Anastasio il Sinaita
Anastasio, detto il Sinaita o Sinaita[2] (in greco bizantino: Ἀναστάσιος Σιναΐτης, Anastásios Sinaḯtēs[3]; ... – VIII secolo[2]), fu un sacerdote e monaco cristiano ed egumeno, polemista ed esegeta bizantino, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e ortodossa.[2] BiografiaLe notizie sulla vita di Anastasio sono scarse: è documentato ad Alessandria prima del 640 e poi ancora tra il 678 e il 689, durante il patriarcato del monofisita Giovanni III. Era ancora vivo trent'anni dopo il III concilio di Costantinopoli, quindi deve essere morto in età più o meno ultracentenaria.[4] Nel 599 venne eletto patriarca di Antiochia.[1] Si ritirò prima a Gerusalemme, poi nel monastero di Santa Caterina sul monte Sinai,[2] dove visse fino alla morte guidando una comunità di anacoreti.[5] OperePolemista ed esegeta, fu autore di numerose opere contro il nestorianesimo, il monofisismo e il monotelismo.[4] Il suo scritto più noto è La Guida[6] (‛Οδηγός, Hodēgós, Viae dux adversus acephalos), in 24 capitoli, redatto nel deserto attorno al 685 contro il monofisismo: il testo è ricco di citazioni patristiche; Anastasio vi cita suoi lavori precedenti, di cui si conoscono solo i titoli (Syntagma contro Nestorio, Tomo apologetico rivolto al popolo, Tomo dommatico, Syntagma contro i giudei). In Domande e risposte[7] (Ερωτήσεις καὶ ἀποκρίσεις, Erōtḗseis kaì ápokríseis) fornisce risposte a 154 quesiti basandosi sui testi biblici e patristici: anche se il nucleo centrale dell'opera è da attribuirsi ad Anastasio, la forma in cui è pervenuta non gli appartiene. La sua più importante opera esegetica è il Commento all'Esamerone (Esegesi allegorica dell'Hexahemeron[2]), in 12 libri, che fornisce un'interpretazione allegorica della Genesi.[2] A lui è attribuita la Storia delle eresie e dei sinodi[8]. Altri testi sono De Sanctissima Trinitate (Della Santissima Trinità), De incircumscripta Dei essentia (Dell'incircostritta essenza di Dio), De divina oeconomia (Del divino ordine), De passione et impassibilitate Christi (Della passione e della impassibilità di Cristo) e De resurrectione Christi (Della resurrezione di Cristo).[1] È incerta l'attribuzione del Doctrina patrum de incarnatione Verbi (Dottrina dei padri sull'incarnazione del Verbo), che condanna il monofisismo e le altre derive,[8] e che potrebbe appartenere ad Anastasio Apocrisario, allievo di Massimo Confessore.[8] Pochi dei suoi sermoni sono stati pubblicati: Sul salmo VI (di cui esistono versioni in siriaco e arabo), Intorno alla Messa e alla Comunione, Sui defunti, Per il venerdì santo. Nel 1868 Jean-Baptiste-François Pitra ha pubblicato due opuscoli ritenuti autentici: Capitulum in quo brevis sermo est de haeresibus quae ab initio fuerunt, et de Synodis adversus eos habitis e Concisa et perspicua fidei nostrae notitia.[9] Angelo Mai gli attribuì, erroneamente, anche la Disputatio adversus Judaeos.[10] CultoIl nome di sant'Anastasio è menzionato al 20 aprile nel Menologio dell'imperatore Basilio e l'elogio passò al Synaxarium ecclesiae Constantinopolitanum al 21 aprile.[5] Nel martirologio romano, il suo elogio si legge al 21 aprile.[11] Opere
Note
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