Berta di Savoia
Berta di Savoia, anche Berta da Torino (21 settembre 1051 – Magonza, 27 dicembre 1087), è stata la prima moglie (1066) dell'imperatore Enrico IV, regina consorte dei Romani e Imperatrice romana. OrigineBerta, secondo lo storico Samuel Guichenon, nella sua Histoire généalogique de la royale maison de Savoie, era figlia del conte di Moriana, d'Aosta e del Chiablese, Oddone e della margravia di Torino e di Susa, Adelaide[1], che discendeva dalla famiglia degli Arduinici, e secondo Samuel Guichenon, era figlia del margravio di Torino e Susa, Olderico Manfredi II e della contessa Berta degli Obertenghi[2], che secondo lo storico Ludovico Antonio Muratori era figlia di Oberto II, margravio di Milano, di Tortona e di Genova[3]. Oddone di Savoia era il figlio quartogenito del conte di Moriana e del Chiablese, Umberto I Biancamano e di Ancilia od Ancilla d'Aosta, come ci viene confermato dal documento n° XXVII de Il conte Umberto I (Biancamano) e il re Ardoino: ricerche e documenti[4]. BiografiaSua madre, Adelaide di Susa, era al suo terzo matrimonio, avendo sposato in prime nozze il duca di Svevia della stirpe Babenberg Ermanno IV[2] (1014 – 1038), che, secondo il Chronicon Ottonis Frisingensis, era il secondo figlio di Gisella di Svevia e del duca di Svevia Ernesto I e figliastro dell'imperatore della stirpe salica Corrado II il Salico, terzo marito di Gisella[5]; e in seconde nozze - come ci viene confermato da una donazione al monastero di S. Antonino (Henricus marchio filius quondam Wilielmi similiter marchioni et Adalena comitissa jugales), riporta da Il conte Umberto I (Biancamano) e il re Ardoino: ricerche e documenti - sposò il marchese del Monferrato, Enrico[6], figlio del marchese del Monferrato, Guglielmo III, come ci viene confermato dal documento nº 1 de Le carte della prevostura d'Oulx raccolte e riordinate cronologicamente fino al 1300 (Heynricus marchio filius quondam Uuilielmi similique marchioni)[7], e della moglie Waza. Berta venne citata, senza essere nominata, nel documento n° VII de Le carte della prevostura d'Oulx raccolte e riordinate cronologicamente fino al 1300, datato 1057, in cui, suo padre, Oddone, e sua madre, Adelaide, assieme ai fratelli Pietro, Amedeo e le figlie (Oddo et uxor mea Adalaicis et filii mei Petrus Admedeus et filie mee), fecero una donazione alla chiesa di Oulx[8]. Il matrimonioBerta, era ancora una bambina, quando, per le feste di Natale del 1055, fu promessa in sposa al duca di Baviera Enrico di Franconia, figlio di secondo letto del re dei Romani Enrico III il Nero e di Agnese di Poitou[1], che avevano desiderato l'alleanza con casa Savoia. Prima che il matrimonio venisse celebrato, nel 1056 Enrico III morì. Subito i grandi dell'impero sottrassero l'erede alla tutela e alla benefica influenza della madre Agnese di Poitou. L'imperatrice, esautorata e fatta allontanare dal regno, finì col ritirarsi in un convento a Roma. Le nozze di Enrico con Berta furono celebrate in Germania con somma magnificenza nello splendido castello di Trebur il 13 luglio 1066, come riporta anche l'Annalista Saxo[9]. Il tentativo di divorzioIn seguito, però, nel giugno 1069 a Worms davanti all'assemblea dei principi[10], Enrico chiese l'annullamento del matrimonio al papa adducendo una ragione ingiuriosa e calunniosa per la madre. Questa azione fu preceduta dal fatto che Berta non comparve nei diplomi regi dal 5 agosto 1068[10]. La tempistica del divorzio non era casuale: infatti anche il duca e cognato Rodolfo di Svevia tentò, non riuscendovi, a divorziare dalla moglie Adelaide[10]. Invano Agnese, dal suo ritiro, implorò perché il figlio non volesse disonorarsi col suo comportamento; invano la famiglia della sposa, vicina alla causa dei riformatori papali[10], lo minacciò. Egli, pertinace, insisté e fece adunare un concilio a Magonza per discutere la sua domanda. La moglie Berta si ritirò nell'abbazia di Lorsch e attese in preghiere il compiersi della sua sorte. Papa Alessandro II si fece rappresentare al Concilio da Pier Damiani al quale aveva dato le opportune istruzioni. San Pier Damiani, con la sua ispirata eloquenza, convinse tutti delle bontà delle ragioni di Agnese ed Enrico fu convinto a soprassedere[1]. Nonostante questo tentativo di separazione, i due ebbero dei figli. Canossa e la morteIl successore di Alessandro II, papa Gregorio VII, comminò al re dei Romani la scomunica: fu la prima volta che un monarca veniva scomunicato; il fatto ebbe terribili conseguenze, così che Enrico decise di scendere in Italia per incontrare il pontefice. Fino a quel momento Berta era stata considerata una povera donna schiacciata dalla protervia del marito; in questa circostanza si dimostrò grande: dimentica delle umiliazioni e delle violenze subite, fu l'unica a incoraggiare il marito e, contando sull'appoggio della sua famiglia di origine, lo accompagnò nel disastroso viaggio intrapreso per supplicare il papa a concedere il sospirato perdono. L'inverno del 1077 fu rigidissimo e a Canossa, dove il papa si trovava, Enrico, scalzo, quasi nudo, sfinito, umiliato e intirizzito, dovette aspettare tre giorni per essere ammesso al cospetto del papa (umiliazione di Canossa). Pochi giorni dopo Berta ritornò col marito in Germania, dove la condotta di Enrico non aveva incontrato la soddisfazione dei sudditi: molti gli volsero le spalle e nominarono imperatore il rivale Rodolfo di Svevia, che da tempo gli contendeva la porpora imperiale. Intanto che Enrico lottava senza posa contro Rodolfo, Berta andava lentamente spegnendosi. Morì a Magonza, consumata dai dolori, nel 1087[11], dove, secondo gli Annales Sancti Disibodi venne sepolta[12]; poi però la salma, per ordine del marito imperatore[12], nel 1088, venne traslata e sepolta nella cattedrale di Spira[13], nelle tombe dei principi della casa di Franconia. Una tradizione popolare, fiorita a Fidenza, vorrebbe associare la figura regale a una raffigurazione di un rilievo del ciclo scultoreo e decorativo in stile romanico della cattedrale di San Donnino, interpretata come figura di donna impugna due fusi, intenta a filare (nel Novecento si è scoperto, invece, rappresentare il leggendario volo di Alessandro Magno): il tramite su cui si basa l'associazione è il detto proverbiale "Ai tempi che Berta filava"[14]. DiscendenzaDal suo matrimonio con Enrico ebbe cinque figli:
Ascendenza
Note
BibliografiaFonti primarie
Letteratura storiografica
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
|