L'architettura spagnola assunse caratteri unitari con l'annessione della penisola iberica all'Impero romano.
Testimonianze importanti si trovano, ad esempio, nelle città di Mérida, già Augusta Emerita (teatro, acquedotto di Los Mileagros, Tempio di Diana ecc.) e Segovia (acquedotto).
Con la conquista da parte dei Visigoti, gli elementi della tradizione romana e paleocristiana furono fusi con quelli dell'arte popolare, sviluppando in particolar modo il motivo dell'arco moresco (a ferro di cavallo).[1]
Dopo l'anno 650 sorsero diverse opere interessanti, come la chiesa di San Giovanni a Venta de Baños (consacrata nel 661), che originariamente presentava un coro quadrato affiancato da cappelle ancora quadrate.
L'ultima fase del romanico è rappresentata dall'antica Cattedrale di Salamanca e da quella di Zamora, dotate di insolite cupole uniche nel panorama architettonico spagnolo ed europeo.
Nell'architettura civile e militare spiccano le mura di Ávila, iniziate nel 1090 e lunghe circa tre chilometri; sono dotate di ben ottantasei torri semicilindriche e rappresentano lo spirito combattivo degli spagnoli impegnati nella Reconquista.
Numerosi castelli, dalle forme assai maestose, sorsero pertanto in diverse regioni del Paese.
In Spagna lo stile gotico è presente già in alcuni elementi dell'antica cattedrale di Salamanca.
Dopo il 1131 i Cistercensi provenienti dalla Francia introdussero l'arco acuto nel linguaggio romanico dell'epoca.
Tuttavia, i primi edifici puramente gotici risalgono alla seconda metà del XII secolo.
L'influenza delle grandi cattedrali francesi si manifestò nel Duecento, a Burgos, Toledo, e León.
Più originale è lo stile gotico catalano, che trova la sua massima espressione nella cattedrale (1298) e nelle chiese di Santa Maria del Mar (1329) e Santa Maria del Pino (1320 circa) a Barcellona, nonché nella Cattedrale di Gerona; queste composizioni sono spesso caratterizzate da ampie navate centrali (in particolare a Girona), con cappelle inserite tra i contrafforti.
Il tardo gotico risentì della cultura tedesca: le torri della citata cattedrale di León derivano strettamente dai modelli nordici e risalgono al 1442.
Sorprende la scala monumentale delle principali chiese spagnole: la cattedrale di Siviglia (dal 1402) è lunga circa 130 metri e larga 75, rinviando pertanto alle piante delle grandi moschee islamiche.
A queste dimensioni guardano anche le successive cattedrali di Cattedrale di Salamanca e di Segovia, iniziate solo nei primi anni del Cinquecento.
Tuttavia, nell'architettura spagnola si impose presto una certa esuberanza decorativa che sfociò nel cosiddetto stile plateresco.
La facciata iperdecorata di San Pablo a Valladolid risale alla fine del XV secolo.
La Spagna volse verso il Barocco nel XVII secolo, ma non lasciò opere di particolare valore nella storia dell'architettura.[3]
Infatti, nella maggior parte dei casi, l'arte barocca si limitò allo sviluppo dell'apparato decorativo, soprattutto nelle chiese (churriguerismo); questo linguaggio, che risultava immediatamente comprensibile anche per la popolazione meno istruita, fu logicamente esportato nelle colonie dell'America Latina.
La produzione architettonica spagnola di gran parte dell'Ottocento non fu particolarmente significativa,[1] ma negli ultimi decenni Barcellona, la città più vivace economicamente e culturalmente, divenne il centro di un originale movimento del Modernismo catalano. Si tratta di un movimento architettonico scaturito dall'eclettismo ottocentesco e contemporaneamente regionalista, storicista e viva espressione della cultura Art Nouveau europea.[4] Le architetture moderniste di Lluís Domènech i Montaner come il Palazzo della Musica Catalana e l'Ospedale di Sant Pau e quelle dei molti arti architetti del periodo hanno caratterizzato, da allora, l'immagine stessa della città.
Tuttavia, pur essendo il personaggio meno organico al movimento, la figura emblematica del modernismo fu Antoni Gaudí,[1] il quale, partendo dal Neogotico, giunse a un visionario e sperimentale linguaggio personale, ritenuto anticipatore delle immagini di alcune delle avanguardie di inizio XX secolo.
Tra le sue opere maggiori ascrivibili all'Ottocento si citano, ad esempio, la Sagrada Família (dal 1883), la Casa Vicens, il Palazzo Güell e il Palazzo episcopale di Astorga (1889).
Dopo essersi diffuso anche fuori dalla Catalogna, nei primi decenni del XX secolo il Modernismo, pur con architetti di valore come Josep Puig i Cadafalch e Josep Maria Jujol, progressivamente si esaurì, sostituito dal ritorno all'ordine del Noucentisme.
Una figura di rilievo fu Eduardo Torroja, che a partire dagli anni trenta, per circa un ventennio, realizzò diverse strutture a gusci in calcestruzzo armato.
In seguito si sviluppò la cosiddetta Scuola di Barcellona, che introdusse nella penisola iberica i temi dell'architettura contemporanea.
P. De Vecchi, E. Cerchiari, I tempi dell'arte, Milano, Bompiani, 1999. ISBN 978-88-451-7107-9
L. Grodecki, Architettura Gotica, Martellanego (Venezia) 1998.
H.R. Hitchcock, L'architettura dell'Ottocento e del Novecento, Torino, Einaudi, 1971.
H.E. Kubach, Architettura Romanica, Electa, Milano 1998.
Robin Middleton, David Watkin, Architettura dell'Ottocento, Milano, Electa, 2001. ISBN 88-435-2465-8
Werner Muller, Gunter Vogel, Atlante d'architettura. Storia dell'architettura dalle origini all'età contemporanea. Tavole e testi, Rozzano (Milano), Hoepli, 1997. ISBN 88-203-1977-2
P. Murray, Architettura del Rinascimento, Milano, Electa, 2000. ISBN 88-435-2466-6