Son la mondina (son la sfruttata) è un canto di lavoro del 1950, composto da Piero Besate su un'aria popolare di risaia.[1]
Besate, funzionario del PCI, compose il canto in occasione di un congresso di Federbraccianti[2].
Il canto riprende la tradizione dei canti delle mondariso del primo Novecento e dei canti di lavoro poco precedenti.[1]
Con questo canto (e con L'attentato a Togliatti) si chiude la stagione del canto sociale degli anni quaranta, ma anche la più vasta parabola che va dai canti risorgimentali alla caduta del fascismo, prima dell'avvento di Spartacus Picenus e della ripresa (Cantacronache).[3]
Testo:
Son la mondina, son la sfruttata,
son la proletaria che giammai tremò!
Mi hanno uccisa, incatenata,
carcere e violenza nulla mi fermò.
Coi nostri corpi sulle rotaie,
noi abbiam fermati i nostri sfruttator
C'è molto fango nelle risaie,
ma non porta macchie il simbol del lavor
E lotteremo per il lavoro,
per la pace, il pane e per la libertà
E creeremo un mondo nuovo
di giustizia e di vera civiltà
Questa bandiera gloriosa e bella,
noi l'abbiam raccolta e la portiam più in su
Dal Vercellese a Molinella
alla testa della nostra gioventù
(2 volte)
E se qualcuno vuol far la guerra
tutti quanti uniti noi lo fermerem
Vogliam la pace sulla Terra
e più forti dei cannoni noi sarem!
Note