Concepita in un unico movimento (Moderato) e caratterizzata da un insolito intervallo di note nell'esposizione della fuga, essa fa parte degli Essercizi per gravicembalo, celebre raccolta di Scarlatti pubblicata a Londra nel 1738 dall'editore B. Fortier.[3][4]
La denominazione di questa sonata come Fuga del gatto in realtà non venne mai utilizzata da Domenico Scarlatti, ma risale a un aneddoto del XIX secolo.[5] Si racconta infatti che il compositore avesse un gatto, il quale era solito camminare sulla tastiera del clavicembalo, sempre incuriosito dai suoni emessi dallo strumento.[5] In una di queste occasioni Scarlatti avrebbe trascritto sul pentagramma una sequenza di note apparentemente dissonante e casuale udita durante una "sessione d'improvvisazione" del suo gatto, che evidentemente camminava sulla tastiera da sinistra verso destra, usandola come tema principale della sonata.[5]
Questo nome, compare per la prima volta nel 1815 nel secondo volume della raccolta Selection of Practical Harmony di Muzio Clementi,[5] e viene presentato come "La celebre fuga del gatto" (The Celebrated Cat's Fugue).[6] e successivamente anche in una pubblicazione di W. H. Calcott (sul cui frontespizio compaiono quattro gatti su un pianoforte).[7] La sonata venne utilizzata in numerosi programmi di concerti del XIX secolo da diversi editori, tra cui Muzio Clementi, Carl Czerny e Alessandro Longo.[8]
Diffusione, omaggi e arrangiamenti
Potrebbe essersi ispirato a questa fuga Georg Friedrich Händel nell'ideazione del soggetto del secondo movimento fugato del Concerto grosso Op. 6, n. 3 stampato nel 1739, caratterizzato da ampi e inconsueti intervalli, in questo caso discendenti anziché ascendenti.[9]
Hans von Bülow scrisse l'arrangiamento per l'esecuzione concertistica. La sonata divenne celebre fra i pianisti del XIX secolo.[11]Franz Liszt, che conobbe il pezzo grazie alla collezione di manoscritti dell'abate Fortunato Santini,[12] lo incluse nei suoi programmi di Berlino all'inizio degli anni 1840[13] con il soprannome Fuga del gatto (Katzen-Fuge), utilizzato poi anche da Ignaz Moscheles.[8]
Note
^Domenico Scarlatti, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 16 giugno 2017.
^abScott Ross, Scarlatti: The Keyboard Sonatas, p. 143.
^Simon P. Keefe, The Cambridge Companion to the Concerto, page 63. Cambridge University Press, 2005. ISBN 0-521-83483-X.
^ Peter Eliot Stone, Reicha, Antoine, su Grove Dictionary of Music and Musicians - L. Macy. URL consultato il 16 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2008).