La sede di Gaeta trae origine dall'antica diocesi di Formia, attestata a partire dal V secolo, a cui Gregorio Magno aveva unito la soppressa diocesi di Minturno. All'epoca di papa Silvestro I (314-335) è documentata l'esistenza di una possessio in territuriu Gaetano che Costantino I assegna all'arcivescovo di Capua.[2] Durante l'VIII secolo il castrum di Gaeta acquista sempre più importanza nell'ambito dei possedimenti bizantini in Italia; già sul finire del secolo, la città poté conquistare un certo grado di autonomia stringendo alleanze con i papi di Roma.[2]
In questo contesto politico i vescovi di Formia si stabilirono, all'inizio forse solo momentaneamente, a Gaeta. Il primo di questi è Campolo, menzionato in una lettera di papa Adriano II del 788 come episcopus civitatis Caietanae.[2] Nei vescovi successivi tuttavia il titolo episcopale non è uniforme: infatti Giovanni I (ca. 830) è noto come episcopus Formianus, il successore Leone I (840) come episcopus Minturnensis ac Formiensis, mentre Costantino (846-855) è indicato come episcopus ecclesiae Formianae et Castri Cajetani. L'ultimo vescovo che mantenne il solo titolo formiano è stato Leone II, che prese parte ad un concilio romano nell'861. «Dopo l'866 il Castrum Caietae, ormai sede stabile del vescovo, passò al rango di civitas, mentre dall'867Formiae scomparve definitivamente dal titolo episcopale».[2]
All'inizio del X secolo, durante l'episcopato di Bono, furono rinvenute nella chiesa di Santa Maria di Gaeta le reliquie di sant'Erasmo, che fu proclamato patrono della diocesi. A lui fu dedicata la cattedrale di Gaeta, consacrata da papa Pasquale II e dal vescovo Alberto un 22 gennaio,[3] probabilmente quello del 1106.[4]
Agli inizi dell'XI secolo venne unita alla diocesi di Gaeta quella di Traetto, l'antica diocesi di Minturno, accorpata a Formia attorno al 590 e restaurata con il nuovo nome sotto il pontificato di papa Leone III.
Nel Medioevo diversi vescovi gaetani provenivano da monasteribenedettini: Stefano (972), abate del monastero dei Santi Teodoro e Martino di Gaeta; Leone III (995), abate del monastero di San Magno di Fondi; Rinaldo I (1090-1094), Riccardo I (1124-1145) e Rinaldo II (1168-1171), monaci di Montecassino. Un figlio della Chiesa di Gaeta, Giovanni, monaco cassinese e autore della vita e del martirio di sant'Erasmo[5], assunse un ruolo centrale nella Curia romana: fu cancelliere curiale e collaboratore di Urbano II e Pasquale II, e nel 1118 fu eletto papa assumendo il nome di Gelasio II.[6]
Con una bolla del 12 marzo 1159[7] diretta al vescovo Giacinto, papa Adriano IV «fissò i confini della diocesi, descrisse tutte le chiese, le terre, i casali e i castelli sottoposti al suo dominio, e confirmò tutt'i privilegi, le giurisdizioni, le prerogative e le grazie dai suoi predecessori accordati».[8] Le stesse concessioni furono ripetute da papa Alessandro III nel 1170 al vescovo Rinaldo II.
Nel Cinquecento, dopo la morte di Tommaso De Vio (1519-1534), autore di un commentario della Summa di Tommaso d'Aquino e legato pontificio in Germania, iniziò una serie ininterrotta di vescovi d'origine spagnola fino alla morte di José Guerrero de Torres nel 1720. Questi vescovi si impegnarono nell'attuazione in diocesi dei decreti riformatori del concilio di Trento. Tuttavia, il seminario fu eretto solamente nel Settecento ad opera di un vescovo italiano, il teatino Gennaro Carmignani (1738-1770). Tra il 12 e il 14 dicembre 1779Carlo Pergamo presiedette il primo sinodo diocesano.
Immediatamente soggetta alla Santa Sede sin dalle origini, il 31 dicembre 1848 la sede di Gaeta venne elevata ad arcidiocesi da papa Pio IX in occasione del suo esilio nella città, con la bollaIn sublimi. Con la stessa si concedeva agli arcivescovi gaetani l'uso del pallio alla stregua dei metropoliti.
