Componente della I Commissione (Affari interni) - I legislatura
Componente della V Commissione (Difesa) - I legislatura
Componente della IX Commissione (Agricoltura e alimentazione) - I legislatura
Componente della Commissione speciale per l'esame dei provvedimenti relativi ai danni di guerra - I e II legislatura
Presidente della Commissione parlamentare consultiva per il parere sull'emanazione di un Testo Unico sulla riorganizzazione del Ministero del lavoro e della previdenza sociale - II legislatura
Componente della XI Commissione (Lavoro e previdenza sociale) - II legislatura
Componente della Commissione speciale per l'esame della proposta di legge Angelini Armando n. 427: "Dichiarazione di pubblica utilità e norme per l'espropriazione degli stabilimenti industriali inattivi" - II legislatura
Componente della III Commissione (Esteri) - III, IV, V, VI,VII, VIII legislatura
Componente della XII Commissione (Industria e Commercio) - III legislatura
Componente del Comitato di vigilanza sulla biblioteca - V legislatura
Era figlio di Aristide Zaccagnini (1879-1960), ferroviere, e di Rita Scardovi (1881-1954), casalinga. Ebbe tre sorelle e due fratelli: Gioconda (1906-2001), Domenica (1908-2007), Santina (1909-2013), Oslavio (1916-1918) e Giuseppe (1918-2010).
Cresciuto in una famiglia cattolica praticante, frequentò la parrocchia di Santa Maria in Porto situata nel centro storico di Ravenna. Zaccagnini si iscrisse al locale circolo della Gioventù cattolica (parte dell'Azione Cattolica) e da studente universitario fece parte della FUCI; in quest'occasione conobbe Aldo Moro (presidente della FUCI), Igino Righetti e monsignor Giovanni Battista Montini (futuro Papa Paolo VI), personalità che svolsero un ruolo incisivo ed importante nell'ambito della sua formazione culturale e spirituale[1].
Nel 1937 Zaccagnini si laureò in Medicina e Chirurgia, successivamente si specializzò in Pediatria e fino all'8 settembre 1943 esercitò la professione medica anche durante il conflitto mondiale: dal 1941 al 1943 fu ufficiale medico nei Balcani. Convinto antifascista, dopo l'8 settembre 1943 prese parte alla Resistenza: fece parte, in qualità di medico, dell'VIII Brigata Garibaldi a Ravenna[1] e fu inoltre chiamato a partecipare alle riunioni del Comitato di liberazione nazionale di Ravenna in qualità di rappresentante della Democrazia cristiana (di cui era segretario nella città di Ravenna); questo evento rappresentò la sua prima partecipazione ad un organismo politico. In questo frangente strinse amicizia con Arrigo Boldrini e, nonostante la loro diversità ideologica in quanto Boldrini afferiva al Partito Comunista Italiano, collaborarono alacremente alla liberazione dell'area della Romagna[2].
Nel 1946 fu eletto all'Assemblea Costituente con 11 121 preferenze nel Collegio elettorale di Bologna e fu confermato alla Camera dei deputati nel 1948 nella circoscrizione di Bologna ottenendo 16 898 voti preferenziali; inoltre in questi anni ricoprì il ruolo di membro della V Commissione (Difesa) e della XI Commissione (Lavoro) e successivamente divenne anche membro della direzione centrale della DC e poi del Consiglio nazionale del partito. Alle elezioni del 1963 fu capolista e riscosse 46 303 preferenze.[1] Negli anni sessanta si schierò a favore della formula politica del centrosinistra, aderendo alla corrente di Aldo Moro. Fu rieletto alla Camera dei Deputati fino al 1979, mentre dal 1983 fino alla morte fece parte del Senato della Repubblica; Zaccagnini si candidò sempre in Emilia-Romagna, regione in cui il PCI raggiungeva la maggioranza assoluta.
