Riserva naturale guidata Punta Aderci
La riserva naturale guidata Punta Aderci (o Punta d'Erce)[4] è un'area naturale protetta di 285 ha, istituita nel 1998 e situata nel comune di Vasto, in provincia di Chieti[5]. DescrizioneLa riserva occupa una superficie di 285 ha (estendibili a 400 ha con l'area di protezione esterna), pari a quasi 3 km², all'interno del territorio del comune di Vasto[2], sviluppandosi dalla foce del fiume Sinello, posta a nord, al confine con il comune di Casalbordino, fino al porto di Vasto (in corrispondenza di località Punta della Lotta), ubicato a sud[6], su cui domina il faro di Punta Penna, il secondo più alto in Italia dopo la lanterna di Genova, con la vicina chiesa di Santa Maria di Pennaluce e la torre di Punta Penna[1]. L'area naturale protetta si sviluppa altresì attorno al promontorio di Punta Aderci, alto 26 m s.l.m., che gli conferisce la denominazione[6], a sua volta legata alla passata presenza di resti archeologici dedicati a Ercole[4], con una zona pianeggiante e collinare a tratti antropizzata ma per la maggior parte coltivata a graminacee, oliveti e vigneti[2], e attraversata da alcuni sentieri, tra cui uno che la collega alla riserva naturale guidata Bosco di Don Venanzio, sita nel territorio comunale di Pollutri[7], e da un tratto di pista ciclabile facente parte più ampiamente della ciclovia Adriatica e che ricalca l'ex tracciato della ferrovia Adriatica, passando in pinete con piante tipiche della macchia mediterranea[1]. Le componenti naturali del territorio comprendono anche quelle montane poiché sul lato nord-ovest della zona tutelata si ergono, in giornate di chiaro cielo limpido, i profili dei monti di due dei quattro parchi dell'Abruzzo, quali il Gran Sasso e la Maiella[6], e di quelli dei monti Sibillini e del Conero[1]. Il litorale vede l'alternarsi di baie, calette, falesie rocciose e spiagge ciottolose e sabbiose[6], quali le spiagge, nell'ordine da nord verso sud, di Mottagrossa, di Punta Aderci, con l'omonimo trabocco, facente parte più ampiamente del sistema della costa dei trabocchi, dei Libertini, e di Punta Penna, anch'essa con macchine da pesca fissate nel molo settentrionale del porto di Vasto[4]. Ai margini dell'arenile e ai piedi delle falesie rocciose si delineano parallele delle dune[6], fatte di sedimenti fini trasportati dal moto delle acque e dei venti e sulle quali prospera la vegetazione psammofila con una precisa disposizione[8]. Tra gli scogli del tratto di mare più prossimo alla costa, in corrispondenza della spiaggia di Punta Penna[2], si trova sommerso un naturale anfiteatro marino nel quale crescono diverse specie endemiche di piante acquatiche[1]. All'interno del perimetro della riserva vi è infine un'area archeologica[4]. StoriaLa riserva è stata istituita con legge regionale n. 9 del 20 febbraio 1998 come riserva naturale regionale guidata[2], divenendo la prima area naturale protetta ad essere istituita lungo la costa d'Abruzzo[1]. Successivamente è stata riconosciuta all'interno della direttiva habitat come «sito di importanza comunitaria»[9]. Dal 2000 il comune di Vasto, suo gestore[2], si avvale della società cooperativa COGECSTRE di Penne per le fasi di gestione operativa e in tale anno ha elaborato con essa il piano di assetto naturalistico (PAN)[1], approvato il 25 settembre 2007 dal consiglio della regione Abruzzo[3]. Nel 2020 la riserva, in particolare la parte alta della spiaggia di Punta Penna, è stata interessata da un violento incendio doloso che ha distrutto parte della vegetazione e delle infrastrutture presenti, dando subito il via alle operazioni di risanamento[10]; i roghi si sono poi ripetuti nell'estate dell'anno seguente nella vicina spiaggia di Mottagrossa[11]. FloraLa flora della riserva comprende diverse piante acquatiche, arboree, erbacee e floreali proprie della macchia mediterranea e dell'ambiente costiero-marittimo[12]. Dal mare verso l'interno, nella zona afotica non si trova alcuna pianta, nella zona di deposizione si rinvengono alcune specie di alghe e fanerogame marine, e a partire dalla battigia crescono varie specie alonitrofile, psammofile e terofite secondo una precisa disposizione a fasce lungo i profili paralleli delle dune: nel cakileto, ossia nella successione più prossima alla battigia, prospera il ravastrello, nell'agropireto lo zigolo delle spiagge, e nell'ammofileto, ossia nella fascia che va verso le falesie rocciose, lo sparto pungente[8], assunto a specie floreale simbolo della riserva e rappresentato assieme al fratino nel logo dell'area naturale protetta[13]. Negli anfratti della parte bassa delle falesie rocciose e degli scogli cresce invece l'alga rossa Halymenia floresia[2]. Tra le altre piante presenti nel litorale, vi sono l'elicriso italiano, l'eringio marino, l'euforbia marittima, il finocchio spinoso, il giglio di mare, il mirto, la nappola italiana, il papavero giallo e la silene colorata[12]. FaunaDiversificata è la fauna della riserva, che comprende, per i mammiferi terrestri, il cinghiale[14], tra gli uccelli, limicoli, rapaci e non, specie di airone cenerino, beccamoschino, cappellaccia, cavaliere d'Italia, cinciallegra, falco di palude[6], fenicottero rosa[15], fratino, assunto a specie faunistica simbolo della riserva e rappresentato assieme allo sparto pungente nel logo dell'area naturale protetta[13], gabbiano[16], garzetta, gheppio, gruccione, martin pescatore, nitticora, occhiocotto, poiana, saltimpalo, sgarza ciuffetto, sparviero, sterpazzola e tarabusino, e tra i cetacei, presenti in mare aperto, la stenella striata e il tursiope, oltre a tante altre diverse specie marine proprie del mare Adriatico[17]. Note
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