Il movimento si occupa di analizzare le prove degli attacchi,discutere diverse teorie alternative sullo svolgimento degli stessi e richiede inoltre che vengano condotte nuove investigazioni sul caso.[9][10][11][12] Una parte delle organizzazioni sostiene esserci prove che vedono il governo degli Stati Uniti come responsabile o complice degli attacchi. Alcune argomentazioni a favore di questa tesi includono l'uso degli attacchi come pretesto per le guerre in Iraq e Afghanistan, o come strumento per limitare le libertà civili dei cittadini americani. Il movimento non riscontra alcun considerevole supporto da professionisti impegnati in settori pertinenti, come l'ingegneria civile o l'ingegneria aerospaziale.
Con il nome "9/11 truth movement" si è soliti riferirsi ad organizzazioni vagamente affiliate [13][14] o anche soltanto individui che
si domandano se il governo degli Stati Uniti, agenzie governative o singoli facenti parte di quest'ultime siano responsabili o complici degli attentati dell'11 settembre 2001.[3][4][5][6][7][15][16][17] Il termine viene anche usato dagli aderenti al movimento,[18][19] che solitamente si fanno chiamare "9/11 skeptics",[20] "truth activists" o "9/11 truthers",[21] e rigettano l'appellativo di "complottisti".[14][22]
Lev Grossman, del magazine Time, ha affermato che il supporto per il movimento non è "fenomeno di nicchia", bensì "una realtà politica di tendenza".[18] Altri, come Ben Smith del Politico e Star Tribune, hanno affermato che il movimento è stato "relegato a una posizione marginale".[23][24] Lo staff editoriale del Washington Post è arrivato a descrivere il movimento come "frangia estremista".[25] Mark Fenster, docente di legge all'Università della Florida e autore del libro Conspiracy Theories: Secrecy and Power in American Culture,[26] afferma che "il livello organizzativo" di questo movimento è di gran lunga superiore rispetto a quello del movimento che sostiene tesi cospirazioniste rispetto al caso dell'Assassinio di John Fitzgerald Kennedy,[3] ma ciò è probabilmente dovuto all'utilizzo dei media digitali.
Il movimento è attivo sia negli Stati Uniti che in altre nazioni.[27]
Nel 2004, John Buchanan si è candidato per la presidenza degli Stati Uniti avendo come piattaforma politica il movimento.[28][29]Jeff Boss si è candidato alle elezioni del 2008, 2012, 2016, e 2020 appogiandosi a piattaforme che promuovevano il movimento.[30]
In un articolo del 2011 uscito sullo Skeptical Inquirer, Jamie Bartlett e Carl Miller hanno dato una panoramica generale e analizzato i membri del movimento. Gli autori hanno scoperto che le persone associate a questo movimento, in apparenza provenienti dai più disparati contesti sociali, possono essere suddivise in 3 gruppi. Entrano a far parte del movimento per motivi differenti, si riuniscono liberamente per ricoprire diversi ruoli, sono unite da una condivisa disillusione verso gli esperti e le istituzioni e hanno atteggiamenti cospirazionisti. Trovano gratificazione e soddisfacimento grazie al loro coinvolgimento all'interno dell'organizzazione. Insieme contribuiscono alla persistenza, alla resilienza e alle esagerate pretese di accettazione del movimento nel grande pubblico.
^abcd Peter Barber, The truth is out there, Financial Times, 7 giugno 2008. URL consultato il 23 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2009).
«an army of sceptics, collectively described as the 9/11 Truth movement»
^ab Michael Powell, The Disbelievers, in Washington Post, 8 settembre 2006. URL consultato il 30 maggio 2009.
«The loose agglomeration known as the '9/11 Truth Movement'»
^ab Ellen Barry, 9/11 Conspiracy Theorists Gather in N.Y., in Los Angeles Times, 10 settembre 2006. URL consultato il 30 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 17 giugno 2009).
«a group known as the 9/11 Truth Movement»
^ab H.E. Hunt, The 30 greatest conspiracy theories – part 1, in Daily Telegraph, London, 19 novembre 2008. URL consultato il 30 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2022).
«A large group of people – collectively called the 9/11 Truth Movement»
^ab Jonathan Kay, Richard Gage: 9/11 truther extraordinaire, in Financial Post, 25 aprile 2009. URL consultato il 4 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2010).
«The '9/11 Truth Movement,' as it is now commonly called»
^ Jan Ravensbergen, 9/11 skeptics to speak at UQAM, in Montreal Gazette, 2 maggio 2010. URL consultato il 3 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2010).
«two leading voices of what's known as the 9/11 truth movement»
^ Farhad Manjoo, The 9/11 deniers, in Salon, 27 giugno 2006. URL consultato il 19 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2009).
^ab Sonny Bunch, The Truthers Are Out There, in Weekly Standard, 24 settembre 2007. URL consultato il 19 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2007).
«a larger coalition known as the "9/11 Truth Movement"»
^ Nancy Jo Sales, Click Here for Conspiracy, in Vanity Fair, agosto 2006. URL consultato il 2 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2009).
«a nationwide collection of doubters known as the "9/11 Truth" movement»
^ab Adam Harvey, 9/11 myths busted, in Courier Mail, The Sunday Mail (Qld), 3 settembre 2006. URL consultato l'8 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2012).
^ Tori Sutton, Seeking the truth about 9/11, in Stratford Gazette, 18 febbraio 2010. URL consultato il 19 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2010).
^ John Buchanan, Is George Bush guilty of treason?, su johnbuchanan.org. URL consultato il 19 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2004).
«On September 1, 2000, before Mr. Bush took office, the Project for a New American Century proposed the invasions, without provocation or attack, of Afghanistan and Iraq. The motive? 'to protect America's oil interests.' The signatories to that sinister plan – Dick Cheney, Paul Wolfowitz, and Richard Perle, to name but a few – cleverly and dishonorably set the stage for all that would follow, including the horrifying spectacle of 9/11, when they noted that since well-fed and materially-comfortable Americans would lack the will and focus to fight such 'interventionist' wars – now known as 'The Bush Doctrine' – there must be a galvanizing incident on the order of Pearl Harbor.»