Assedi di GibilterraNel corso della storia, si sono susseguiti quattordici assedi di Gibilterra; sebbene la penisola di Gibilterra sia lunga solo 6 km e larga 1, essa occupa una posizione estremamente strategica nella parte meridionale della costa della penisola iberica all'ingresso occidentale del Mar Mediterraneo. La sua posizione appena oltre l'omonimo stretto dal Marocco in Nord Africa, così come la sua naturale difendibilità, lo hanno reso uno dei luoghi più contesi d'Europa.[1][2] Solo cinque degli assedi terminarono con un successo per gli aggressori. Sette di essi videro il coinvolgimento di musulmani e cattolici durante la parentesi moresca (711-1462), quattro tra Spagna e Gran Bretagna compresi tra la cattura anglo-olandese nel 1704 fino alla fine del grande assedio del 1783, due tra fazioni cattoliche rivali e una tra potenze musulmane rivali. Quattro dei cambiamenti di bandiera di Gibilterra, inclusi tre assedi, si susseguirono nel giro di giorni o ore, mentre molti altri attacchi si trascinarono per mesi o anni e causarono la morte di migliaia di persone senza comportare alcun cambiamento di potere.[3] StoriaGibilterra è un territorio britannico e una penisola montuosa situata presso l'estremità meridionale della penisola iberica, in uno dei punti più stretti del Mediterraneo, a soli 24 km dalla costa del Marocco in Nord Africa. È dominato da una rocca caratterizzata da una forte pendenza alta 426 m. Uno stretto istmo basso collega la penisola alla terraferma spagnola, mentre alte scogliere costiere e una costa rocciosa rendono praticamente impossibile attaccare da est o da sud. Il lato occidentale, occupato dalla città di Gibilterra, che si trova alla base della rocca, e l'accesso settentrionale attraverso l'istmo sono stati densamente fortificati dai suoi vari occupanti con numerose mura, torri e cannoni batterie. La geografia della penisola offre notevoli vantaggi difensivi naturali, che combinati con la sua posizione hanno conferito a Gibilterra un enorme valore militare nel corso dei secoli.[4] La prima invasione documentata di Gibilterra avvenne ad opera di Mori, Arabi e Berberi musulmani che arrivarono dal Nord Africa all'inizio dell'VIII secolo. Essi sfruttarono l'area come testa di ponte per la conquista della penisola iberica, la quale portò la maggior parte dell'Iberia sotto il dominio moresco.[5] La Reconquista spagnola iniziò più tardi nell'VIII secolo e la campagna si trascinò per 800 anni, riuscendo soltanto a fatica a costringere i Mori ad arretrare e raggiungendo la baia di Gibilterra nel XIV secolo.[6] Fu solo nel 1309, quasi 600 anni dopo la prima colonizzazione di Gibilterra, che ebbe luogo un primo assedio. Il re Ferdinando I di León scatenò l'assedio di Algeciras dall'altra parte della baia a luglio, ma il suo blocco navale non riuscì a impedire il contrabbando di rifornimenti su piccole imbarcazioni da Gibilterra alla città assediata. A quel punto, spedì un esercito al comando di Alonso Pérez de Guzmán per espugnare Gibilterra; il generale riuscì dopo un mese a insediarsi a Gibilterra, che fu in quel momento per la prima volta raggiunta dai castigliani. Sei anni dopo, i Mori tentarono di riprendere la penisola nel breve secondo assedio che fu abbandonato non appena giunsero delle truppe di supporto castigliane. Un altro tentativo moresco terminò con un successo nel terzo assedio di febbraio-giugno 1333, mentre un tentativo di ripresa messo in atto dalla controparte tra giugno e agosto dello stesso anno fallì, così come il quinto attacco a Gibilterra del 1349-1450, durante il quale il re Alfonso XI di Castiglia perse la vita quando scoppiò un'epidemia di peste bubbonica tra le sue file. I Mori di Granada e Fès si scontrarono a Gibilterra nel 1411, portando i granadini a prendere di mira la città fortificata una sesta volta e sottraendola ai Merinidi di Fès. Enrique Pérez de Guzmán, secondo conte di Niebla, eseguì un infruttuoso tentativo di espugnare Gibilterra nell'ambito del settimo assedio del 1436, durante il quale per altro morì.[7] La presenza dei Mori a Gibilterra terminò nel 1462, quando il figlio di Enrique, Juan Alonso de Guzmán, la catturò con successo. La vittoria, tuttavia, scatenò un'accesa contesa sui diritti sulla fortezza. Il duca di Medina Sidonia rivendicò Gibilterra come sua, attirandosi come acerrimo nemico Juan Ponce de León, conte di Arcos, ma Enrico IV di Castiglia la dichiarò proprietà della corona poco dopo, scatenando così una guerra civile.[8] Enrico fu deposto a seguito di un processo privo di ogni legalità dai nobili nel 1465, i quali proclamarono re il suo fratellastro Alfonso. Il nono assedio di Gibilterra ebbe luogo dopo che Medina Sidonia persuase Alfonso a concedergli la fortezza, evento a seguito del quale il duca inviò nel 1467 un esercito per assaltare la città. Il governatore di Enrico resistette per quindici mesi prima di arrendersi definitivamente nel luglio del 1467. Il nipote di Medina Sidonia, il terzo duca Juan Alfonso Pérez de Guzmán, fu protagonista del decimo attacco.[7] La regina Isabella I dichiarò nuovamente Gibilterra proprietà della corona nel 1501, ma la sua morte, avvenuta tre anni dopo, fece piombare la Castiglia in subbuglio, spingendo Juan Alfonso Pérez a trarre vantaggio dalla debolezza del regno. Egli radunò infatti un esercito e marciò su Gibilterra nella speranza che la città gli aprisse semplicemente le sue porte, ma ciò non avvenne, circostanza che lo spinse a provare a espugnarla nel 1506; egli abbandonò il tentativo dopo tre mesi.