Wuji

Il termine Wújí (無極 | 无极 (ZH) letteralmente "senza sostegno") originariamente aveva il senso di "finale", e più tardi, nella cosmologia neoconfuciana della dinastia Song (960-1279 d.C.), venne usato per riferirsi all'"universo primordiale" precedente al Taiji 太極 "Supremo Ultimo". Wuji è anche un nome comune in cinese standard moderno, ad esempio nella contea Wuji, nello Hebei.

La parola Wuji

In cinese Wuji 無極 "senza limite; infinito" è un composto di "wu" 無 "senza; no; non avere; non c'è; nessuno, assenza" e "ji" "trave di colmo; culmine; bordo; punto più alto; estremo; polo terrestre; raggiungere la fine; raggiungere; esaurire".

Traduzioni comunemente accettate del termine "Wuji" sono "senza estremi" - "Ultimateless" (Fung and Bodde 1953, Robinet 2008) o "senza limiti" -"Limitless" (Zhang and Ryden 2002), ma altre versioni includono, "l'estremo dell'assenza" (Chang 1963), "ciò che non ha polo" (Needham and Ronan 1978), o "non polare" (Adler 1999).

Nei testi cinesi

Riferimenti al "Wuji" 無極 appaiono in molti testi classici associati a diverse scuole della filosofia cinese, includendo il Taoismo, il Confucianesimo e la Scuola dei Nomi. Zhang e Ryden riassumono la trasformazione filosofica di wuji, "senza limite",

«L'espressione "senza limite" e i suoi coniugati si trovano nel Laozi e lo Zhuangzi, e negli scritti dei logici. Non ha un senso filosofico particolare. Nella filosofia della dinastia Song invece, la stessa espressione "senza limite", andrebbe tradotta, 'estremo della non essenza', dato che l'elemento negativo non qualifica più la parola 'limite' ma viene qualificato da essa; per cui nel gergo filosofico Song, 'estremo' Wu: assenza, vuoto, zero; Chi, energia. Anche la scienza ora dice che lo stato fondamentale del nostro universo è fatto fa energia al punto zero. Wu-Chi è l'origine di Tai-Chi.»

Daodejing

Il termine Wuji appare nel Daodejing (c. IV secolo a.C) nel contesto del ritorno alla propria natura originale.

«Conosci la chiarezza, mantieni l'oscurità, e sii un modello per tutto ciò che è sotto i cieli, l'integrità eterna non erra. Se l'integrità eterna non avrà errore, tornerai all'infinità.»

Zhuangzi

Il testo taoista Zhuāngzǐ (c. II-III secolo a.C.) usa wuji "senza limite; infinità", quattro volte.

«Ero sbalordito dalle sue parole, che erano senza limite come la via lattea. Erano stravaganti e lontane dall'esperienza umana.»

«Chi riesce ad associarsi nella non associazione e cooperare nella non cooperazione? Chi può ascendere al paradiso e vagare nelle nebbie, attraversando l'infinità, dimenticando se stessi nella vita, continuamente senza fine?»

«Entrare nelle porte dell'inesauribilità, vagare nei campi dell'infinito. Fonderò la mia luce con quella del sole e della luna, e diventerò eterno con il paradiso e la tera.»

«[Lui] Dimenticherà tutto, ma avrà possesso su tutto. La sua tranquillità sarà senza limite, ma una moltitudine di eccellenze seguirà la sua scia. Questa è la via del cielo e della terra, l'integrità del saggio.»

Wuji nello Zhuangzi, dicono Zhang e Ryden (2002:72), "si riferisce sempre all'infinito e al senza limite"

Il testo usa anche la parola correlata wuqiong 無窮 "infinito; senza fine: inesauribile" 25 volte. Ad esempio:

«Supponendo che ci sia qualcuno che possa viaggiare sulla verità del cielo e della terra, che possa cavalcare sulle trasformazioni dei sei soffi vitali e dunque vagare nell'infinità, su cosa dovrebbe affidarsi?»

lo Zhuangzi usa wuqiong, citando una teoria relativistica del filosofo della scuola dei nomi Hui Shi; (tr. Mair 1994:344) "La direzione a sud è senza limite, tuttavia ha un limite"

Xunzi

Il testo confuciano Xunzi usa wuji "senza limite" tre volte. Una è durante la descrizione di un cavallo leggendario, comparandolo con wuqiong "inesauribile".

«Qiji poteva coprire 1000 li in un sol giorno, ma se un ronzino affaticato fa la strada in dieci tappe, anche lui può coprire la distanza. Cercherai di esaurire l'inesauribile e raggiungere il senza limite? Se lo fai, anche se le tue ossa si romperanno, e ti strapperai la pelle nel tentativo, alla fine ti sarà impossibile raggiungere l'obiettivo.»

Huainanzi

L'Huainanzi (II secolo a.C.) usa Wuji sei volte. Un giocoso passaggio sintattico riferisce che un saggio può qiong wuqiong 窮無窮 "esaurire l'inesauribile" (come usato nello Xunzi) e ji wuji 極無極 "[andare al]l'estremo [del] senza estremi".

«Sono solamente questi uomini che sanno come preservare la radice da cui tutta la creazione germoglia, e le cause, o antecedenti, di tutti gli affari della vita. Perciò possono perseguire investigazioni senza limite, e raggiungere ciò che non ha fine; capiscono tutte le cose in profondità, senza malintesi o delusioni; rispondono a tutti i requisiti come l'eco a un suono, e senza fatica; e quest'abilità può essere chiamata la dote del paradiso.»

