Shuriken
Shuriken (手裏剣,手離剱?), alternativamente shiriken nel dialetto di Tokyo, è una parola giapponese che indica pugnali da lancio o dardi di varie dimensioni e fogge. Nel caso sia scritto 手裏剣, il termine shuriken può essere tradotto come lama nascosta in mano (il primo kanji vuol dire «mano»; il secondo è la radice del verbo «nascondere»; il terzo ha il significato di «spada» o «lama»). Gli shuriken venivano lanciati oppure tenuti fra le nocche; a meno che non siano avvelenati, difficilmente possono uccidere un uomo, e la loro funzione è più quella di infliggere ferite che possono essere d'intralcio. TipologiaEssi sono suddivisibili in due categorie principali: i Bo Shuriken e gli Hira Shuriken. La prima è la più diffusa ed è costituita da proiettili di sezione quadrata, lunghi dai 12 ai 21 centimetri, pesanti dai 35 ai 150 grammi e simili a grossi chiodi. L'altra comprende vari dardi a forma di croce (jūjiken, 十字劔) o di stella con svariati numeri di punte, a volte più precisamente denominati shaken (車劔, lame rotanti), scagliati manualmente imprimendo al proiettile un moto rotatorio. Questa seconda categoria è più nota in italiano col termine di "stelle ninja". L'arte marziale che ne tramanda le tecniche d'uso è nota come Shurikenjutsu (手裏剣術). Tecniche di lancioEsistono fondamentalmente due metodi per lanciare uno hira shuriken:
In tutti e due i casi bisogna tenere conto che il rilascio deve avvenire quando la linea tracciata dal percorso dello shaken viene ad incrociare quella tracciata in avanti a partire dalla bocca dello stomaco. In sintesi, immaginando che a partire dalla bocca dello stomaco parta una retta che si protrae di una lunghezza uguale a quella del braccio, lo shaken deve essere lasciato in corrispondenza del punto in cui il suo centro viene a coincidere con questa linea. UtilizzoI bersagli degli shuriken erano principalmente le parti del corpo più esposte: gli occhi, il viso, le mani o i piedi.[1] Nonostante la loro massa ridotta, gli shuriken erano in grado di sferrare colpi mortali a breve distanza. In alcuni casi, gli shuriken erano in grado di sventrare parzialmente i bersagli.[2] Gli shuriken, soprattutto quelli da hira, venivano utilizzati anche in modi nuovi: potevano essere conficcati nel terreno, ferendo chi li calpestava[3] (simile a un kaltrop), avvolti in uno stoppino incendiario e lanciati per provocare un incendio, o avvolti in un panno imbevuto di veleno e dati alle fiamme per coprire un'area con una nuvola di fumo velenoso.[4] Potevano anche essere usati come armi da mano nel combattimento ravvicinato. I ninja usavano raramente gli shuriken perché non potevano portarne molti, essendo pesanti e facendo rumore. Era più ragionevole usarlo come un coltello. A volte i ninja li lanciavano in direzioni opposte per distrarre il nemico.[5] Secondo alcuni resoconti, lo shuriken era rivestito di veleno, destinato a essere usato come arma da lancio o lasciato in bella vista per essere raccolto dalla vittima. Altri resoconti indicano che lo shuriken potrebbe essere stato sepolto nel fango o in escrementi di animali e aver permesso di introdurre il batterio Clostridium tetani: se la punta penetrava nella vittima abbastanza in profondità, i batteri nella ferita potevano causare un'infezione incurabile da tetano. Gli shuriken sono armi semplici, ma il loro valore storico è aumentato.[6] A differenza della katana e di altre armi da taglio, gli shuriken antichi sono spesso mal conservati, soprattutto a causa del loro uso singolo.[7] Note
Bibliografia
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