Domenico Grassi
Domenico Grassi (Capriate San Gervasio, febbraio 1909 – Gheldejà di Conta, 20 marzo 1937) è stato un militare italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale in Africa Orientale Italiana. BiografiaNacque a Capriate San Gervasio (provincia di Bergamo) il 29 febbraio 1909, figlio di Riccardo e Noemi Signorelli.[2] Adempiuti gli obblighi del servizio militare di leva nel Regio Esercito in forza al 92º Reggimento fanteria "Basilicata", fu collocato in congedo il 20 gennaio 1930 con il grado di caporale maggiore.[2] Nel maggio 1935, chiesto ed ottenuto di essere destinato in Africa Orientale, fu arruolato nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale ed assegnato al 2° autoreparto CC.NN. (Camicie Nere) mobilitato.[2] Nell’agosto successivo si imbarcò a Napoli sbarcando a Massaua il 25 dello stesso mese.[2] Partecipò alle operazioni belliche nel corso della guerra d'Etiopia. Il 25 giugno 1936, promosso sottotenente di complemento dell'arma di fanteria, fu assegnato al 524º Battaglione mitraglieri e nell'ottobre all'VIII Battaglione eritreo.[2] Cadde in combattimento a Gheldejà di Conta il 20 marzo 1937, nel corso delle grandi operazioni di polizia coloniale.[2] Fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] Onorificenze«Volontario in A.O., dopo aver partecipato alla campagna come camicia nera, promosso sottotenente ed assegnato alla Divisione Gran Sasso, con la quale doveva rimpatriare, chiedeva ed otteneva l’assegnazione a reparti indigeni, distinguendosi per valore nelle operazioni conclusesi con la cattura di Ras Immerù. Assunto il comando di una banda di indigeni di nuova formazione, sebbene ancora ammalato, insisteva per condurla all’azione. Impegnatosi successivamente con un forte nucleo di ribelli lo contrattaccava, in testa ai suoi gregari, violentemente, infliggendogli dure perdite. Ferito alla gamba, incurante del dolore, raddoppiava in energia e slancio, fino a quando colpito al petto da raffica di mitragliatrice, cadeva eroicamente, non senza prima incitare alla lotta i dipendenti e lanciando negli ultimi aneliti un « Viva l’italia! ». Esempio di grande e cosciente valore e di sublime consapevole sacrificio. Gheldejà di Conta, 20 marzo 1937 .[3]»
— Regio Decreto 21 novembre 1938.[4] «Subalterno di compagnia indigeni assegnata a una colonna celere, consono della gravità del momento e del fondamentale valore della rapidità del movimento del proprio reparto, coadiuvava con slancio il suo comandante e con lui accorreva di rincalzo della avanguardia già impegnata con nemico molto più forte e contribuiva al disarmo dell'avversario, dando esempio di senso del dovere e sprezzo del pericolo. Ponte sul Goggeb, 15-16 dicembre 1936.»
NoteAnnotazioniFonti
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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