Tullio DandoloTullio Dandolo (Varese, 2 settembre 1801 – Urbino, 16 aprile 1870) è stato uno scrittore, storico, filosofo e patriota italiano aderente al movimento del neoguelfismo. BiografiaDandolo nacque a Varese il 2 settembre 1801 da Mariana Grossi e dallo scienziato e patriota Vincenzo Dandolo (1758-1819). Questi, nel 1797, era esponente della Municipalità provvisoria di Venezia, ma dopo il trattato di Campoformio, con il quale si sancì la fine della Repubblica, dovette esulare in Francia. Venne in seguito nominato da Napoleone senatore del Regno italico e conte. Dal 1806 al 1809 fu anche governatore civile della Dalmazia. Il piccolo Tullio passò quindi un'infanzia assai agitata; fu cresciuto da una "cameriera disattenta"[1] e poi sballottato per vari collegi. A 19 anni si laureò all'Università degli Studi di Pavia in Diritto civile e canonico (utroque iure). Dopo la morte del padre nel 1819, passò alcuni anni (dal 1821 al '23) girando per l'Europa e conducendo una vita mondana. In questo periodo venne a contatto con illustri personalità culturali politiche dell'epoca. Venne sospettato dal governo austriaco di aver partecipato alle congiure degli anni precedenti, e per questo fatto rientrare in modo coatto in Italia (senza tuttavia essere perseguitato). In Italia, dopo essersi dedicato ampiamente a studi letterari e storici, sposò Giulietta, sorella di Gaetano Bargnani; uno dei futuri cospiratori mazziniani. Dalla moglie ebbe due figli, Enrico ed Emilio. Nel 1835 rimase vedovo e affidò ad un amico di famiglia i figli, pur intervenendo continuamente nella loro formazione. Nel 1844 si sposò in seconde nozze con la contessa Ermellina Maselli, da cui ebbe altri due figli, Maria (1848-1871) e Enrico II (1850-1904). I primi due, Enrico ed Emilio presero parte alle Cinque giornate e ad altre operazioni belliche e lo stesso Tullio fu nel '48 uno dei principali autori della rivoluzione[2] e capo della rivolta varesina di marzo (scoppiata in concomitanza con quella di Milano), ma nel '49 a Roma, durante la difesa della repubblica di Mazzini, Enrico morì ed Emilio rimase gravemente ferito. Questo evento toccò molto Tullio che tuttavia, pur dovendosi prendere cure molto onerose del superstite, avrebbe continuato comunque i suoi studi letterari. Sui due figli (di cui il secondo morì poco più tardi), raccolse un gran numero di documenti, memorie e storie per poi pubblicarle nel libro Lo spirito della imitazione di Gesù Cristo esposto e raccomandato da un padre ai suoi figli adolescenti (corrisp. di lettere famigliari). Ricordi biografici dell'adolescenza d'Enrico e d'Emilio Dandolo, Milano 1862. Morì ad Urbino il 16 aprile 1870. Attività letterariaDandolo venne sempre ignorato dai letterati, all'epoca come oggi, tanto da non apparire nel Dizionario del Risorgimento[3] di Michele Rosi e neanche nella dura critica di Benedetto Croce agli "sviati della scuola cattolico liberale" ossia i neoguelfi di cui faceva parte. Un letterato che fece delle critiche alla sua attività fu Niccolò Tommaseo, ma risultò essere piuttosto duro ed aspro, tanto da scrivere: "Tullio ... fin da giovane scarabocchiò librettucci compilati o piuttosto arruffati: né di quelli che scrisse dal venticinque al cinquantacinque sapresti quale sia il più decrepito e il più puerile. Ma fece due opere buone, un figliolo che morì valentemente in Roma assediata da Galli vendicatori delle oche; e un altro che scrisse la storia, e direi quasi la vita della Legione Lombarda capitanata da Luciano Manara, libro di senno virile e d'affetto pio...".[4] I suoi scritti trattano gli argomenti più vari: dalla pedagogia all'autobiografia, da quelli di carattere storico a quelli religiosi. Molti di essi sono schizzi letterari e filosofici o riguardano descrizioni di viaggi, città e monumenti. Inoltre, scrisse molto intorno alla storia antica, alla nascita del Cristianesimo, al Medioevo e al Rinascimento, pubblicando anche molti discorsi e documenti inediti. Più che ad un contributo critico, mirava a dare un'informazione non faziosa per una migliore conoscenza del passato. Questi suoi scritti storici sono molto diversi fra di loro: in alcuni predilige uno stile aulico, mentre in altri un tono popolare e facile; trattando ora gli argomenti con approssimazione ed ora dando al racconto la coinvolgenza di un romanzo. OpereTra le molte opere si segnalano:
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