Andrea Bernabè (circense)Andrea Bernabè (Faenza, 27 gennaio 1850 – Bologna, 1920) è stato un circense italiano. BiografiaAndrea Bernabè nacque a Faenza il 27 gennaio 1850, da Paolo e Teresa Ronchi.[1][2][3][4] Bambino sveglio ed intelligente, ottenne la licenza elementare alle scuole serali, dopo di che si avvicinò al mondo del lavoro svolgendo le mansioni di fattorino.[1][3] All'età di dodici anni entrò a far parte del gruppo di saltimbanchi del circo Zavatta, il più antico d'Italia e di grande seguito popolare.[3][5][6][7] Forse è proprio lì che ricevette lo pseudonimo di Bagonghi, diventato successivamente il nome d'arte tipico per tutti i nani del circo.[1][3][4] In seguito si trasferì al circo Dell'Orme che realizzò spettacoli nel Lazio e in Toscana, poi alla compagnia di quadri plastici Zamperla, dove maturò una serie di pantomime e ruoli buffi che divertirono e ottennero successo.[1][2][3] Ormai era diventato popolare e così entrò nel circo equestre Ranzi e si mise in evidenza anche all'estero, grazie alla tournée in Francia.[1][7] Quindi firmò un contratto con il commendator Braccini, direttore di una grande compagnia che effettuava spettacoli fra l'Europa e l'Algeria.[1][3] Se inizialmente suscitava curiosità soprattutto per l'altezza di un metro e dieci, ben presto diventò un artista del circo abile come clown, giocoliere, acrobata e prestidigitatore.[1][2][3][4][7] Un artista versatile dotato di un ottimo umore e spiritoso, ma mai volgare.[1] Il suo periodo di maggior successo durò una decina di anni e fu quando entrò nella celebre compagnia statunitense di Mr. William Meirebell, con la quale effettuò una lunga tournée dal Maghreb, al Sudan, dall'Etiopia alla Palestina.[1][3] In seguito, con la compagnia Hittiman viaggiò in Russia e in Siberia, poi con la troupe Diaz in Francia e in Spagna.[1][3] Ritornò nella natia Faenza dopo trent'anni, nel 1888, ottenendo un grande successo, ma poco dopo la carriera circense di Andrea Bernabè si interruppe a Roma a causa di un infortunio durante l'esecuzione di un salto mortale, che gli procurò lesioni ad una gamba.[1][2][3] Soggiornò a Bologna, lavorando come interprete di francese, russo, spagnolo e arabo, e come venditore di vari oggetti.[1][2][3] Morì a Bologna nel 1920, a settant'anni.[1][3] Note
Bibliografia
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