Tu quoqueL'argomento tu quoque è una fallacia logica, in cui si giustificano le proprie azioni menzionando azioni analoghe compiute da altri: si cerca cioè di screditare la posizione di un avversario asserendo la sua incoerenza nel mantenere detta posizione. Si tratta di una variante dell'argumentum ad hominem[1], dove viene criticata l'integrità della persona e non le sue ragioni.[2] Il termine deriva dall'espressione latina "tu quoque" che significa "anche tu". Un esempio di affermazione con risposta contenente la fallacia:
Che è fallace perché il fatto che anche l'interlocutore compia o abbia compiuto il male in realtà è irrilevante nei confronti dell'affermazione che questo è sbagliato. L'argomentazione è erronea poiché l'analogia non è una forma di ragionamento garantita dalle leggi del sillogismo. Aspetti giuridiciQuesta formula ha anche un risvolto giuridico: nel common law, stabilisce che una persona non può rivolgersi alla Corte di Equità senza essere innocente. Se esiste un nesso tra un illecito compiuto da questa persona e i diritti che ella intende rivendicare, la corte può negare la sua richiesta. Ad esempio, se il proprietario di una casa infrange una regola riguardo alla proprietà e poi dà il preavviso di sfratto all'inquilino a causa del mancato rispetto di una regola, la legge può consentire all'inquilino di restare perché anche il proprietario ha infranto una parte dell'accordo. La formula del tu quoque è nota per non essere stata applicata durante il processo di Norimberga[3] e dal Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia.[4] Note
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