Bonincontro di Giovanni d'AndreaBonincontro di Giovanni d'Andrea, latinizzato come Bonincontrus Iohannis Andreae, Bonincontrus, Bonicotus, Bonicontius, Bonincotus (seconda metà del XIII secolo – 16 giugno 1350), è stato un giurista italiano attivo dal 1309 al 1350.[1] BiografiaSeguendo le orme del padre, il canonista Giovanni d'Andrea, conseguì il dottorato, nel 1309, in diritto civile e subito dopo in diritto canonico.[1] Prese parte della vita comunale bolognese ricoprendo il ruolo di membro della commissione, al fianco del cognato Filippo Formaglini, a cui era demandato l'esame dei beni dei cittadini banditi.[1] In quegli anni, si affermò al potere la famiglia Pepoli la quale contava numerosi avversari: tra di essi compare anche Bonincontro, che prese parte della congiura escogitata nel marzo del 1338 da Muzzarello da Cuzzano e che venne scoperta prima di essere messa in atto.[1] Bonincontro in questa occasione, insieme a tanti altri oppositori, riuscì a sfuggire, a differenza di Mengozzo Ghislieri che venne catturato;[1] dal verbale dell'interrogatorio di quest'ultimo emerge la volontà della signoria di una pena esemplare.[1] Le notizie relative a Bonincontro non forniscono notizie del luogo o della professione svolta dallo stesso dopo la fuga da Bologna prima di ritrovarlo a Padova, nel 1347 circa, come sindaco dell'universitas dei giuristi, mentre l'anno seguente risulta essere decretorum doctor per lo studio patavino nonché membro della commissione per le prove di dottorato.[1] Qualche anno più tardi, nel 1350, con Ranieri Cattani di Castel San Pietro progettò una seconda congiura contro i Pepoli; il piano prevedeva l'uccisione di Iacopo e Giovanni Pepoli per mano dei due e dell'invasione nel comune di Bologna dell'esercito del conte di Romagna.[1] Per l'ennesima volta il complotto venne smascherato prima dell'avvenimento, portando all'uccisione dei due.[1] Della vita privata di Bonincontri poche sono le informazioni a riguardo: risulta essere sposato nel 1321 con Margherita Lustignani, dalla quale ebbe una figlia, Mea[1]. Il padre, Giovanni d'Andrea, morto prima dell'uccisione del figlio, aveva lasciato come eredi universali, a lui e al fratello Federico, il proprio patrimonio.[1] Opere
Manoscritti
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