Bobok
Bobok: le memorie di un tale (in russo Бобок: Записки одного лица?, Bobok: Zapiski odnogo lica), o più semplicemente Bobok, è un racconto di Fëdor Dostoevskij scritto nel 1873 e pubblicato in Diario di uno scrittore. TramaIl racconto si presenta come estratto dalle memorie di uno scrittore frustrato di nome Ivan Ivanovič, il quale non riesce a trovare un editore disposto a pubblicare i suoi romanzi e i suoi feuilleton, ed è quindi costretto a vivere di traduzioni dal francese, di annunci per mercanti e frivoli libretti. In una fredda giornata di ottobre, si trova per caso in un cimitero e assiste alla sepoltura di alcuni cadaveri; a un certo punto, rimasto ormai solo, inizia a sentire delle strane voci provenienti dalle tombe: sono le voci dei defunti. E sente uno di loro rivelare ai nuovi arrivati, ovvero coloro che sono stati seppelliti il giorno stesso, che pur essendo morti è loro possibile parlare e comunicare, giocare, prendersi in giro e criticarsi; in particolare, secondo la teoria di un dotto e filosofo naturalista Platon Nikolaevič, sepolto anche lui in quel cimitero, i defunti si trovano in questa condizione intermedia tra vita e morte per qualche settimana o addirittura per qualche mese, nonostante la decomposizione dei loro corpi: è emblematico il caso di uno dei cadaveri che si "risveglia" ogni sei settimane circa e borbotta qualcosa senza senso, "bobòk" (da cui prende il titolo il racconto), e che, tuttavia, dimostra che vi è ancora in lui una piccola e impercettibile scintilla di vita. Personaggi
ContenutiIl filosofo e critico letterario Michail Bachtin ha definito Bobok il microcosmo dell'intera produzione artistica di Dostoevskij[1]. Infatti, pur essendo uno dei racconti più brevi dell'autore russo e tra i meno conosciuti[2], fu scritto nel periodo della maturità e contiene e ingloba le più importanti immagini, tematiche e idee del pensiero di Dostoevskij: l'idea che tutto sia permesso senza Dio, fulcro de I fratelli Karamazov, il tema della confessione senza pentimento e della verità senza vergogna, il tema della sensualità che penetra le più alte sfere della coscienza e dell'io. Nonostante non vi sia il modo e il tempo di delineare approfonditamente i ritratti dei personaggi, come invece accade in tutte le opere maggiori, tuttavia in loro è possibile rivedere e riconoscere i grandi protagonisti dei romanzi e dei racconti precedenti: Klinevič, ad esempio, riporta alla memoria le figure di Svidrigàjlov (Delitto e castigo), del principe Valkovski (Umiliati e offesi) e di Fëdor Pavlovič (I fratelli Karamazov); il narratore stesso, pur nella sua indeterminatezza, può essere visto come variante dell'uomo del sottosuolo[3]. O ancora, la proposta avanzata da Klinevič di raccontare ogni cosa e a gran voce senza alcuna vergogna e accolta con grande entusiasmo da tutti, è già presente nelle pagine de L'idiota: Ferdyščenko, infatti, alla festa di compleanno di Nastas'ja Filippovna, propone agli ospiti di raccontare l'azione peggiore, la più crudele, mai commessa in vita[4]. NoteBibliografia
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