Vallata Trevigiana
La Vallata Trevigiana (detta semplicemente Vallata o anche Valsana) è una valle della provincia di Treviso. Geografia fisicaSi sviluppa da Vittorio Veneto a Miane, rappresentando una continuazione della val Lapisina verso ovest. Separa nettamente le Prealpi Bellunesi (a nord) dalle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene (a sud). In alcuni punti è di ampiezza notevole, superando il chilometro nel suo tratto centrale, con il fondovalle sostanzialmente pianeggiante[1]. Si è formata lungo la linea di debolezza dovuta al sovrascorrimento Valdobbiadene-Vittorio Veneto, per erosione di rocce calcareo-marnose (risalenti al cretaceo) e flyschioidi-argillose (dell'eocene)[1]. Durante l'ultimo massimo glaciale (e, probabilmente, anche durante le precedenti glaciazioni), fu occupata e modellata da una ramificazione del ghiacciaio del Piave che, forse, si congiungeva al ramo principale della Valbelluna attraverso una transfluenza di quest'ultimo che scendeva dal passo San Boldo[2]. Per quanto riguarda l'idrografia, all'estremità orientale della Vallata si trovano i due laghi di Revine Lago, da cui esce il principale corso d'acqua della zona, il Soligo; a questo si aggiungono vari affluenti che scendono dalla destra orografica. Giunto presso l'abbazia di Follina, il Soligo drena le acque di una risorgiva carsica e forma un caratteristico gomito deviando bruscamente verso sud. La valle termina a ponente di questo punto, tra Miane e Valdobbiadene, dove le colline subalpine si congiungono alla dorsale prealpina[1]. StoriaIn passato costituì la contea di Valmareno: definita forse già in epoca longobarda, fu poi amministrata dai vescovi di Ceneda, che la concessero a Sofia di Colfosco. Passata in eredità ai Caminesi, con l'arrivo della Serenissima fu assegnata ai condottieri Erasmo da Narni (meglio noto come Gattamelata) e a Brandolino Conte Brandolini. Dal 1439 alla fine della Repubblica fu controllata dai soli Brandolini. Sede dei conti era il castello di Cison, collocato su uno sperone roccioso tra Valmareno e Cison stessa. Note
Bibliografia
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