Ttukbaegi

Ttukbaegi piene di jjigae.

La ttukbaegi (뚝배기?, ttukpaegiMR; t͈uk̚.p͈ɛ̝.ɡi) è un recipiente di terracotta appartenente alla categoria delle ojigureut (onggi smaltate con cenere nei toni del marrone).[1][2][3] Viene usata come stoviglia per jjigae (stufati), gukbap (zuppe con riso) e altri piatti bolliti della cucina coreana. Siccome trattiene il calore e non si raffredda appena viene rimossa dal fornello, stufati e zuppe cucinati nella ttukbaegi di solito arrivano in tavola ancora in stato di ebollizione.[4]

In base alla regione, viene chiamata anche ttubari (뚜바리?), ttukbari (뚝바리?), ttugari (뚜가리?) e ttukbagu (뚝바구?).[5]

Storia

La ttukbaegi è citata già in epoca Goryeo, in una poesia di Lee Dal-chung in cui egli scrive che "il makgeolli bianco è portato alla ttukbaegi";[6] venne poi ampiamente usata a partire dalla dinastia Joseon.[5] Per molto tempo non fece però parte della cultura alimentare di Jeju, dove erano più comuni le ciotole di porcellana bianca rispetto alle terrecotte e non si cucinavano stufati. Le ttukbaegi giunsero e si diffusero gradualmente sull'isola solo dopo la liberazione della Corea nel 1945.[7]

Produzione e tipologie

Gyeran-jjim servito in una ttukbaegi.

La ttukbaegi viene prodotta usando una massa di materiali argillosi (come il caolino) estratti nella regione del Jirisan; essa viene messa in uno stampo ad essiccare, per poi essere levigata, smaltata, essiccata nuovamente e infine cotta per dodici ore a una temperatura che può arrivare anche a 1300 °C. Forme e dimensioni variano di regione in regione: nel centro della Corea le ttukbaegi sono più profonde, mentre sulla costa sono più basse e hanno il fondo arrotondato.[5]

Se al momento della cottura la terracotta viene smaltata con la soda caustica, si ottiene una oji ttukbaegi (오지 뚝배기?) di colore nero; in caso contrario si parla di jil ttukbaegi (질 뚝배기?). Le naeyeol ttukbaegi (내열 뚝배기?) sono invece recipienti altamente resistenti al calore e perciò adatti a bollire pietanze quali doenjang-jjigae e gyeran-jjim, mentre le ilban ttukbaegi (일반 뚝배기?) sono più fragili e maggiormente adatte per la cottura di seolleongtang o gukbap.[5]

Note

  1. ^ (EN) Suh Cheong-soo, Bernard Rowan e Yoon-jung Cho (a cura di), Hang̕uk munhwa paekkwa sajŏn: = An Encyclopaedia of Korean culture: English edition with 2,300 colour illustrations, ristampa 2, Seul, Hansebon, 2004, p. 42, ISBN 978-89-951352-4-2.
  2. ^ (EN) Korean handicrafts: art in everyday life, collana Korea essentials, Korea Foundation : Seoul Selection, 2014, ISBN 978-89-97639-54-0, OCLC 899228700. URL consultato il 30 novembre 2024.
  3. ^ (EN) Kim Yong-ho e Lee Yu-jin, A study on the chronology of Joseon period 'onggi' found in mid-western area (PDF), in Archaeological Studies of Science and Technology, vol. 20, Ajou University Museum of Tools, pp. 109.
  4. ^ (EN) Michael J. Pettid, Korean cuisine: an illustrated history, Reaktion Books, 2008, p. 57, ISBN 978-1-86189-348-2.
  5. ^ a b c d (ES) Laura López Velázquez, Ttukbaegi, un utensilio tradicional de la cocina coreana, su spanish.korea.net, 2 maggio 2021. URL consultato il 30 novembre 2024.
  6. ^ (KO) 한 뚝배기 하실래예--류경희 < 논설위원 >, su ccdn.co.kr, 23 marzo 2010. URL consultato il 30 novembre 2024.
  7. ^ (KO) Yang Yong-jin, 해물 뚝배기의 원조 ‘바릇국’, su jejusori.net, 8 dicembre 2009. URL consultato il 30 novembre 2024.

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