Sarracenia psittacina

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Sarracenia psittacina
Sarracenia psittacina
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
OrdineEricales
FamigliaSarraceniaceae
GenereSarracenia
SpecieS. psittacina
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineNepenthales
FamigliaSarraceniaceae
GenereSarracenia
SpecieS. psittacina
Nomenclatura binomiale
Sarracenia psittacina
Michx., 1803
Sinonimi

Sarracenia calceolata
Nutt., 1834
Sarracenia pulchella
Croom, 1834

Sarracenia psittacina Michx., 1803 è una pianta carnivora appartenente alla famiglia delle Sarraceniaceae, originaria degli Stati Uniti[2].

L'epiteto specifico psittacina deriva dal greco Ψιττακός (psittakos), pappagallo, per la forma ricurva della parte superiore dell'ascidio, simile al becco di questo uccello.

Descrizione

Presenta degli ascidi disposti a rosetta che generalmente, contrariamente a tutte le altre Sarraceniaceae , si accrescono orizzontalmente.

Le prede, costituite in genere da piccoli invertebrati acquatici, penetrano all'interno della trappola mediante una piccola apertura posta vicino all'opercolo e non riescono a trovare facilmente l'uscita perché "abbagliate" dalla luce che penetra all'interno dell'ascidio. Una volta caduti nell'acqua presente all'interno della trappola, vengono digeriti dagli enzimi prodotti dalla pianta stessa.

Distribuzione e habitat

La specie è diffusa negli Stati Uniti sud-orientali (Louisiana, Alabama, Missouri, Florida, Georgia)[1][2].

Vive in ambienti acquitrinosi e paludosi molto poveri di nutrienti, quali azoto e fosforo, e particolarmente acidi. Nei periodi delle piogge può vivere parzialmente o completamente sommersa.

Note

  1. ^ a b (EN) Sarracenia psittacina, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 2 ottobre 2023.
  2. ^ a b (EN) Sarracenia psittacina, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 2 ottobre 2023.

Bibliografia

Voci correlate

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