Anatolij Sergeevič Kulikov

Anatolij Sergeevič Kulikov
Anatolij Kulikov nel 2018.

Ministro degli Affari Interni della Federazione Russa
Durata mandato6 luglio 1995 –
23 marzo 1998
PredecessoreViktor Erin
SuccessoreSergej Stepašin

Dati generali
Partito politicoRussia Unita
Titolo di studioDottore in Economia
UniversitàAccademia militare dello stato maggiore generale e Accademia militare M. V. Frunze
Anatolij Sergeevič Kulikov
NascitaAjgurskij, 4 settembre 1946
Mortevivente
Dati militari
Paese servitoUnione Sovietica (bandiera) Unione Sovietica
Russia (bandiera) Federazione Russa
Forza armata Esercito sovietico
Forze terrestri russe
UnitàTruppe del Ministero degli Interni dell'Unione Sovietica
Truppe del Ministero degli Interni della Federazione Russa
Anni di servizio1966-1998
GradoGenerale d'armata
GuerreCrisi costituzionale russa del 1993
Prima guerra cecena
Comandante diTruppe del Ministero degli Interi dell'Unione Sovietica
Truppe del Ministero degli Interni della Federazione Russa
Gruppo di forze congiunte russe in Cecenia
DecorazioniOrdine al merito per la Patria
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Anatolij Sergeevič Kulikov (Ajgurskij, 4 settembre 1946) è un generale e politico russo, ministro degli interni della Federazione Russa dal 1995 al 1998.[1][2]

Biografia

Nato nel Territorio di Stavropol', si è diplomato alla scuola militare di Ordzhonikidze per le truppe interne del Ministro degli Affari Interni della Federazione Russa, completando il suo percorso alla scuola militare M.V. Frunze e all'accademia militare per le forze armate generali della Federazione Russa[3]. Ha prestato servizi di supporto durante il disastro nucleare di Chernobyl[3].

Dal 1990 al 1992 è stato designato comandante delle truppe interne della Ciscaucasia e della Transcaucasia[3]. Durante la Crisi costituzionale russa del 1993 a Mosca è stato uno dei comandanti designati per gestire lo stato di emergenza nella capitale[4].

Nei primi mesi del 1995 fu nominato comandante del gruppo congiunto delle forze federali russe specializzate nel ripristino dell'ordine e nella soppressione di formazioni paramilitari illegali nel territorio della Cecenia e della Ciscaucasia[3]. I suoi anni di servizio nella zona lo hanno visto uno dei comandanti delle forze filo-governative durante la Prima guerra cecena, insieme allo stesso Boris El'cin, allora Presidente della Federazione Russa[5]. Nella fase finale della guerra, tra il 1994 e il 1995, le truppe russe si rendono responsabili dell'assedio di Groznyj, nel quale Kulikov assume un ruolo centrale come comandante delle truppe filo-governative[6]. Nell'aprile 1995 fu uno dei responsabili del massacro di Samashki[7][8] e, pochi mesi più tardi, nel giugno dello stesso anno, il principale fautore del negato accesso di aiuti umanitari internazionali nella Cecenia meridionale[6].

Il 6 luglio 1995, dopo la crisi degli ostaggi di Budënnovsk, che vide truppe cecene usare ostaggi come scudi umani in un ospedale cittadino[5], succedette a Viktor Erin come Ministro degli interni della Federazione Russa[3][9]. Nonostante la nuova carica, continuò a mantenere un ruolo di spicco nella gestione militare della Prima guerra cecena[10].

Nell'agosto del 1996 Aleksandr Lebed', che era stato appena nominato segretario del consiglio di sicurezza della Federazione Russa, criticò Kulikov per la disastrosa battaglia di Groznyj e chiese al Presidente Boris El'cin di congedarlo da ulteriori incarichi militari[11]. El'cin rifiutò la richiesta e in ottobre rimosse lo stesso Lebed' dalla sua posizione[12][13]. Nonostante la debacle cecena, Kulikov mantenne il suo mandato anche sotto il successivo Primo Ministro Viktor Černomyrdin fino al 23 marzo 1998, quando fu costretto alle dimissioni insieme a tutto il secondo gabinetto[14]. Mentre la maggior parte dei ministri del precedente gabinetto furono riconfermati nel governo di Sergej Kirienko, Kulikov non fu riconfermato e fu sostituito da Sergej Stepašin al Ministero degli interni[15][16].

