Achille Barilatti
«Viva l'Italia!» Achille Barilatti "Gilberto della Valle" (Macerata, 16 settembre 1921 – Muccia, 23 marzo 1944) è stato un militare e antifascista italiano. Sottotenente di Artiglieria entrato nella resistenza, gli fu conferita la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria. La vitaAchille Barilatti fu uno studente in Scienze economiche e commerciali, chiamato alle armi divenne Sottotenente di complemento di Artiglieria. Dopo l'armistizio entrò a far parte della Resistenza nel Gruppo "Patrioti Nicolò" dalle parti di Vestignano, assumendo il comando del distaccamento di partigiani che si trovava nella zona di Montalto di Cessapalombo. Il nome di copertura da lui adottato fu Gilberto della Valle. Il 19 marzo, insieme ad altri partigiani, si diressero dal convento di San Liberato a Muccia con un Lancia 3Ro sottratto alle truppe del Regio Esercito, imbattendosi nel I Battaglione CC.NN. "IX Settembre": il milite di guardia, vedendo il mezzo non fermarsi all'alt, mise fuori uso il motore con una scarica di fucileria, ma una volta fermo, i membri della resistenza iniziarono uno scontro a fuoco. Terminato lo scontro, 12 partigiani, tra cui Barilatti, vennero catturati e condotti al Comando di Muccia, che decise la fucilazione di coloro che non collaborarono e di effettuare un processo a Macerata per chi avrebbe rivelato informazioni utili.[3] Il 22 marzo 1944, stanziato a Montalto con il gruppo, lui ed altri partigiani vennero sorpresi e catturati dai nazifascisti della Brandenburg e del Battaglione IX Settembre. 31 dei catturati vennero fucilati, mentre Barilatti venne fucilato il giorno dopo, senza processo, contro il muro di cinta del cimitero di Muccia.[4] Gli fu conferita la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Achille Barilatti è sepolto al cimitero di Tolentino con le altre vittime dell'eccidio di Montalto nella zona monumentale a loro dedicata al centro del cimitero stesso. Onorificenze«Comandante di distaccamento partigiano sopraffatto dopo strenua difesa da ingenti forze fasciste, fieramente rifiutava di avere salva la vita pur di non tradire i compagni. Il massacro di ventisette partigiani barbaramente trucidati sotto i suoi occhi non lo intimorì ed il suo animo acceso da sdegno per tanto scempio non tremò innanzi al martirio. Dopo avere rinfacciato al nemico l'insulto di traditore della Patria cadeva sotto il piombo fratricida gridando: "Viva l'Italia!"»
— Montalto di Cessapalombo, Muccia di Camerino, 22-23 marzo 1944[5] Riconoscimenti e dediche
Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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