Scultore di origine ticinese, figlio dello scultore Giovanni Carloni, si trasferì con il padre e lo zio Battista a Genova. È stato a capo di una dinastia di pittori famosi. La sua famiglia era originaria di Rovio[1].
Dopo un viaggio di formazione a Roma, è documentato a Genova nel 1573, impegnato nella chiesa di Santa Maria della Cella a Sampierdarena nella costruzione dei monumenti funerari di Ceba Doria e di Gian Battista Doria. Fra le commissioni più prestigiose seguono la decorazione della facciata di palazzo Tursi, e le cappelle della distrutta chiesa di San Francesco di Castelletto[2].
Sul finire del secolo, titolare di una fiorente bottega con numerosi collaboratori, ottiene le commissioni di più alto prestigio della città, quali la decorazione della loggia dei Mercanti a Banchi, le decorazioni di Palazzo Tursi, la fontana di Nettuno per il giardino della Villa del Principe Andrea Doria a Fassolo e la statua diGiovanni Andrea Doria per la scala esterna di palazzo ducale, oggi distrutta[4].
Palazzo di Franco Lercari, portale
Bustodi Antonia de Marini, 1581, palazzo di Franco Lercari
Palazzo Doria Tursi, portale d'ingresso
Taddeo Carlone (attr.), Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia, 1600
Sant'Antonio abate, Alassio, oratorio di santa Caterina
Genealogia
Tra i varî gruppi familiari di lapicidi, apparteneva a quello dei Carlone di Rovio, da distinguersi dai Carlone di Scaria, questi ultimi più legati al commercio dei marmi, benché tra i due gruppi esistettero legami e contatti. I Carlone di Rovio in Genova erano quelli più dediti all'attività scultorea in senso stretto.
Il padre, Giovanni Carlone (di cui si ha notizia dal 1555 al 1574), ebbe due figli: Taddeo e Giuseppe (padre a sua volta dello scultore Bernardo Carlone - autore della statua della Madonna della Porta della Lanterna di Genova, demolita la quale venne trasportata al Molo Giano - e di Tommaso Carlone).
Anche Taddeo fu padre di vari Carlone, i più famosi dei quali furono i pittori Giovanni Carlone e Giovanni Battista, e nonno di Giovanni Andrea.
Ebbe bottega da scultore e con lui collaborarono i nipoti, figli del fratello Giuseppe. Sposò Geronima Verro, figlia di Pantaleone Verro, che apparteneva ad una facoltosa famiglia di Voltaggio, e che divenne madre dei suoi sette figli maschi; da lei partono vari legami tra i Carlone di Rovio e la zona dell'Oltregiogo genovese, tra Voltaggio e Gavi, dove la famiglia acquista proprietà (una località per questo prende il nome di Carlona) e uno dei figli di Taddeo, Francesco, sarà economo della chiesa di San Remigio a Cadepiaggio, frazione di Parodi Ligure (e varie opere pittoriche dei Carlone figli di Taddeo si trovano in zona). Tra i suoi allievi ebbe gli scultori Daniele Casella e Giovanni Battista Casella[non chiaro] detto lo Scorticone, di Carona.
Taddeo morì dopo il 25 marzo 1615 (data del suo testamento) e venne sepolto nella chiesa di San Francesco di Castelletto.
Edoardo Arslan (a cura di), Arte e artisti dei laghi lombardi, II, Tipografia Editrice Antonio Noseda, Como 1964, p. 69.
AA.VV., Dizionario biografico degli italiani, ad vocem, Istituto dell'Enciclopedia italiana, Roma, 20, pp. 391 sg.
AA.VV., La scultura a Genova e in Liguria, 1, Campomorone 1987.
Massimo Bartoletti, Laura Damiani Cabrini, I Carlone di Rovio, Fidia edizioni d'arte, Lugano 1997, pp. 11, 36, 54-55, 57-58, 69-72, 75, 78, 80, 82, 84, 105, 110-127, 132, 139, 161, 185, 222.
Giorgio Mollisi, La Genova dei Ticinesi. Gli artisti provenienti dal Ticino a Genova dal Medioevo al Settecento, in Arte&Storia, anno 5, numero 20, Edizioni Ticino Management, Lugano 2004.
Riccardo Navone, Viaggio nei Caruggi, edicole votive, pietre e portali, Fratelli Frilli Editori, Genova 2007, pp. 134-135, 149, 163, 296-297, 309, 325-326, 367, 474.