Una gioventù offesa. Ebrei genovesi ricordano
Una gioventù offesa. Ebrei genovesi ricordano è un libro di memorie di autori vari curato da Chiara Bricarelli e pubblicato nel 1995 da Editrice La Giuntina, Firenze, in occasione del cinquantennale della fine della seconda guerra mondiale e in ricordo dell'Olocausto. Storia«Perché è successo?» Come si evince dal titolo, il volume riporta le testimonianze di un gruppo di persone di fede ebraica, legate alla città di Genova per nascita o per esservi trasferite nell'infanzia al seguito della famiglia, che patirono le leggi razziali fasciste e la deportazione nel campo di concentramento di Fossoli e, poi, nei campi di concentramento nazisti. Questi sopravvissuti poterono godere in quegli anni dell'assistenza offerta loro dall'associazione DELASEM, promossa dall'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane successivamente all'entrata in vigore delle leggi razziali fasciste del 1938. L'organizzazione che poté operare legalmente nel corso dei primi anni della seconda guerra mondiale, rimase attiva e vitale, sia pure in una condizione di clandestinità, anche dopo l'8 settembre del 1943, quando in conseguenza dell'armistizio di Cassibile si inasprì la repressione verso gli ebrei da parte dei miliziani della Repubblica Sociale Italiana. L'avvocato Lelio Vittorio Valobra, che a Genova e quindi dalla Svizzera diresse l'organizzazione, è stato iscritto per la sua opera umanitaria nel Jerusalem Golden Book del Jewish National Fund. Il libroIl libro consta di una presentazione di Raimondo Ricci, presidente dell'Istituto Storico della Resistenza di Genova, e di una prefazione di Marta Vincenzi, all'epoca della prima pubblicazione del volume presidente dell'Amministrazione Provinciale di Genova. Chiara Bricarelli, curatrice del testo, spiega in una introduzione gli scopi del progetto storico-letterario che ha portato alla pubblicazione della raccolta - avvenuta fra il 1993 ed il 1994 - di memorie di genovesi appartenenti alla comunità ebraica sopravvissuti alla deportazione e all'Olocausto. Per l'anagrafica dei componenti dei nuclei familiari sterminati ad Auschwitz e negli altri campi di concentramento nazisti che accompagna i singoli resoconti, il libro di Bricarelli è debitore rispetto a Il libro della memoria, di Liana Picciotto Fargion, pubblicato da Mursia a Milano nel 1991. La summa delle vicende narrate è dovuta, in postfazione, a Luca Borzani, assessore comunale e ricercatore, che ricorda come fossero "note le unità militari e di polizia, italiane e tedesche, che assolsero il compito di scovare e catturare gli ebrei". In particolare, "la struttura operativa - a partire dall'Ufficio Ebrei delle SS insediato presso la Casa dello Studente - che resse con burocratica efficienza la caccia all'uomo", e i luoghi "del terrore come la IV Sezione delle carcerie di Marassi". La postfazione dà conto anche delle figure che si prodigarono in soccorso dei perseguitati, come quelle dei cardinale Pietro Boetto, del sacerdote don Francesco Repetto, del rabbino Riccardo Pacifici e dell'avvocato Lelio Vittorio Valobra, costretto ad espatriare in Svizzera per sfuggire all'arresto. La persecuzione della comunità ebraica a Genova e in LiguriaSecondo il censimento del 1938, anno di entrata in vigore delle leggi razziali, risultavano iscritti nei registri comunali 2.263 ebrei residenti, cui andavano aggiunti 350 ebrei stranieri provenienti dalla Germania e dall'Est europeo. Molti dei racconti degli ebrei e delle ebree sopravvissuti alle persecuzioni nazifasciste partono dalle retate che vennero compiute a Genova nel novembre del 1943 in coincidenza con il consolidarsi dell'occupazione nazista e con l'apertura a Fossoli, vicino a Carpi, da parte della Repubblica Sociale Italiana di un campo di raccolta speciale per gli ebrei provenienti dai campi provinciali del territorio della RSI. Nei primi giorni del mese vennero chiuse le sinagoghe nonché le sedi associative della Delegazione Assistenza Emigranti Ebrei (DELASEM) e con stratagemmi o con irruzioni dirette nelle case iniziarono gli arresti di ebrei che alloggiavano in diversi quartieri della città e prevalentemente nel centro storico. Nel solo giorno del 1º dicembre circa cento ebrei furono arrestati a Genova e in altre località della Liguria per essere concentrati nel carcere di Marassi prima di essere trasferiti su un carro merci a Milano ed essere poi deportati cinque giorni dopo ad Auschwitz.[1] In totale, fra il 1943 ed il 1945 furono arrestati a Genova e in Liguria, per essere deportati nella Germania nazista, 238 cittadini di religione ebraica (ma il numero potrebbe essere solo indicativo per difetto), dieci dei quali soltanto riuscirono a sopravvivere ai campi di concentramento e di sterminio. Fra le storie raccontate nel libro vi sono quelle di quattro di essi: Luciana Sacerdote, Gilberto Salmoni, Piera Sonnino e Dora Venezia.[1] A Genova, la 'bonifica razziale' fu particolarmente mirata verso l'università, da cui vennero espulsi sei docenti di ruolo, sei liberi docenti e otto assistenti; non furono risparmiate neppure le professioni, così come mutata risultò in seguito anche la toponomastica, con la cancellazione di via e di piazzetta degli Ebrei.[1] Le testimonianzeLe testimonianze sono precedute da un ricordo degli eventi dei primi di novembre 1943 di Pietro Dello Strologo, presidente della Comunità Ebraica di Genova.
Note
Bibliografia
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