Abbazia Saint-Étienne di Bassac
L'abbazia Saint-Étienne di Bassac è un'abbazia benedettina situata a Bassac e fondata all'inizio dell'XI secolo. Storia dell'abbaziaFondazioneL'abbazia Saint-Étienne di Bassac, nel 1002, ha come fondatori Wardrade Lorichès, conti di Marche e primo signore noto di Jarnac e sua moglie Rixendis, al loro ritorno di un pellegrinaggio a Roma. Entrambi sono stati sepolti nella chiesa di Bassac[1]. La carta firmata a Roma in presenza di Guillaume Taillefer, conte di Angoulême, è giunta fino a noi: «Io, Wardrade, designato, do al signore Dio ed ai suddetti abitanti del monastero Saint-Etienne de Bassac, ed ai loro successori, a perpetuità, la mia foresta di Marive, prati, boschi e giardini, acque e laminatoi, e tutto quanto lo circonda che mi appartiene. Inoltre il borgo dove è situato il monastero e tutta la terra che lo circonda, la parrocchia e la decima[2], le rendite, di conseguenza tutte le case (...).» Evoluzione dello statutoAymard sarà il primo abate, accompagnato da venti monaci benedettini dell'abbazia Saint-Cybard. Guerre, saccheggi e distruzioniL'abbazia ha sofferto durante la guerra dei cento anni, il conte di Derby ha saccheggiato per la prima volta. I monaci la rinforzano bucando le pareti creando delle feritoie. Viene saccheggiata dalle truppe anglo-guasconi nel 1434, gli abitanti del villaggio e dell'abbazia vengono dispersi o fatti prigionieri. Nel 1450, Pierre-Bernard III, scoraggiato, e non sentendosi l'uomo della situazione, si dimette dalla sua carica. Viene restaurata e rinforzata dall'abate Henri de Courbon, dal 1451 al 1476 che ricostruisce anche la casa dell'abate ed il chiostro. Viene nuovamente saccheggiata nel 1564, questa volta dai protestanti, poi nel 1569 assediata e saccheggiata dai cattolici al momento della Battaglia di Jarnac[4]. Perdita temporanea della funzione religiosaL'abbazia è stata abbandonata nel 1793, quindi rioccupata dai Mauristes. Architettura dell'abbaziaÈ stata classificata Monumento storico dal decreto del 10 dicembre 1880. La chiesa abbaziale Saint-ÉtienneLa prima chiesa, romana, è sostituita nel XIII secolo da una chiesa gotica conservando le basi delle pareti dell'XI secolo. È di piano rettangolare e si compone di quattro campate che terminano su l'abside portante. Le sue volte di ogiva[5] bombata sono dello stile gotico dell'ovest. Il muro dell'abside è stato bucato successivamente, nel XV secolo e rimpiazzata da una grande apertura. È stata allora rinforzata, fiancheggiata di guardiole. Due guardiole quadrate che fungono da archetti, sono costruite sopra i contrafforti[7] che inquadrano la facciata. Sono collegate da un passaggio che permette anche di servire le altre due aperture nel pignone[8]. Nel 1677 e 1688 le volte della chiesa dell'abbazia sono state ricostruite. Il campanileIl campanile romano è stato conservato e la sua parte superiore è stata completata nel XIII secolo. Possiede un piano terra coperto da una piccola cupola molto elevata del XII secolo, presenta, sopra il basamento, quattro piani in ritiro gli uni sugli altri, posti agli angoli e sottolineati da un cordone, è superato di una freccia conica a sovrapposizione, accostata alla sua base da quattro pinnacoli in piramide triangolare[4]. L'absideSi trova, dentro una volta del XIII secolo passando da un'apertura, converte in una volta con traverse, seguita da un'altra volta del XV secolo, incurvata soltanto su ogive, aventi un'apertura a tre croci con una rete che schiarisce.[9][10] Gli edifici monasticiAl XV secolo l'abbazia è stata circondata da un recinto di muro. Il chiostro è stato distrutto nel 1820[4]. L'abbazia è stata in parte ricostruita dai mauristi e quindi restaurata nel XIX secolo. AttivitàL'abbazia ha l'approvazione per ricevere le classi verdi, ma è soprattutto un luogo d'accoglienza, che si presenta così: « I fratelli missionari di Sainte-Thérèse li accolgono all'abbazia di Bassac in uno scrigno di verde, bagnato di sole. Decorato da un parco di 2,5 ettari, sui bordi della Charente, questa costruzione di pietre caricate di storia, vi offre calma e bellezza, al cuore di una regione pittoresca» Note
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