Voto di povertàIl voto di povertà è, nella religione cattolica e in altre forme di cristianesimo, la scelta volontaria dello stato di povertà, confermata dal voto a Dio di conservarsi in tale stato per tutta la vita come mezzo alla propria perfezione spirituale; è uno dei tre Consigli evangelici. Il voto di povertà è proprio della vita religiosa e comporta l'obbligo dei religiosi che lo hanno emesso a non avere niente di proprio. Normalmente chi emette voto di povertà professa ugualmente il voto di obbedienza ed il voto di castità.[senza fonte] Anche in altre religioni è contemplata questa scelta di "povertà volontaria" ed anche alcune filosofie laiche propugnano questo modo di vivere. Forme del voto di povertàIl voto di povertà può essere:
Storia del voto di povertàEsempio di Gesù CristoI vangeli ci presentano la figura di Gesù Cristo povero. Nel Vangelo di Matteo leggiamo, ad esempio:
Gesù propone come prima beatitudine quella riguardante la povertà.
E doveroso sottolineare che l'espressione "poveri in spirito" è ritenuto spesso riferirsi non alla povertà materiale, ma a quella spirituale. Nei secoliI cristiani hanno sempre cercato di seguire l'esempio e l'insegnamento di Gesù Cristo. In particolare fin dai primi secoli molti hanno fatto una scelta dichiarata di povertà. Con l'organizzarsi della vita religiosa e con la nascita dei voti religiosi il voto di povertà è sempre stato presente. Particolare impulso al voto è stato dato dalla figura e dalle scelte di san Francesco d'Assisi. L'ordine religioso da lui fondato si inserisce nel più grande alveo degli ordini mendicanti. Voci correlate
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