La radice del nome "Turan" è considerata da alcuni studiosi la stessa delle parole Torre e Tiranno.[2][3][4] Il suo nome corrispondeva a quello del nostro mese di luglio in cui si svolgevano le principali festività.
La dea era venerata su tutta la costa laziale, soprattutto a Gravisca, dove le si attribuiva la caratteristica di protettrice dei naviganti. La sua presenza è testimoniata da iscrizioni dedicatorie scritte soprattutto da donne, in greco ed in etrusco tra il VI e il IV secolo a.C.
Era la sposa di Laran ed era accompagnata da altre divinità minori chiamate Lasa.
In arte la troviamo rappresentata con le ali. La dea è raffigurata su molti specchi, su uno conservato al British Museum anche con piccole ali ai piedi.
I piccioni e i cigni neri venivano considerati i suoi animali sacri.
Galleria di specchi con l'immagine di Turan
Specchio con Turan e Minerva tra Laran e Aplu, 300 a.C. (Louvre, Parigi)
Specchio con Elena, Venere e paride, IV sec a.C. (Louvre, Parigi)
Note
^abTuran, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 5 febbraio 2019.