Alamūt
Alamūt (persiano الموت) era una fortezza di montagna a sud del Mar Caspio, nella Provincia di Qazvin, vicino alla cittadina di Mo'allem Kalayeh, circa 100 km dall'odierna Teheran in Iran. Oggi di essa rimangono solo rovine. La fortezza fu costruita nell'840 secondo Hamdallah Mustawfi, a un'altezza di 2.100 metri. Fu costruita lungo una via che aveva solo una possibile entrata, rendendo così la conquista della fortezza estremamente difficile. Alamūt era considerata inespugnabile a qualsiasi esercito ed era famosa per i suoi splendidi giardini, biblioteche e laboratori dove filosofi, scienziati e teologi potevano dibattere in libertà intellettuale.[1] Nel 1090 la fortezza fu invasa e occupata dagli Hašīšiyyūn, termine dispregiativo dell'epoca, divenuto in italiano "assassini" e con forme simili in altre lingue europee [2] per indicare la frazione ismailita, nota con il nome di nizariti. Anche di quel periodo si favoleggerà della presenza di suoi giardini e di biblioteche. Le rovine di 23 altre fortezze rimangono, ancora nel XXI secolo, visibili nelle vicinanze. La fortezza di Alamūt fu distrutta il 15 dicembre 1256 dal mongolo Hulagu Khan come parte dell'offensiva contro il sud-ovest asiatico islamico al fine di distruggere la temuta setta ismailita. La fortezza di per sé stessa era quasi inespugnabile, ma Rukn al-Din Khorshah si arrese senza sostenere un reale combattimento, nella vana speranza che Hulagu sarebbe stato misericordioso. Furono invece sterminati in massa. Nel 2004, un terremoto ha danneggiato ulteriormente le già precarie mura della fortezza. Comandanti di Alamūt
Letteratura e cinema
Note
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