Zenaida graysoni
La tortora di Socorro (Zenaida graysoni Lawrence, 1871) è un uccello che fa parte della famiglia dei Columbidi[2]. Endemico dell'isola di Socorro nell'arcipelago delle isole Revillagigedo al largo della costa occidentale del Messico, è stato dichiarato dallo IUCN estinto in natura. L'ultimo avvistamento nel suo habitat naturale risale al 1972. La maggior parte degli esemplari rimasti (non più di 200 e forse meno di 100) sono ospitati presso alcuni zoo in Germania e negli Stati Uniti. Attualmente, è in preparazione un programma di reintroduzione della specie.[3][4] DescrizioneLa tortora di Socorro è un uccello di taglia media, che varia dai 26,5 ai 34 cm di lunghezza e 190 g di peso medio.[4]
In genere, la tortora va d'accordo con i suoi simili. La testa e la parte inferiore del maschio sono color cannella scuro; la nuca è blu-grigia e il collo ha un colorito rosa iridescente, più marcato dopo la muta. La parte superiore, invece, è marrone-rossiccia. BiologiaVoceIl richiamo di Z. graysoni inizia con un coo disillabico, seguito da tre singole chiamate e finisce con un altro coo disillabico: "Coo-oo, OO, OO, OO, Coo-oo". Ognuno di questi singoli richiami dura poco meno di un secondo.[4] AlimentazioneRiproduzioneIn cattività, la femmina depone generalmente due uova bianche in un nido a 1-2,5 metri da terra. L'incubazione dura 14-17 giorni e la schiusa avviene dopo 14-20 giorni.[4] La durata di vita della tortora è stimata in 6,6 anni.[1] Rapporti con l'uomoTipicamente come molti uccelli nativi di isole dove non sono presenti mammiferi, la tortora di Socorro teme leggermente l'essere umano.[4] SpostamentiL'altitudine massima raggiungibile da una tortora di Socorro è di 950 m.[1] Distribuzione e habitatL'ultimo habitat in cui questa tortora è stata trovata era in una foresta umida a 500 metri sul livello del mare. Nel suo habitat erano presenti diverse piante di felci (Adiantopsis radiata, Asplenium formosum, Asplenium sessilifolium, Pleopeltis polypodioides var. aciculare, Polypodium alfredii, Polystichum muricatum, Pteridium caudatum, l'endemica Botrychium socorrense e l'endemica delle Revillagigedos Cheilanthes peninsularis var. insularis), Guettarda insularis, Ilex socorroensis, Sideroxylon socorrense, Ficus cotinifolia e Psidium socorrense, apparentemente tutte native dell'isola di Socorro.[3] ConservazioneSi pensa che l'estinzione in natura di Z. graysoni sia stata provocata dalla caccia di gatti selvatici (introdotti all'inizio degli anni settanta), anche se si ritiene che il pascolo delle pecore possa aver distrutto i nidi o le uova dato che questi uccelli nidificano su degli arbusti. Un'altra ipotesi è quella della caccia umana, che può aver ridotto temporaneamente il numero di esemplari. Tentativi di reintroduzioneAl fine di proteggere questi uccelli ed eventualmente reintegrarli nella natura, sono stati effettuati vari tentativi di reintroduzione. Nel 1994 l'isola di Socorro è stata dichiarata biosfera da preservare.[6] Inoltre, dato che il numero di individui in cattività è poco superiore a 100, diverse associazioni hanno iniziato ad allevarne alcuni. Queste includono l'Associazione europea degli zoo e degli acquari (EAZA), gli zoo di Francoforte e di Colonia. Nel 2013 il programma di allevamento della tortora è stato introdotto con successo in Messico dall'EAZA in collaborazione con varie agenzie governative come SEMAR, SEMARNAT e la marina messicana.[7] Sempre nel 2013, tre tortore sono state portate allo zoo Africam Safari di Puebla. Azioni specificheIl piano di reintroduzione originale era di introdurre gli uccelli in Messico nel 2008; tuttavia, a causa di restrizioni nell'importazione e della necessità di permessi speciali, il programma ha subito dei ritardi. Alcuni individui sono stati ospitati negli Stati Uniti, fino a quando sono stati trasferiti in Messico nel 2013.[1] Inoltre, nel 2005 i piani sono stati delineati per valutare il livello di erosione del suolo di Socorro a seguito della perdita di vegetazione.[1] La marina messicana ha dichiarato di aver ridotto la popolazione ovina a circa 300 esemplari con ulteriori piani per sradicare tutte le pecore sull'isola tra il 2008 e il 2009[1], obiettivo raggiunto un anno più tardi, nel 2010. Oltre agli sforzi per controllare i gatti, gli esseri umani e altri animali sull'isola, altri controlli sono in corso anche per controllare gli sciami di locuste sull'isola;[8] infatti, invasioni di Schistocerca piceifrons si verificano almeno due volte l'anno sull'isola dal 1994, traducendosi in danni ai fiori autoctoni e alla vegetazione,[10][11] rendendo quindi difficile la nidificazione alle tortore. Note
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