Nell'ex palazzo del cardinale Tommaso De Vio, che fu sede del seminario arcivescovile fino agli anni sessanta, ha sede il museo diocesano e della religiosità del Parco dei Monti Aurunci.[10] Nello stesso palazzo si trovano anche l'archivio e la biblioteca diocesana.
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
^abcdJean-Claude Lacam e Alessandro Vella, Formiae (Formia). Introduction, in C. Ferrante, J.-C. Lacam, D. Quadrino (ed.), Fana, templa, delubra. Corpus dei luoghi di culto dell'Italia antica (FTD), 4, Regio I. Fondi, Formia, Minturno, Ponza, Roma, 2015, pp. 47-57.
^Nel codice Casinense 585, un messale tre-quattrocentesco appartenuto al francescano convento di Sant'Agata di Gaeta, e conservato nell'Archivio dell'Abbazia di Montecassino, dove a p. 2 (Calendario), al 22 di gennaio si legge, in inchiostro nero: Sanctorum Vincentii et Anastasii martirum, cui segue, in rosso: et dedicatio ecclesie maioris Ga(ie)te (cfr. Mariano Dell'Omo, Un messale tre-quattrocentesco del convento francescano di S. Agata di Gaeta e una Confexio valde pulcra et optima in volgare (Cod. Casin. 585), in «Ubi neque aerugo neque tinea demolitur». Studi in onore di Luigi Pellegrini per i suoi settanta anni, a cura di M.G. Del Fuoco, Napoli 2006, pp. 168-169 e nota 5).
^Il testo della vita in latino, con traduzione italiana in: Ferraro, Memorie Religiose e Civili della Città di Gaeta, pp. 11 e seguenti.
^Fliche-Martin, Storia della Chiesa dalle origini fino ai giorni nostri, vol. VIII, La riforma gregoriana e la riconquista cristiana (1057-1123), S.A.I.E., Torino 1959, pp. 511-512.
^abcdefghiFerraro, Memorie Religiose e Civili della Città di Gaeta, pp. 205 e seguenti.
^La prima data è quella indicata da Cappelletti e Gams, mentre Ferraro riporta l'anno 914.
^All'epoca del vescovo Buono (o Bono) fu rinvenuto il corpo di sant'Erasmo. Ughelli, e con lui Gams e Cappelletti, pongono questo avvenimento nell'880, Ferraro al 919; altre fonti (Santi e Beati) riportano invece la data del 917, e altre ancora quella del 914.
^Vescovo attestato dalla cronotassi del sito web dell'arcidiocesi, ed assegnato agli anni 966-972; ignoto alle altre fonti.
^Secondo al Cronaca Cassinese (Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 87) Rinaldo divenne vescovo nel 1090 per la morte del predecessore Leone; questo porta ad escludere Trasmondo, citato da Cappelletti nel 1075.
^I vescovi Teodino e Trasmundo, monaci di Montecassino, divennero vescovi di Gaeta in un'epoca compresa tra il 1148 e il 1151; tuttavia non è dato sapere chi dei due governò per primo la diocesi (Ferraro).
^abcdefgKamp, Kirche und Monarchie…, I, pp. 81-87.
^Così Eubel; secondo Gams, Pietro Lunello fu eletto il 30 gennaio 1560.
(DE) Norbert Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien. Prosopographische Grundlegung. Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194-1266. 1. Abruzzen und Kampanien, München, 1973, pp. 81–87
(LA, IT) Bolla In sublimi, in Collezione degli atti emanati dopo la pubblicazione del Concordato dell'anno 1818, parte XII, Napoli, 1852, pp. 81–86
Marco Ciampani, L'ex cattedrale di S. Erasmo a Formia. Tentativo di riassunto degli scavi condotti da P. Vesely sotto la chiesa, Roma, Nuova Cultura, 1995, ISBN non esistente.
Carlo Macaro, La Diocesi di Gaeta nel '700, Fondi, Tipolitografia C.O.R.E., 2008, ISBN non esistente.
Arcidiocesi di Gaeta (a cura di), Annuario Diocesano 2014 (PDF), Fondi, Arti grafiche Kolbe, 2014 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2016).