È considerato il padre dell'Informatica giuridica in Italia[2]. Si devono a lui le prime riflessioni generali sulle implicazioni esistenti tra diritto, tecnologie e attività giudiziarie.
Biografia
Laureatosi alla Normale di Pisa[3] in filosofia e successivamente a Catania in giurisprudenza[4], intraprese l'attività accademica.
Il figlio Tommaso Edoardo, ordinario di Diritto pubblico comparato e Direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche presso l'Università degli Studi "Suor Orsola Benincasa",[5] ha seguito le orme del padre continuando i suoi studi nell'ambito dell'informatica giuridica e del diritto delle nuove tecnologie.[6]
Pensiero
Teorico di un "umanesimo tecnologico" attento ai diritti civili, Frosini ha avviato una ricostruzione sistematica dei problemi dell'informatica consapevole delle diverse implicazioni economiche e sociali della regolamentazione giuridica. Nel confronto costante tra diritto e tecnologie, secondo Frosini il progresso produce una evoluzione sociale continua che si riflette nel campo giuridico ed economico come nei miglioramenti qualitativi dei diversi rapporti con le istituzioni, favorendo un continuo e immediato confronto fra amministratori e amministrati entro un rapporto diretto a carattere orizzontale, mentre prima era a carattere verticale e così il cittadino diventa veramente attore della vita civile e non più suddito. Di qui il profilarsi di una nuova democrazia di massa in cui «si realizza con apparente paradosso una nuova forma di libertà individuale, un accrescimento della socialità umana che si è allargata sull'ampio orizzonte del nuovo circuito delle informazioni, un potenziamento, dunque, dell'energia intellettuale ed operativa del singolo vivente nella comunità»[7].
Il giurista nella società dell'informazione (2000)
Riconoscimenti
A Vittorio Frosini sono dedicati:
il premio nazionale di informatica giuridica "Vittorio Frosini" della rivista Il diritto dell'informazione e dell'informatica[8];
la collezione di strumenti di calcolo e di elaborazione automatica dei dati, utilizzati fra il 1965 ed il 1990 presso l'Istituto di Teoria dell'Interpretazione e di Informatica Giuridica dell'Università "La Sapienza" di Roma[9].