In seguito, Kulikov è stato eletto nella Duma di Stato per due volte, la prime nelle elezioni legislative del 1999 per il mandato 2000-2003 e la seconda nelle elezioni parlamentari del 2003 per il mandato 2004-2007[3]. Durante le elezioni ha fatto parte del partito filo-governativo Russia Unita[17].

Onorificenze

Ordine al merito per la Patria di III Classe - nastrino per uniforme ordinaria
«"per i servizi resi allo stato, il suo grande contributo personale al rafforzamento della legge e molti anni di coscienzioso servizio agli affari interni"»
— 3 settembre 1996
Ordine d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria
«"per la sua attiva partecipazione alle attività legislative e molti anni di coscienzioso lavoro"»
— 16 aprile 2004

Note

  1. ^ Timothy L. Thomas, Russia's Internal Forces: Hot Spot Stabilizer Within Russia., Foreign Military Studies Office, 1995, p. 3.
  2. ^ (EN) Alex Goldfarb, Marina Litvinenko, Death of a Dissident: The Poisoning of Alexander Litvinenko and the Return of the KGB, New York, Free Press, 2010, p. ix., ISBN 9781416560760.
  3. ^ a b c d e f (EN) Anatoly Kulikov, su Russian International Affairs Council (RIAC). URL consultato il 3 gennaio 2025.
  4. ^ (EN) UK Government, Russian Constitutional Crisis: Overnight Round-up 5-6 October (PDF), 130137 MDHIAN8118, p. 1.
  5. ^ a b (EN) Howard Amos, 20 Years On, Russia Remembers Budyonnovsk Attack, su The Moscow Times, 14 giugno 2015. URL consultato il 3 gennaio 2025.
  6. ^ a b (EN) Human Rights Watch, Chronology of Events 1990-2004 (PDF), su msf.org.
  7. ^ (EN) Chechen group urges Russian arrest, su Al Jazeera. URL consultato il 3 gennaio 2025.
  8. ^ Pierfrancesco Curzi, Nel Caucaso, da Grozny a Beslan: Reportage dalla provincia dell’impero russo, Infinito Edizioni, 2016, ISBN 9788868611798.
  9. ^ (EN) Russian ministers offer resignations, su United Press International. URL consultato il 3 gennaio 2025.
  10. ^ (EN) Ian Traynor, Chechens launch counter-attack, in The Guardian, 10 gennaio 2000. URL consultato il 3 gennaio 2025.
  11. ^ (EN) TIME, Him Or Me, su TIME, 16 agosto 1996. URL consultato il 3 gennaio 2025.
  12. ^ (EN) Russia's Lebed accused of coup plotting, su United Press International. URL consultato il 3 gennaio 2025.
  13. ^ (EN) John B. Dunlop, Aleksander Lebed and Russian Foreign Policy, in SAIS Review, vol. 17, n. 1, The Johns Hopkins University Press, 1997, pp. 47-72.
  14. ^ Daniel Williams, Yeltsin fires Prime Minister, entire cabinet, su Washington Post.
  15. ^ (EN) Timothy L. Thomas, Restructuring and Reform in Russia's MVD: Good Idea, Bad Timing?, in Low Intensity Conflict & Law Enforcement, vol. 7, n. 2, 1998, pp. 96-106.
  16. ^ (EN) Newsline - March 30, 1998, in Radio Free Europe/Radio Liberty, 20 giugno 2008. URL consultato il 3 gennaio 2025.
  17. ^ (EN) General Anatoliy Kulikov, su The Belfer Center for Science and International Affairs, 8 luglio 2014. URL consultato il 3 gennaio 2025.

Bibliografia

Altri progetti

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