Fumagalli entrò da giovane nell'Ordine cistercense, e oltre agli studi per la professione monastica e di teologia, segue quelli in lingue orientali e nella storia della sua patria.
Fumagalli trova risorse nei ricchi archivi del suo convento, l'abazia di sant'Ambrogio a Milano, e sui diritti sovrani del feudo di Lombardia. I primi frutti dei suoi studi furono due dissertazioni prima di compiere i trent'anni: un trattato sopra le origini della idolatria e un altro su un manoscritto in greco che parla della liturgia ambrosiana.
L'erudizione di Fumagalli abbraccia anche soggetti letterari e religiosi e scrive la vita di Francisco Cicercio, un saggio del sedicesimo secolo, e scrive di padre Ilarione Rancati, che aveva parlato del tema spinoso del giansenismo.
In seguito fu unviato a Roma, dove insegnò come professore di teologia e di diplomatica. Al suo ritorno a Milano nel 1773 fu lettore nel suo monastero.
Più tardi fu nominato abate e ottenne i diritti di cancelleria e tipografia, indipendente dall'autorità dei Duchi di Milano, nell'interesse dell'istruzione dei suoi compatrioti.
La prosperità territoriale della sua patria occupa le sue meditazioni tanto quanto la gloria della provincia lombarda, e scrive alcune memorie sull'irrigazione dei prati, sugli uliveti. Altra opera importante, considerata classica, sono le "Instituzioni diplomatiche", pubblicate nel 1802 dal tipografo Crivelli.
Fumagalli fu uno dei trenta membri dell'Istituto di scienze, lettere ed arti nominato dal governo[1]; però la soppressione del suo Ordine lo mette in difficoltà economica.
^V. Forecella, Cimitero di Porta Vercellina, in Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano dal secolo VIII ai giorni nostri, VI, Milano, Tip. Bortolotti di G. Prato, 1889, p. 240, ISBN non esistente.
Bibliografia
Carlo Amoretti, Elogio di Angelo Fumagalli, premesso al Codice diplomatico santambrosiano, Milano 1805;
Emilio De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri, II, Venezia 1835, pp. 81-86;
Massimo Fabi, Prefazione a Le vicende di Milano…, 2ª ediz., Milano 1854;
Cesare Cantù, Storia universale, XI, Torino 1858, pp. 548 s.;
Harry Bresslau, Handbuch der Urkundenlehre für Deutschland und Italien, Leipzig 1889, p. 29;
Carlo Malagola, La cattedra di paleografia e diplomatica dell'Università di Bologna, Bologna 1890, p. 12;
Arthur Giry, Manuel de diplomatique, Paris 1894, p. 69;
Achille Ratti, Del monaco cisterciense don Ermete Bonomi…, Milano 1895, passim;
Nicola Barone, Angelo Fumagalli e la cultura paleografica e diplomatica dei suoi tempi, in Atti dell'Accademia Pontaniana, s. 2, XI (1906), pp. 1-22;
Giulio Natali, Il Settecento, Milano 1936, pp. 211, 416, 426 s., 482;
Spiegazione della carta topografica dell'antica Milano…, a cura di A. Paredi, Milano 1964;
Carteggio Montalembert - Cantù, Milano 1969, pp. 62, 64 n. 2;
Biografia universale antica e moderna, XXII, Venezia 1825, pp. 389 ss.;