Robert EislerRobert Eisler (Vienna, 27 aprile 1882 – Oxted, 17 dicembre 1949) è stato uno storico e biblista austriaco. Formazione e carrieraNato a Vienna da una famiglia ebraica ma convertito al cattolicesimo[1], Eisler studiò all'Università di Vienna, dove si laureò nel 1904 e perfezionò i suoi studi all'Università di Roma "La Sapienza" e all'Università Nazionale Capodistriana di Atene. Servì nella prima guerra mondiale come ufficiale dell'esercito austro-ungarico. In seguito divenne collaboratore dell'Istituto Austriaco di studi storici presso l'Università di Vienna. Fra il 1925 e il 1931 lavorò a Parigi come vice-segretario del Comitato per la cooperazione intellettuale della Società delle Nazioni e nel biennio 1927-1928 ebbe un incarico di insegnamento all'Università La Sorbona. Tornato in patria, dopo l'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938 fu internato nei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald. Prima dello scoppio della seconda guerra mondiale riuscì ad emigrare nel Regno Unito, dove lavorò come lettore all'Università di Oxford. Morì a Oxted[2]. Durante la sua carriera, Eisler si occupò principalmente di storia antica, storia dell'arte e storia delle religioni, ma ebbe vasti interessi culturali e fu anche allievo dello psicologo Carl Gustav Jung. Gli scritti di Eisler abbracciano una grande varietà di temi comprendenti anche l'astrologia, la magia, il misticismo, la licantropia e l'economia. Fu descritto da Gershom Scholem come "una figura sorprendente nel campo dell'erudizione".[3] Eisler fu sposato con Lili von Pansinger. La sorella di sua moglie, Elisabeth, realizzò una traduzione in inglese del libro Heidi, pubblicata nel 1915.[4] Tesi su GesùEisler ha avanzato sul Gesù storico alcune tesi controverse. Secondo una di esse, Gesù era un ribelle politico con tendenze escatologiche, legato al movimento degli zeloti. Per appoggiare questa tesi, Eisler si è riferito ad un manoscritto in slavonico (russo antico) che sarebbe una traduzione della prima edizione in greco delle Guerre giudaiche di Flavio Giuseppe.[5] L'autenticità di questo manoscritto è messa in dubbio da diversi studiosi.[6] Libri pubblicati
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