Tela della PassioneLa tela della Passione, o velo quadragesimale, o velo quaresimale, o panni della fame (dal tedesco Hungertuch) è una grande tela dipinta che rappresenta scene della Passione di Cristo esposta durante la Quaresima nelle chiese cristiane. StoriaL'evoluzione di questa pratica prende origine dal racconto della Peregrinatio Aetheriae[1], in cui l'autrice, Egeria, narra il proprio viaggio in Terra santa nel IV secolo. Nelle chiese orientali, il rito dell'inumazione di Cristo prevedeva un coinvolgimento emotivo dei fedeli grazie a un sapiente uso di sudari e tele dipinte. Così come anche recita il lezionario armeno, un testo liturgico del IX secolo[1] che riassume gli usi dei secoli precedenti, nel descrivere una cerimonia in cui la croce veniva bagnata e avvolta in una stoffa; in seguito questa stoffa veniva posata sull'altare e offerta all'adorazione dei fedeli, come una sindone. Un rito simile si ritrova anche nella tradizione siriana e copta[1]. Sebbene solo pochi esemplari siano giunti fino a noi, l'uso di decorare le chiese con tele dipinte, soprattutto durante la Quaresima, a partire dal Quattrocento si diffonde in molti paesi europei. Apprezzate per la facilità di installazione e l'effetto scenografico, la funzione di queste tele era nascondere l'altare dall'inizio della Quaresima o della domenica della Passione fino al mercoledì o il sabato santo. Opere più importantiGermaniaScoperti fra le rovine del monastero di Oybin[2], dopo la Seconda guerra mondiale, due Fastentücher (Fastentuch, o anche Hungertuch, è il nome tedesco della tela della Passione) vengono restaurati negli anni '90 dalla fondazione Abegg a Riggisberg, in Svizzera. Il più grande, di 58 m2, datato al 1472, è esposto permanentemente nel museo della chiesa di Santa Croce[3] di Zittau dal 1999, mentre il più piccolo, di 4,15 x 3,40 m, del 1573, è custodito nell'antico monastero francescano. Quello della cattedrale di Friburgo è stato restaurato nel 2003 e pesa ora più di una tonnellata con il nuovo sistema di sospensione. AustriaEsposto nella cattedrale di Gurk, il velo di Gurk, di 80 m2, riporta scene del Nuovo e dell'Antico testamento suddivise in 99 riquadri. Fu completato nel 1458 da Konrad von Friesach ed è il più grande e il più antico della Carinzia. FranciaIl Musée des Beaux-Arts di Reims conserva una serie di nove tele provenienti dall'Hôtel-Dieu dell'Abbazia di Saint-Remi. Dipinte a tempera fra il 1460 e l'inizio del XVI secolo, su un supporto in canapa armato a tela, hanno una dimensione di 340 x 350 cm. L'autore è sconosciuto. ItaliaIn Italia, nel primo quarto del XVI secolo, la pratica dell'esposizione della tela della Passione si diffuse nella Confraternita dei disciplinati. A Genova, il Museo diocesano ospita un ciclo di pitture provenienti dall'Abbazia di San Nicolò del Boschetto, datato a partire dal 1538, composto di 14 tele tinte con l'indaco e dipinte a biacca su sfondo monocromo con la tecnica del chiaroscuro; di varie dimensioni, la più grande misura 460 x 450 cm. Sicilia"Â calata 'a tila", rito che prevede l'improvviso disvelamento del presbiterio durante la veglia della notte di Pasqua al pronunciamento del Gloria, per rappresentare e mostrare in modo figurato il Cristo risorto. È un rito comune in molte parrocchie delle diocesi siciliane, desueto e recentemente in fase di voluto ripristino. La velatio, l'esposizione delle tele della Passione, è una consuetudine tedesca tipica del IX secolo legata alla penitenza quaresimale, la cui introduzione in Sicilia è riconducibile all'opera dei missionari dell'Ordine teutonico giunti a Palermo e Messina grazie al volere, all'appoggio e alla considerazione del Gran Conte Ruggero, avvenuta dopo la riconquista normanna della Sicilia. A Palermo, presso la Chiesa di San Domenico dell'Ordine domenicano, in strettissima relazione con l'Ordine teutonico, è possibile ammirare durante il tempo quaresimale una monumentale tela della Passione tra le più grandiose in Italia e Europa.[4] In Sicilia, questa usanza è molto sviluppata dal XIX secolo fino all'inizio del XX, in particolar modo nel territorio amastratino-madonita (Mistretta, Gratteri, Petralia); le tele sono qui dette taledda o tuluni e il rito raggiunge il suo apice il giorno del sabato santo in cui l'altare viene svelato durante il Gloria in excelsis Deo. Galleria d'immagini
Note
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