Liezi

Il testo taoista Liezi (c. IV secolo d.C) usa wuji "senza limite" otto volte in un dialogo cosmologico ewuqiong "inesauribile", una volta. "Le cose ci sono sempre state?"
–"Se una volta non ci furono cose, come mai ci sono cose ora? Approveresti se gli uomini dopo di noi dicessero che ora non ci sono cose?"

"Perciò, le cose non hanno inizio, né fine?"
–"Il finire e l'iniziare delle cose non ha un limite da cui diviene. L'inizio di uno è il finire dell'altro, la fine di uno è l'iniziare dell'altro. Chi conosce quale venne prima? Ma, ciò che è fuori dalle cose, cosa fu prima degli eventi, questo non lo so."

"In questo caso, è tutto limitato ed esauribile, in alto e in basso, nelle otto direzioni?
–"Non lo so" ... è il Nulla a essere senza limite, Qualcosa è inesauribile. (2) Come faccio a saperlo? [lacuna testuale]... (3) Ma anche, non c'è nulla di senza limite fuori da ciò che è senza limite, e nulla di inesauribile in ciò che è inesauribile. Non c'è limite, ma nemmeno v'è qualcosa senza limite; non c'è esaurimento, ma neppure qualcosa di inesauribile. Questo è il motivo per cui so che le cose sono senza limite e inesauribili, ma non so dove potrebbero essere limitate ed esauribili". (5, tr. Graham 1980:94-5)

Taijitu shuo

Lo stesso argomento in dettaglio: Taijitu.
Zhou's Taijitu diagram

Il Taijitu shuo (XI secolo d.C.) 太極圖說 "spiegazione del diagramma del supremo ultimo", scritto da Zhou Dunyi (1017-1073 d.C.), è la pietra angolare della cosmologia neo-confuciana. Il suo breve testo sintetizza la metafisica confuciana dello Yìjìng con aspetti del daoismo e del buddismo cinese. Nel diagramma del Taijitu, wuji è rappresentato come una circonferenza vuota e taiji come una circonferenza con un punto centrale (embrione del mondo) o con linee spezzate o non spezzate (yin e yang)

Le parole chiave del testo di Zhou wuji e taiji appaiono nel famoso incipit: wuji er taiji 無極而太極, che Adler nota si possa tradurre come "la suprema polarità che è non polare".

«Non-polare (wuji) e tuttavia Suprema Polarità (taiji)! La Suprema Polarità in attività genera yang; tuttavia al limite dell'attività essa è quieta. Nella quiete genera yin; tuttavia al limite della quiete è nondimeno attiva. Attività e tranquillità si alternano; ognuna è la base dell'altra. Distinguendo yin da yang, le Due Modalità sono perciò stabilite. L'alternanza e la combinazione di yang e yin genera acqua, fuoco, legno, metallo, e terra. Con queste cinque fasi del qi armonicamente arrangiate, le Quattro Stagioni procedono attraverso di essi. Le Cinque Fasi sono semplicemente yin e yang; yin e yang sono semplicemente la Suprema Polarità; la Suprema Polarità è fondamentalmente non-polare. [Tuttavia] nella generazione delle Cinque Fasi, ognuna ha la sua natura.»

Robinet spiega la relazione.

«Il taiji è l'Uno che contiene Yin e Yang, o il Tre (come in Hansu 21A). Questo Tre è, in termini taoisti, l'Uno (Yang) più il Due (Yin), o il Tre che dà vita a tutti gli esseri (Daode jing 42), l'Uno che virtualmente contiene la molteplicità. Dunque, il wuji è un vuoto senza limite, mentre il taiji è un limite nel senso che è l'inizio e la fine del mondo, un punto di svolta. Il wuji è il meccanismo sia del movimento che della quiescenza; si situa prima della differenziazione tra movimento e stasi, metaforicamente collocato nello spaziotempo tra kun 坤, o puro Yin, e fu 復, il ritorno dello Yang. In altri termini, mentre alcuni taoisti sostengono che il taiji è metafisicamente preceduto dal wuji, che è il Dao, alcuni Neo-Confuciani dicono che il taiji è il Dao.»

Note

  • Chang, Carsun. 1963. The Development of Neo-Confucian Thought. Yale University Press.
  • Fung Yu-Lan and Derk Bodde. 1953. A History of Chinese Philosophy. 2 vols. E. J. Brill.
  • Graham, Angus C., tr. 1990. The Book of Lieh-tzǔ: A Classic of Tao. New York: Columbia University Press.
  • Knoblock, John, tr. 1988. Xunzi, A Translation and Study of the Complete Works, Volume 1, Books 1-6. Stanford University Press.
  • Mair, Victor H. 1990. Tao Te Ching: The Classic Book of Integrity and the Way, by Lao Tzu; an entirely new translation based on the recently discovered Ma-wang-tui manuscripts. Bantam Books.
  • Needham, Joseph and Colin A. Ronan. 1978. The Shorter Science and Civilisation in China. Cambridge University Press.
  • Robinet, Isabelle. 2008. "Wuji and Taiji 無極 • 太極 Ultimateless and Great Ultimate", in The Encyclopedia of Taoism, ed. Fabrizio Pregadio, Routledge, pp. 1057–9.
  • Zhang Dainian and Edmund Ryden. 2002. Key Concepts in Chinese Philosophy. Yale University Press.