[7] Gibilterra sperimentò una fase di relativa tranquillità per quasi due secoli dopo il 1506, complice anche la diminuzione dell'importanza strategica della rocca, cui seguì la trascuratezza delle sue difese.[9] Il successivo assedio avvenne nel 1704, mentre era in corso la guerra di successione spagnola. Gli Stati confederati guidati da Inghilterra e Repubblica olandese in opposizione ai Borboni dei troni di Spagna e Francia stavano cercando di prendere piede nel Mediterraneo, soprattutto per distrarre le attenzioni della coalizione franco-spagnola da una campagna di terra in corso nel nord Europa. Gibilterra si prestò come luogo ideale, dopo che i tentativi di appropriarsi di una testa di ponte altrove fallirono.[10] I confederati attaccarono il 1º agosto 1704 e il governatore spagnolo Diego de Salinas si arrese dando luogo alla presa di Gibilterra, dopo che le lotte si trascinarono per soli tre giorni. Nel giro di poche settimane, le forze iberiche iniziarono a radunarsi a nord di Gibilterra (oggi La Línea de la Concepción) per tentare di riprendere la fortezza. Dopo il dodicesimo assedio, durante il quale avvenne un bombardamento di sei mesi e un blocco dall'istmo che collegava Gibilterra alla terraferma, la guarnigione resisteva senza problemi e l'esercito franco-spagnolo abbandonò le operazioni.[7][11] La guerra di successione spagnola terminò formalmente nel 1713 con la firma del trattato di Utrecht, in base al quale Gibilterra passava alla Gran Bretagna. Inizialmente si presumeva che Londra non avrebbe preservato Gibilterra in modo permanente e alla fine l'avrebbe scambiata con qualcos'altro, ma il peso dell'opinione pubblica britannica, la quale si sentiva orgogliosa della conquista ottenuta, rese politicamente impossibile utilizzare il territorio come merce di scambio.[12] La Spagna, nel frattempo, si sentiva tradita dai francesi, che avevano negoziato unilateralmente il trattato di Utrecht, e si dimostrò determinata a riconquistare Gibilterra. La questione giunse al culmine nel 1727 quando il re Filippo V di Spagna affermò che gli inglesi avevano violato l'articolo X del trattato, ovvero quello che la cessione di Gibilterra, a causa del mancato rispetto delle sue condizioni.[13] Le forze di Filippo diedero così il via al tredicesimo assedio dall'istmo il 22 febbraio, ma dopo quattro mesi la catena di approvvigionamento spagnola non riuscì a tenere il passo con le richieste dei soldati e, mancando il supporto di una marina, la Spagna non fu in grado di impedire alla Gran Bretagna di rifornire la guarnigione via mare.[14] Negli anni successivi all'attacco del 1727, le tensioni cominciarono a riaffiorare tra Gran Bretagna e Francia, mentre la Spagna rimase neutrale nel corso della serie di guerre intraprese per le ambizioni rivali delle due potenze.[15] La validità del trattato di Utrecht fu riconfermata da una serie di trattati di epoca posteriore, ma la Spagna rimase determinata a riconquistare il territorio che aveva perduto. Oltre alle sue lotte con la Francia, la Gran Bretagna si impegnò militarmente anche con le sue colonie nordamericane, con il risultato che nel 1775 esplose la guerra d'indipendenza americana. Quattro anni dopo, Madrid dichiarò guerra alla Gran Bretagna, principalmente nel tentativo di riconquistare Gibilterra.[16] La Spagna interruppe le comunicazioni con Gibilterra a giugno, iniziando il quattordicesimo e ultimo assalto, il «grande assedio», anche se il primo colpo non fu sparato se non il 12 settembre.[17] Durante l'attacco, gli spagnoli tentarono di affamare la guarnigione bloccando l'istmo e corrompendo il sultano del Marocco Muhammad III del Marocco affinché tagliasse i rifornimenti mentre bombardavano la città e le sue fortificazioni. Il grande assedio è stato degno di nota per gli sforzi degli ingegneri di entrambe le parti per trarre vantaggio dall'adozione di nuove tecnologie, come le batterie galleggianti spagnole e le carrucole britanniche che consentirono ai cannoni di sparare verso il basso dalla rocca di Gibilterra. L'assedio si concluse con un umiliante fallimento per la Spagna, poiché tutti i tentativi effettuati su Gibilterra furono respinti con 6.000 morti e tutte le batterie galleggianti distrutte. La Gran Bretagna preservò il possesso di Gibilterra, ma cedette la Florida orientale, quella occidentale e Minorca.[18][19] Gibilterra svolse un ruolo di rilievo nelle guerre napoleoniche tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo e in molti conflitti successivi. Adolf Hitler elaborò dei piani per assediare Gibilterra durante la Seconda guerra mondiale (Operazione Felix), ma essi non trovarono mai attuazione e il grande assedio coincise con l'ultima operazione militare che riguardò la penisola.[20] Alcuni storici discutono sulla possibilità di includere la chiusura del confine tra Gibilterra e la Spagna del 1969-1985 come parte di un «quindicesimo assedio» rientrante nell'esperimento spagnolo di costringere il Regno Unito a cedere l'area.[21] Poiché si tratta di un episodio storico che differisce dagli altri quattordici assedi, in quanto non si è trattato di un conflitto tra eserciti contrapposti, la storiografia tende a escludere questa catalogazione alternativa. Elenco degli assedi
Note
Bibliografia
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