fondo naturale esterno nonché di identificare i muoni dei raggi cosmici che riescono a penetrare la montagna sovrastante (tramite rivelazione per effetto Čerenkov). I neutrini a bassa energia sono rivelati tramite lo scattering inelastico sugli elettroni dello scintillatore. L'energia di rinculo dell'elettrone (o del positrone) è convertita in luce di scintillazione che viene poi rivelata dai fotomoltiplicatori (PMT)[9]. L'obiettivo principale dell'esperimento è effettuare una misura precisa del flusso di neutrini solari generati dalle reazioni termonucleari nel nucleo solare (tra cui la componente di neutrini del decadimento del Berillio-7) e confrontare le misure con le predizioni del Modello Solare Standard. Questo permetterà di migliorare la comprensione dei processi di fusione nucleare che avvengono nel nucleo del Sole, la sua composizione, opacità, distribuzione di materia, ecc. Aiuterà inoltre a determinare alcune proprietà delle oscillazioni dei neutrini, includendo l'effetto Micheev-Smirnov-Wolfenstein. Gli altri obiettivi dell'esperimento sono la rivelazione dei neutrini solari generati dal Boro-8, dalla catena protone-protone e forse dei neutrini del ciclo CNO. Tramite la reazione di decadimento beta inverso sui protoni o nuclei di carbonio il rivelatore è sensibile anche agli antineutrini elettronici di bassa energia come i cosiddetti geo-neutrini, emessi dai decadimenti radioattivi che avvengono all'interno della Terra, e quelli prodotti dai reattori nucleari. Borexino potrebbe inoltre essere in grado di rivelare i neutrini provenienti da supernovae nella nostra galassia, e appartiene alla rete globale Supernova Early Warning System. Borexino svolge anche ricerche per individuare eventuali processi rari e potenziali particelle ancora sconosciute. Il progetto SOX, ormai annullato, avrebbe dovuto studiare la potenziale esistenza di neutrini sterili leggeri ed altri eventuali effetti anomali nella oscillazione di neutrini emessi da una sorgente posta a breve distanza. Risultati e cronologia del rivelatore
Progetto SOXL'esperimento SOX (Short-distance Oscillations with boreXino, Oscillazioni di Corta distanza con Borexino in italiano), annullato a causa di insormontabili difficoltà tecniche, aveva lo scopo di confermare completamente, o smentire chiaramente, le cosiddette "anomalie dei neutrini": una serie di evidenze circostanziali sulla scomparsa di neutrini elettronici osservata negli esperimenti LSND e MiniBooNE, dai rivelatori di gallio GALLEX/GNO e SAGE, e di antineutrini elettronici provenienti da reattori nucleari. Se avesse dimostrato l'esistenza di componenti sterili nei neutrini, SOX avrebbe aperto una nuova era nella fisica fondamentale e nella cosmologia. Un chiaro segnale della presenza di neutrini sterili significherebbe infatti la scoperta delle prime particelle oltre il Modello Standard Elettrodebole (BSM, ovvero Beyond the Standard Model), cosa che avrebbe implicazioni profonde nella comprensione attuale dell'Universo e della fisica delle particelle fondamentali. In caso contrario (assenza di segnale) avrebbe chiuso un dibattito di vecchia data sulla realtà delle anomalie di neutrini. Ricercando possibilità di nuova fisica nelle interazioni tra neutrini di bassa energia, avrebbe fornito anche una misura più precisa del momento magnetico del neutrino, dell'angolo di Weinberg e di altri parametri fisici fondamentali. Avrebbe inoltre costituito una splendida calibrazione in energia dello stesso rivelatore Borexino, molto utile per le misure di neutrini solari di alta precisione. SOX avrebbe dovuto impiegare un potente (~150 kilo Curie) e innovativo generatore di antineutrini, composto da una sorgente Ce-144/Pr-144 (oppure di Cr-51, che avrebbe richiesto una misura molto più breve) dotata di una pesante schermatura attraversabile soltanto dai neutrini. Tale generatore avrebbe dovuto essere posizionato al di sotto del serbatoio esterno di Borexino grazie ad un piccolo tunnel che fu appositamente realizzato prima della costruzione del rivelatore stesso, proprio in previsione di un eventuale futuro inserimento di sorgenti simili. In quella posizione, la sorgente di neutrini si sarebbe venuta a trovare a breve distanza (8.5 m) dal rivelatore interno. L'esperimento avrebbe dovuto avere inizio nella prima metà del 2018 e raccogliere dati per circa due anni, durante i quali la sorgente avrebbe prodotto circa diecimila interazioni di neutrini all'interno del volume attivo di Borexino. Allo scopo di verificare le procedure di sicurezza ed ottenere i permessi finali prima dell'arrivo del generatore vero e proprio, nell'ottobre del 2017 fu effettuata con successo una prova di trasporto e di installazione nella sede prevista del generatore privo di materiali radioattivi al suo interno.[12][13] Annullamento del progettoL'inizio dell'esperimento era previsto per la prima metà del 2018. Nell'ottobre del 2017, in ottemperanza alle norme finali per l'inizio dell'esperimento, prima dell'arrivo della sorgente, fu effettuato con successo un test di trasporto ed installazione "in bianco" (senza materiale radioattivo)[12][13]. A fine 2017 furono però resi noti degli insormontabili problemi tecnici durante la fabbricazione presso lo stabilimento di Majak dell'ossido di cerio destinato al generatore di antineutrini per SOX. Tali problemi implicavano l'impossibilità di raggiungere il flusso di antineutrini richiesto, con una riduzione di un fattore 3[14] rispetto a quanto previsto. Questo spinse dapprima ad una revisione del progetto e della sua data d'inizio ed in seguito al suo definitivo annullamento, annunciato ufficialmente da CEA ed INFN all'inizio del febbraio 2018[15]. A seguito dell'annullamento di SOX gli obiettivi di Borexino per il 2018 e il 2019 furono rediretti al raggiungimento di una maggiore stabilità del rivelatore e, di conseguenza, di un livello ancora maggiore di radiopurezza, al fine di ottenere misure sui neutrini solari ancora più precise. Particolare enfasi fu posta sul tentativo (riuscito) di rivelare per la prima volta i neutrini provenienti dal ciclo CNO[16]. Note
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