Aldo Zucchi
Aldo Zucchi (Firenze, 20 novembre 1907 – Uascià Mariam, 24 marzo 1939) è stato un militare italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale in Africa Orientale Italiana. BiografiaNacque a Firenze il 20 novembre 1907, figlio di Edoardo e Lucia Agosteo.[2] Arruolatosi nel Regio Esercito nell'ottobre 1929 entrò nella Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, uscendone con il grado di sottotenente in servizio permanente effettivo nell'arma di fanteria due anni dopo e, ultimato il corso presso la Scuola di applicazione a Parma, veniva assegnato al 19º Reggimento fanteria "Brescia" dove fu promosso tenente nell'ottobre 1932.[2] Trasferito nel 1935 nel Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea si imbarcò a Napoli il 23 febbraio e sbarcò a Massaua, Eritrea, l'8 marzo, assegnato al Deposito reclutamento di Asmara.[2] Ottenuto il trasferimento in reparti combattenti indigeni, venne assegnato al XX Battaglione coloniale partecipando poi a tutte le operazioni della guerra d'Etiopia e particolarmente ai combattimenti di Amba Aradam, Amba Alagi, Lago Ascianghi e Passo Mecan.[2] Rientrato in Patria nel 1937 e assegnato al 2º Reggimento "Granatieri di Sardegna" due anni dopo ritornava nell'Africa Orientale Italiana destinato al 10º Reggimento granatieri "Granatieri di Savoia" in qualità di istruttore.[2] Rinunciò all'incarico per entrare nuovamente in servizio nel XX Battaglione coloniale.[2] Cadde in combattimento a Uascià Mariam il 24 marzo 1939, e venne decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] Onorificenze«Fiera tempra di combattente, rifiutava una destinazione di privilegio per tornare fra i suoi ascari e viverne così i rischi ed i disagi nelle operazioni di grande polizia. In un aspro combattimento, intuita la critica situazione di un reparto avanzato, si poneva, con generoso slancio, alla testa di pochi animosi che, trascinati dal suo esempio in terreno quanto mai difficile, si lanciavano arditamente sull’avversario, travolgendolo. Caduto mortalmente ferito, alla testa dei suoi ascari, a coloro che si prodigavano per soccorrerlo, rispondeva: « Lasciatemi, ormai per me è finita. Date addosso ai ribelli e prendeteli ». Spirava poco dopo gridando, in un supremo sforzo: « Viva il XX battaglione ». Esempio sublime di alte virtù militari e di generoso cosciente sereno sacrificio. Uascià Mariam (Mena Scioa), 24 marzo 1939 .[3]»
— Regio Decreto 6 agosto 1940.[4] «Si lanciava arditamente con due ascari contro un nucleo di avversari armati di mitragliatrice, catturando l'arma. Ferito, si recava al posto di medicazione solo in seguito a ripetuti ordini superiori. Passo Mecan, 31 marzo 1936.»
— Regio Decreto 1 luglio 1938.[5] NoteAnnotazioniFonti
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
|