Soprannominato l'onesto Zac,[3] con una reputazione di grande integrità, negli anni seguenti Zaccagnini preferì incarichi parlamentari o di partito: dal 1962 al 1968 fu presidente del gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana, dal 1968 al 1975 vicepresidente della Camera, e dal 1973 al 1975 presidente del Consiglio Nazionale della DC. Zaccagnini, che inizialmente aveva aderito alla corrente di Iniziativa democratica (più nota come corrente dorotea), dal 1968 si avvicinò ad Aldo Moro, uscito da quella corrente dopo aver lasciato la Presidenza del Consiglio. Nel 1975 fu eletto segretario nazionale della Democrazia Cristiana. Alle elezioni politiche del 1976 la DC, da lui guidata, ottenne il 38,7% dei voti (+3,4% rispetto alle elezioni amministrative dell'anno avanti), riuscendo in tal modo a frenare la corsa a Palazzo Chigi di Enrico Berlinguer, segretario del partito comunista, che pur toccò col 34,4% il suo massimo risultato elettorale.
Durante il rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, Zaccagnini difese la linea della fermezza, cioè il rifiuto di trattare coi terroristi in termini tali che ne implicassero un riconoscimento politico. Il tragico esito della vicenda, che si concluse con la morte dell'amico e capocorrente, lo debilitò umanamente e politicamente, anche a causa di alcuni passaggi critici delle lettere dalla prigionia di Moro, ove lo definiva "il più fragile segretario che abbia mai avuto la DC":[4] nel 1980 fu sostituito nella carica di segretario nazionale da Flaminio Piccoli, e da quel momento in poi non accettò più nessun incarico istituzionale. Nel 1984 fu eletto al Parlamento Europeo.
Benigno Zaccagnini è deceduto a Ravenna il 5 novembre 1989, da senatore in carica, all'età di 77 anni a causa di un arresto cardiaco improvviso;[5] i funerali furono celebrati dal Cardinale Ersilio Tonini nella Chiesa di Santa Maria in Porto alla presenza delle alte cariche dello stato nonché dei suoi colleghi di partito.
Opere e divulgazione politica
Una proposta al Paese, Firenze, Vallecchi, 1976.
La testimonianza di don Mazzolari, con Pietro Scoppola, Roma, Cinque lune, 1976.
Il messaggio di don Giovanni Minzoni. Atti del Convegno nazionale di studio. Ravenna, ottobre 1983, a cura di e con Roberto Ruffilli, Ravenna, Centro studi G. Donati, 1984.
Lettere agli amici, Roma, AVE, 1990.
La politica è bellissima, Ravenna, Media news, 2009.
Discorsi parlamentari. 1947-1979, con CD, Roma, Camera dei deputati, 2009.
^abcErnesto Preziosi, Il tempo ritrovato. I cattolici in Italia negli ultimi cent’anni, Edizioni Dehoniane Bologna, 1987, pp. 157-176.
^Membro del CLN ravennate, fu incaricato di prendere contatti con il capo dei partigiani locali. L'incontro si svolse in un luogo segreto; a nessuno dei due partecipanti venne comunicata l'identità dell'interlocutore. Quando i due furono di fronte si riconobbero immediatamente: Arrigo Boldrini era stato infatti aspirante nell'Azione Cattolica nella stessa parrocchia frequentata da Zaccagnini. Cfr. Ernesto Preziosi, op. cit., pag. 175.
Italo Farnetani, Francesca Farnetani, Zaccagnini: il pediatra in prestito alla politica , «Grand'Angolo di Edit-Symposia. Pediatria e Neonatologia» 2006; 13 (3), pp. 84–92.
Ersilio Tonini, Zaccagnini: un testimone nel mondo moderno , «Grand'Angolo di Edit-Symposia. Pediatria e Neonatologia» 2006; 13 (3), pp. 93–96.
Italo Farnetani, Spallicci e Zaccagnini Due pediatri romagnoli alla Costituente , «La Pié» 2006; 75, pp. 150–153.