Nel 1845, terminati gli studi accademici, lavora in studio con l'amico e collega Giovanni Battista Arnaud; dal 1846 partecipa alle esposizioni della locale Promotrice di Belle Arti, con opere di soggetto storico-letterario e di paesaggio d'impronta romantica.
Dopo diversi anni di viaggi di formazione tra Sardegna e Toscana[4], nel 1857 è chiamato da Enrico Gamba come assistente alla cattedra di disegno di figura a Torino; ricopre poi lo stesso ruolo presso l'Accademia Militare e, con Raffaele Casnedi, all'Accademia milanese di Brera, dove si trasferisce nel 1860 con la moglie Federica Gervasoni (1838-1915), pittrice di origine genovese.
L'anno successivo partecipa all'Esposizione Nazionale di Firenze e negli anni seguenti è costantemente presente alle manifestazioni torinesi e milanesi con soggetti sacri, paesaggi, scene di genere di gusto borghese, sicuramente influenzate dai contatti con gli ambienti della Scapigliatura lombarda e dalle opere del naturalista francese Jules Breton[5].
Dal 1866 esegue ad affresco le allegorie dell'Asia e dell'Industria per le lunette della cupola della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, poco dopo sostituite dagli attuali mosaici[6]. Con opere ispirate alla riviera ligure, dove ha residenza (a Quarto) dopo aver abbandonato l'insegnamento, partecipa all'Esposizione universale di Parigi del 1878 e alle esposizioni internazionali d'arte di Venezia del 1895 e 1897. Nel 1906 è presente all'Esposizione Nazionale di Milano.
«...Giuliano tratta i soggetti e li svolge con una forma artistica che viene man mano arricchendo armoniosamente delle nuove conquiste tecniche dell'arte del suo tempo. Ecco il segreto del favore che le opere sue incontrano presso il pubblico e presso gli artisti»
(Giulio Carotti in Secolo XX. Rivista popolare, 1908)
Dopo gli esordi caratterizzati da uno stile prettamente romantico, derivato dall'influenza di Enrico Gamba del quale è assistente presso l'Accademia Albertina, la frequentazione degli ambienti milanesi lo porta a originare soluzioni stilistiche sempre più moderne, derivate dagli artisti della Scapigliatura lombarda e da Tranquillo Cremona[10].
In seguito, la sua maturità artistica lo conduce allo sviluppo di uno stile personale, naturalistico e sempre al passo con i tempi[11], espresso principalmente in quadri di genere e marine.
Opere principali
Beato Amedeo di Savoia dona una moneta ad uno storpio (1848), olio su tela, Palazzo Piacentini, Roma;
Esuli italiani che piangono la Patria perduta (1851), olio su tela, Musei Reali, Torino;