L'ago crinale era uno spillone per sollevare e tenere fermi i capelli. Come le fibule, i bracciali, le collane e gli anelli, gli aghi crinali facevano parte del corredo della donna fin dall'Antichità. Erano realizzati in oro, in argento, in osso, in avorio, in ferro, in bronzo. La testa poteva essere variamente lavorata.
Uso e descrizione
Venne in uso tra i Greci, poi tra gli Etruschi, i Romani, le popolazioni italiche, infine le barbariche. Al Museo Poldi Pezzoli di Milano si conserva un crinale d'oro con la testa formata da una pallina sovrastata da una colomba; al Museo archeologico di Firenze c'è un ago crinale, arte etrusca del VI secolo a.C., trovato a Populonia; al Museo archeologico nazionale di Taranto, tra gli Ori di Taranto un esemplare in argento, romano, del II-I secolo a.C. Fibule e aghi crinali (1100 a.C.) sono stati rinvenuti presso Groppo, nella zona di Bobbio e aghi crinali dell'Età del bronzo, sono stati trovati a Vecchiazzano (Forlì).
Spilloni d'argento o di argento dorato, come quelli che portava Lucia ne I promessi sposi, sono oggi in uso per acconciature, in tradizionali costumi regionali o locali italiani, e derivano direttamente dagli antichi aghi crinali. Sono tornati di moda e se ne producono in plastica, in osso, in legno.
Nietta Aprà, Dizionario enciclopedico dell'antiquariato, Milano, Mursia, 1969, SBNNAP0338753. Presentazione, revisione e integrazione a cura di Guido Gregorietti, p. 134.
Dizionario dell'antiquariato maggiore e minore, Roma, Gremese, 2002, SBNTO01149444. Sotto la direzione di Jean Bedel; edizione italiana a cura di Alcide Giallonardi.