TeodozioneTeodozione, (GRC) Θεοδοτιών, (fl. II-III secolo), fu un erudito ebreo di cultura ellenistica del II secolo. È l'autore di una traduzione in greco antico della Bibbia ebraica, poi raccolta da Origene nella sua Esapla[1] nel 240 circa[2]. Ipotesi biograficheNon abbiamo notizie certe su Teodozione e la sua vita; tradizionalmente, le informazioni che lo riguardano provengono dagli scritti di alcuni dei primi autori cristiani, in particolare Ireneo di Lione ed Epifanio di Salamina, secondo i quali sarebbe stato originario di Efeso[1]. Ireneo è il primo a menzionarlo[3] nella sua opera Adversus haereses[4], in cui lo chiama "Teodozione di Efeso", in riferimento al controverso passo di Isaia 7:14 che, secondo i cristiani, profetizza la nascita del Cristo da una vergine: egli polemizza con Teodozione, ponendolo insieme ad Aquila di Sinope tra i "proseliti dell'ebraismo" perché traducevano il termine ebraico "almah" con il suo significato ordinario di "ragazza" e non con "vergine", seguiti in questo dagli Ebioniti[3][4]. Questa affermazione per la sua antichità e per l'autorità di cui godeva Ireneo, ha probabilmente influenzato gli scrittori successivi[3], per esempio il passaggio è ripreso testualmente da Eusebio di Cesarea[3][5]. Si dice che, dapprima gnostico (più esattamente seguace della dottrina di Marcione[6]), si sarebbe in seguito convertito all'ebraismo[1]. Ricerche recenti hanno rimesso in discussione questa visione tradizionale e nuove teorie sono emerse, in particolare per l'impulso del lavoro di Dominique Barthélemy, basato su nuovi manoscritti scoperti a Qumran[6]. OperaDatazioneEsistono seri dubbi riguardo all'epoca di stesura dell'opera. Sulla base delle parole di Epifanio, gli studiosi hanno generalmente convenuto che la traduzione di Teodozione è successiva a quella di Aquila di Sinope, il che fissa il 130 come limite inferiore invalicabile per la data di redazione[3]. Alcuni storici antichi la situano attorno al 180-190[1], ritenendo che l'uso di alcuni termini da parte di Ireneo: «quelli che ora osano tradurre il testo: "Ecco una ragazza concepirà e darà alla luce il bambino"[7]» implica che il testo di Teodozione e l’Adversus haereses siano stati scritti nello stesso periodo, ma questa interpretazione non è condivisa da altri, che credono che l'espressione intenda semplicemente contrastare l'autorità relativamente più antica della Settanta[3]. Altri ancora vedono nel "Dialogo con Trifone" di Giustino un'influenza del testo di Teodozione; ciò implicherebbe una redazione anteriore al 164, ma ancora una volta, questa constatazione non è unanime[3]. CaratteristicheLa versione di Teodozione è, in generale, più coerente con le altre versioni greche in circolazione e colma diverse lacune della Settanta, in particolare nel Primo libro di Samuele (17:12), nel Libro di Geremia (33:14-26,39:4-13) e, soprattutto, in diversi passaggi del Libro di Giobbe[3]. Essa include tutte le versioni canoniche del Vecchio Testamento, tranne, probabilmente, il Libro delle Lamentazioni, e due testi classificati tra gli apocrifi: Baruc e alcuni passaggi di Daniele. Non è stato possibile stabilire con certezza se si tratta di una semplice correzione dei Settanta, eventualmente supportata dalla versione di Aquila[3], o la traduzione di manoscritti ebraici di una tradizione parallela che non è sopravvissuta[8]. Teodozione si distingue per la grande cura nella traduzione di alcuni termini ebraici che si riferiscono a piante, animali, indumenti, paramenti sacri, o di parole dal significato incerto, che preferisce traslitterare seguendo regole severe piuttosto che tradurre in maniera arbitraria in greco[1][3]. Questo gli valse tra gli umanisti del Rinascimento come Bernard de Montfaucon una reputazione di ignorante, probabilmente ingiustificata[3]. Le sole versioni greche rimaste del Libro di Daniele sono la traduzione della Settanta e quella di Teodozione[9] la cui origine suscita ancora controversie[8]. Moses Gaster sostiene che i brani inediti di Daniele non provengono dalla traduzione di un testo aramaico originale[10]. InfluenzaLa sua versione è stata ampiamente copiata e fu una delle più diffuse ai tempi della Chiesa cristiana primitiva, in concorrenza con quella della Settanta[1]. In particolare, la traduzione di Teodozione del Libro di Daniele ha praticamente soppiantato quella della Settanta, della quale sopravvivono solo due manoscritti: nel Codex Ambrosianus e nel Codex Chisianus[1][3], ed è stata preferita da personaggi fondamentali della Chiesa primitiva come Clemente Alessandrino o Hermas[9] che ne ha tratto le citazioni dal Vecchio Testamento del Pastore di Erma; molte annotazioni nella Esapla rivelano il medesimo apprezzamento in Origene[9]. Girolamo nella sua prefazione al Daniele del 407, ricorda il rifiuto della Chiesa di usare la versione della Settanta di questo libro e ne sottolinea i numerosi errori, una visione generale condivisa dagli esegeti contemporanei[9][11]. La prefazione di Girolamo ricorda anche che la Esapla recava delle notazioni che indicavano varie importanti differenze di contenuto tra il Daniele di Teodozione e le precedenti versioni in greco ed ebraico. Tuttavia, il Daniele di Teodozione è più vicino alla versione ebraica moderna del Testo masoretico (definito attorno al 130), che è la base della maggior parte delle traduzioni moderne. E fu di nuovo Teodozione che servì come base del Libro di Daniele della Settanta pubblicata da Sisto V nel 1587[12]. L'influenza della traduzione di Teodozione è presente anche nelle versioni successive della Bibbia, come per esempio nel Secondo libro di Samuele 10:1-24:25 o nel Primo libro dei Re 1:1-11:43[13]. Nel 1875 furono pubblicati gli ultimi frammenti dei manoscritti originali di Teodozione[1]. Note
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