Simon GregorčičSimon Gregorčič (Ursina, 15 ottobre 1844 – Gorizia, 24 novembre 1906) è stato un poeta sloveno. È stato anche un sacerdote della chiesa cattolica. BiografiaGregorčič nacque in una famiglia di fattori nel piccolo villaggio montano di Ursina (Vrsno) sopra il fiume Isonzo, nella contea di Gorizia e Gradisca che allora faceva parte dell'Impero austriaco. Crebbe pascolando il gregge di pecore del padre e frequentando la scuola elementare a Libussina (Libušnje), più tardi fu ammesso alla scuola di Gorizia. A causa della mancanza di fondi Gregorčič dovette abbandonare la sua idea iniziale di intraprendere gli studi classici ed entrò nel seminario di Gorizia. Fu ordinato nel 1867 e divenne vicario a Caporetto nel 1868, dove continuò con il suo lavoro letterario e fondò una biblioteca pubblica, una delle prime nella regione slovena dell'Impero Austrungarico. Nel 1873 fu trasferito a Rifembergo nella valle del Vipacco, dove divenne un popolare parroco, che però non andò d'accordo con le autorità della chiesa. Deluso e solo, presto cominciò a sentirsi male. Fu trasferito qualche tempo prima del suo ritiro nel 1903. Venduta la casa, traslocò in un appartamento a Gorizia. Morì tre anni dopo. OperaCominciò a scrivere poesia lirica ispirandosi al lavoro di France Prešeren. Nel suo lavoro appare evidente lo strappo tra essere un sacerdote coscienzioso e il desiderio di una vita secolare, come ad esempio nel poema Ujetega ptiča tožba (i lamenti di un uccello catturato). Gregorčič viene collocato fra i letterati della regione slovena dell'Impero Austrungarico che abbracciarono gli ideali progressisti e nazionali e cercarono di sollevare la coscienza del popolo attraverso l'arte e la letteratura. Alcuni suoi poemi furono post romantici, come Soči (All'Isonzo), nel quale il sacerdote promosse ideali patriottici sloveni auspicando che il fiume facesse annegare tutti gli stranieri avidi di terra, ma scrisse anche poesie d'amore, come Kropiti te ne smem (Non mi è concesso benedirti) e di altri generi. Tra il 1882 e il 1908 furono pubblicati quattro volumi della sua opera poetica, l'ultimo dei quali postumo. La sua poetica guadagnò una diffusa popolarità tra tutte le classi di persone, inclusi i contadini; gli ultimi due volumi divennero dei bestseller. Divenne conosciuto come l'usignolo del Goriziano. Ai suoi funerali presero parte una gran quantità di gente da tutto il litorale Austriaco. Il famoso poeta Biagio Marin più tardi descrisse l'evento in un saggio, dichiarando che era uno dei ricordi più vividi della sua infanzia. Testo e traduzione di Soči (all'Isonzo)
Pa oh, siroti tebi žuga Ma su te, misero, ahimè, s'addensa Note
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