Anar Mammadli![]() Anar Mammadli (Yevlax, 26 luglio 1978) è un avvocato e attivista azero per i diritti umani. Ha partecipato attivamente all'osservazione ed al monitoraggio dello svolgimento delle elezioni politiche nel suo Paese, che ha ripetutamente criticato, denunciando le irregolarità commesse dalle autorità governative azere[1]. BiografiaÈ stato a capo del Centro di studio per il monitoraggio elettorale e la democrazia (Election Monitoring and Democracy Study Centre - EMDS).[1] Il 16 dicembre 2013, è stato arrestato e incarcerato per una presunta evasione fiscale, dopo aver pubblicamente denunciato l'irregolarità delle elezioni presidenziali dell'ottobre 2013, che hanno visto vincere il presidente azero İlham Əliyev.[1][2] Subito dopo l'arresto la comunità internazionale ha immediatamente protestato con il governo Azero ed ha chiesto la sua liberazione.[1] Janez Lenarčič, direttore dell'ufficio OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti umani, ha denunciato come la privazione della libertà di Mammadli metta a repentaglio l'osservazione delle elezioni.[1] Nonostante le proteste internazionali (la Corte europea dei diritti dell'uomo ha dichiarato che il suo arresto era stato puramente politico: il motivo della detenzione era stato quello di zittirlo),[3] nel maggio 2014, è stato condannato a più di 5 anni di carcere.[4][5] Durante la detenzione l'Observatory for the Protection of Human Rights Defenders[6] ha espresso preoccupazione per il trattamento carcerario riservato a Anar Mammadli nella prigione numero 13, segnalando come lo stesso sia stato messo a contatto con acqua inquinata ed abbia sviluppato allergie. L'Osservatorio ha chiesto anche che le autorità azere forniscano adeguate cure.[4] Il 29 settembre 2014, durante la detenzione, Mammadli ha ricevuto il Premio Václav Havel per i diritti umani dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, che onora l'azione "eccezionale" in difesa dei diritti umani.[7] Nel 2016, Mammadli è stato rilasciato dal carcere per grazia presidenziale.[3] Tuttavia, la sua condanna non è stata revocata, il che significa che non è in grado di presentarsi alle elezioni. Inoltre non ha ricevuto il risarcimento che gli è stato assegnato nella sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo.[3] Nel settembre 2019 il suo caso è stato trasferito dal governo dell'Azerbaijan alla Corte Suprema per una revisione.[3] PremiNote
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