In servizio a fine 1934, l’Albatros fu un mezzo sperimentale, la prima unità antisommergibili della Regia Marina[1]. Inizialmente era previsto anche un complesso binato di tubi lanciasiluri da 450 mm, che tuttavia non furono mai installati[1].
Si trattò di una unità dalla scarsa riuscita, che non fu mai riprodotta[1], sebbene si fosse inizialmente progettato di costruire una serie di 24 unità similari[2]. Probabilmente in questa decisione (per molti versi miope) giocò anche il desiderio di una parte (minoritaria) della marina e (maggioritaria) del governo e del PNF di concentrare le risorse della marina sulle corazzate (anche con inutili ricostruzioni di vecchie unità) e gli incrociatori specie pesanti (o prolungando il servizio di quelli meno moderni, sovente riclassificati cacciatorpediniere subito prima della seconda guerra mondiale), lesinando i fondi per le navi di scorta e per le sperimentazioni scientifico/tecniche.
Ritenuta una nave “di seconda linea”, nel 1935 (secondo altre fonti 1937) subì lo sbarco dei due cannoni da 100/47 mm (destinati all'imbarco su sommergibili), che furono sostituiti con altrettanti pezzi da 102/35 Mod. 1914 più antiquati[1]. Nel 1937 un complesso binato Breda Mod. 31 da 13,2 mm fu rimpiazzato con due mitragliere singole da 8 mm[1].
Sebbene non imbarcasse alcun armamento silurante, nel 1939 venne riclassificato torpediniera[1]. Nel corso di lavori di modifica, durante tale anno, imbarcò anche due mitragliere contraeree Breda 37/54 e un ecogoniometro (fu la prima unità italiana a imbarcare tale strumento)[1][2].
Il 22 giugno 1940 fu protagonista di una prima e infruttuosa azione antisommergibile[3].
Il 16 luglio dello stesso anno l’Albatros, in navigazione al largo di Augusta, fu fatto oggetto del lancio di alcuni siluri da parte del sommergibile britannico Phoenix: dopo aver evitato le armi, la nave italiana passò al contrattacco con bombe di profondità, affondando il Phoenix con tutto il suo equipaggio di 55 uomini in posizione 37°15' N e 15°15' E[3][4][5].
Il 27 settembre 1941 l’Albatros (passato al comando del tenente di vascello di complemento Torquato Serio) fu silurato dal sommergibile britannico Upright e s'inabissò 8 miglia a nordovest di Capo Rasocolmo, non lontano da Messina[3][7]. 36 uomini persero la vita, mentre i sopravvissuti furono 47, compreso il comandante.
Complessivamente l'unità aveva svolto 57 missioni di guerra, principalmente nelle acque siciliane e nel Mar Ionio[3].