Andrej Kiska
Andrej Kiska (Poprad, 2 febbraio 1963) è un imprenditore e politico slovacco, Presidente della Slovacchia dal 2014 al 2019[1]. BiografiaSi è laureato in microelettronica[2] alla Slovenská technická univerzita di Bratislava. È sposato con Martina Kisková ed ha quattro figli Andrej, Natália, Veronika e Viktor. Ha cominciato la sua carriera lavorativa come progettista per la società Naftoprojekt del suo paese natale.[2] In seguito si è trasferito negli Stati Uniti d'America per un breve periodo.[2] Al suo rientro in Slovacchia ha cominciato ad operare nel settore del lusso e dei preziosi.[2] Ha fondato due società di credito nel 1996, poi cedute nel 2005 a una banca[1], per mezzo delle quali ha ottenuto il successo economico divenendo un imprenditore milionario.[3] Con parte del denaro ricavato ha dato vita alla Fondazione Angelo buono (Dobrý anjel) impegnata nel fornire sostegno finanziario alle famiglie con bambini ammalati di cancro.[2] Europeista[2], in vista delle elezioni presidenziali del 2014 ha deciso di candidarsi come indipendente, anche se è stato ritenuto vicino a Scientology, nonostante le ripetute smentite.[4] Al primo turno, al quale hanno partecipato 13 candidati, è risultato secondo con il 24% circa delle preferenze, superato dal socialista Robert Fico, presidente del consiglio in carica, che ha ottenuto il 28% dei voti.[5] Il deputato conservatore indipendente Radoslav Prochazka è arrivato terzo con il 21,3% dei voti.[5] Al secondo turno è risultato eletto: è divenuto pertanto il quarto presidente della Slovacchia eletto a suffragio universale, dal giorno della separazione della Repubblica Ceca. Nel marzo 2018 è chiamato ad assumere decisioni riguardanti la fine del Governo Fico III, conseguente all'omicidio del giornalista slovacco Ján Kuciak e della sua compagna.[6] Kuciak è stato ucciso il 22 febbraio 2018 dalla 'Ndrangheta mentre stava conducendo una serie di indagini riguardanti casi di corruzione e truffe intorno ai fondi strutturali dell’Unione Europea, per il sito di notizie slovacco Aktuality.[6] Kuciak aveva sostentuto nel suo ultimo scritto, pubblicato postumo, l'esistenza di rapporti tra la 'Ndrangheta calabrese e alcuni membri del Governo Fico.[7] In seguito al duplice assassinio, si sono dimessi in successione: il ministro della Cultura Marek Maďarič, il ministro dell'Interno Robert Kaliňák (travolto dalle proteste di piazza e accusato di aver mentito sui rapporti del Governo con i criminali della 'Ndrangheta, sospettati, arrestati e poi rilasciati, di avere avuto un ruolo nell'omicidio Kuciak[8]), ed il primo ministro Robert Fico.[6][7] Quest'ultimo si è visto costretto a rassegnare le dimissioni dopo che, Most-Híd, uno dei tre partiti di maggioranza, aveva annunciato di voler richiedere nuove elezioni nel caso in cui non vi fosse stato un rimpasto di governo. Il 16 marzo 2018 affida a Peter Pellegrini, vice primo ministro del Governo Fico III, l'incarico di formare un nuovo Governo[9] L'opposizione critica la scelta poiché la figura di Peter Pellegrini viene considerata troppo vicina a Robert Fico. Sorgono proteste di piazza che invocano nuove elezioni.[10] Il 20 marzo 2018 respinge la richiesta del primo mistro designato di formare un nuovo Governo, formulando specifiche riserve sulla proposta dei ministri.[11] Quindi chiede a Pellegrini di proporre una nuova lista di nomine di membri del governo.[11] Il 22 marzo 2018 approva la lista di ministri proposta da Peter Pellegrini e lo nomina primo ministro.[12] L'incarico di ministro dell’Interno del Governo Pellegrini è stato affidato a Tomáš Drucker, politicamente indipendente, scelto dal Pellegrini per la sua imparzialità, con lo scopo (richiesto dal presidente Kiska) di garantire la regolarità dell'indagine sulla morte di Ján Kuciak.[12] Rinuncia a un secondo mandato, e sostiene la candidatura di Zuzana Čaputová. Nel 2019 è entrato a fare parte del partito Per il Popolo. OnorificenzeOnorificenze slovacche— 15 giugno 2014
— 15 giugno 2014
Onorificenze straniereNote
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