Allievo di N. Gillis e forse anche di Floris van Dyck, fu iscritto alla gilda di San Luca di Haarlem nel 1631. Dipinse alcuni ritratti e quadri religiosi, ma è noto soprattutto per le nature morte, consistenti quasi esclusivamente in austere colazioni e pranzi apparecchiati o interrotti. Sin dal 1621 una sua Vanitas, ora al Museo Bredius dell'Aja preannuncia, per la sobrietà competitiva e la sapiente gradazione cromatica, lo stile del pittore durante gli anni trenta. L'arte di Heda, di rara raffinatezza, si fonda sull'armonia tra i grigi (argenteria) e bianchi (tovaglia, bicchieri), fatta risaltare da qualche tocco più colorato, per esempio il giallo di un limone, la cui buccia, avvolta a spirale, introduce un elemento di dinamismo e nel contempo un'allusione simbolica alla fuga del tempo. Così Heda, con la sua predilezione per i toni biondi e argentati, si riallaccia alla corrente monocromista degli anni 1620-1640, che investe anche il paesaggio con Jan van Goyen e Salomon van Ruysdael, la pittura di genere con Codde, Duyster o Palamedesz, la natura morta con un altro grande artista di Haarlem, Pieter Claesz.
AA. VV., Dizionario della pittura e dei pittori, diretto da Michel Laclotte con la collaborazione di Jean-Pierre Cuzin; edizione italiana diretta da Enrico Castelnuovo e Bruno Toscano, con la collaborazione di Liliana Barroero e Giovanna Sapori, vol. 1-6, Torino, Einaudi, 1989-1994, ad vocem, SBNIT\ICCU\CFI\0114992.