Andrea Luigi Paglieri
Andrea Luigi Paglieri (Verona, 17 novembre 1918 – Bene Vagienna, 9 agosto 1944) è stato un militare e partigiano italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria per il suo operato durante la Resistenza nel corso della seconda guerra mondiale. BiografiaNacque a Verona il 17 novembre 1918, figlio di Giuseppe e Maria Casella.[2] Laureatosi in legge e laureando in scienze politiche presso l'Università di Parma, nel giugno 1941 fu arruolato nel Regio Esercito, arma di cavalleria, come sottotenente di complemento nel 5º Reggimento "Lancieri di Novara" allora di stanza nel territorio jugoslavo occupato.[2] Rimpatriato con il suo reparto un mese dopo, parti poi per l'Unione Sovietica dove combatté valorosamente al comando di un plotone del suo reggimento per oltre undici mesi, venendo decorato con una medaglia d'argento al valor militare, con la Croce di Ferro di II classe e la croce di guerra al valor militare[3]. Rimpatriato per aver contratto una malattia venne assegnato al deposito reggimentale a Verona, dove si trovava ancora convalescente alla data della firma dell'armistizio di Cassibile.[2] Accorse subito per partecipare alla difesa della caserma e quando questa cadde in mano tedesca, si rifugiò dapprima sulle Prealpi Veronesi e quindi raggiunse la famiglia a Fossano.[2] Presi contatti con esponenti del Partito d'Azione entrò nelle file della Resistenza e si dedicò all’organizzazione delle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà.[4] A capo della 20ª Brigata Giustizia e Libertà, guidò i propri compagni in numerose azioni di sabotaggio e in tentativi di liberazione dei carcerati politici reclusi nel carcere di Fossano[3]. Accusato da un delatore, venne fatto prigioniero dalle Brigate Nere il 1º agosto 1944.[3] Fu poi trasferito a Savigliano, e lì venne torturato e seviziato a lungo.[2] Negli stessi giorni fu proposto uno scambio di prigionieri nel tentativo di salvarlo, ma la richiesta non ebbe esito positivo.[4] Da Savigliano fu allora condotto a Bene Vagienna, dove venne fucilato il 9 agosto insieme a Biagio Barbero e Giuseppe Priola[3]. Dopo la sua morte, gli è stata intitolata la 20ª Brigata Giustizia e Libertà, di cui fu comandante. A lui è dedicata la caserma di Codroipo, e due vie a Verona e Fossano.[4] L'Università di Parma gli conferì la laurea ad honorem in scienze politiche alla’ memoria.[2] OnorificenzeOnorificrenze italiane«Magnifico Ufficiale fedele alle leggi dell'onore, rifiutava sdegnosamente ogni collaborazione con gli oppressori della Patria ed ancora convalescente accorreva volontariamente al suo reparto, opponendosi con le armi all'invasore. Catturato febbricitante dai nazifascisti arditamente evadeva dalla prigionia e organizzava bande partigiane distinguendosi tra i comandanti più audaci. Eletto comandante dal Comando Militare clandestino della città di Fossano, creava in essa un focolare di patriottica resistenza e restava al suo posto di responsabilità, che non volle abbandonare neppure al sopraggiungere di ingenti forze fasciste. Individuato, arrestate, martoriato con le più inumane sevizie, rivendicava a sé come massimo titolo di merito e d'onore, ogni responsabilità. Inutili riuscirono tutti i tentativi per salvarlo. Invano fu proposto uno scambio di prigionieri. Con la bocca squarciata dall'ira nemica per il suo orgoglioso comportamento veniva trasportato al sacrificio e, a supremo ludibrio che fu per lui apogeo di gloria, fu fatto transitare per le vie della città e passare davanti alla sua casa al cospetto della madre implorante. Rincuorando i suoi due compagni di sacrificio, cadeva da eroe sotto il piombo del plotone di esecuzione offrendo, con le limpide parole 'Muoio di fronte alle mie montagne col cuore rivolto alla mia banda ed all'Italia', la nobile vita per la liberazione della Patria. Fulgido esempio dì altìssimo amor Patrio e di sovrumano spirito di sacrificio. Verona 9 settembre 1943-Fossano 9 agosto 1944.[5]»
«Comandante di un plotone di avanguardia, lo trascinava col proprio esempio all'attacco penetrando profondamente nello schieramento avversario. Rimasto isolato dallo squadrone e fatto segno ad intenso fuoco di fucileria e artiglieria, resisteva in posto per più ore in terreno scoperto. Accortosi che lo squadrone veniva minacciato sul fianco da attacco aggirante, con intelligente iniziativa alla testa di pochi uomini rimastigli, contrattaccava, sventando così la minaccia del nemico. Klinowyi, 16 febbraio 1942.»
«Comandante di pattuglia, avvistato un forte nucleo avversario trincerato, d'iniziativa lo attaccava arditamente e, dopo accanito combattimento, con assalto alla baionetta, poneva i difensori in fuga, infliggeva gravi perdite e catturava prigionieri. Skokowatoje-Hofe-Jassenowatschije (fronte russo), 23-24 ottobre 1941.»
Onorificenze estereNote
Bibliografia
Collegamenti esterni
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