Rinascimento fucilatoPer rinascimento fucilato (in ucraino Розстріляне відродження?, Rozstriljane vidrodžennja; Червоний ренесанс, traslitterato Červonyj renesans), anche detto rinascimento giustiziato[1][2], si intende la generazione di poeti, scrittori e artisti di lingua ucraina degli anni 1920 e dei primi anni 1930, che vissero nella Repubblica Socialista Sovietica Ucraina e perseguitati e in parte giustiziati nelle colonie penali in Russia.[1][3] Dopo la Grande Svolta, quando il nuovo leader sovietico Iosif Stalin decise di invertire le politiche di ucrainizzazione che avevano caratterizzato fino ad allora il periodo post-rivoluzione bolscevica di korenizacija, questi poeti e scrittori, all'apparenza filo-sovietici, si opposero al processo di russificazione coercitiva dell'Ucraina che in passato era stato avviato dalla dinastia Romanov. Come conseguenza di questa opposizione, molti poeti e scrittori di lingua ucraina furono arrestati in massa e poi giustiziati o repressi.[3] In molti casi il luogo d'esecuzione fu la fossa comune di Sandarmoch, in Carelia, usata successivamente anche durante l'Holodomor. L'espressione "rinascimento fucilato" deriva dal nome dato ad un'antologia incentrata proprio sulla letteratura ucraina di quella generazione, su suggerimento di Jerzy Giedroyc in una lettera del 1959 all'emigrato ucraino e critico letterario Jurij Lavrinenko.[4] Contesto storicoLa classe intellettuale di lingua ucraina visse una forte repressione da parte del potere zarista a partire dalla fine del XIX secolo, in particolare dopo l'ukaz di Ems del 1876 che proibì l'uso dell'ucraino. Ciò nonostante, autori e artisti come Mykola Kuliš, Ivan Franko e Mychajlo Mychajlovyč Kocjubyns'kyj proseguirono le loro attività. Con la caduta dell'Impero russo dopo la prima guerra mondiale, si assistette all'abolizione della censura imperiale e all'istituzione di uno stato ucraino indipendente. Il nuovo regime sovietico mostrò una certa benevolenza verso la cultura ucraina, e ciò portò a una rinascita dell'attività letteraria e alla formazione di una nuova élite culturale.[5][6] Decine di nuovi scrittori e poeti cominciarono a pubblicare le proprie opere e formarono dozzine di gruppi letterari che avviarono un processo di profondo rinnovamento della letteratura ucraina,[7] favorito dalle politiche di korenizacija, dalla nuova politica economica (capitalismo di stato) e dalla lotta all'analfabetismo (il cosiddetto likbez).[8] La nuova generazione dell'élite ucraina, proveniente principalmente dalle classi basse e medie della società (funzionari, preti, operai, contadini), non ebbe sempre l'opportunità di ricevere un'istruzione costante a causa della guerra e della carestia. Tuttavia, essendo questa in contatto con le culture occidentali, fu influenzata dalle ultime tendenze letterarie, dando vita a movimenti artistici innovativi. Fu durante questo periodo che l'Ucraina ebbe l'opportunità di risolvere la questione della sua indipendenza: durante i primi due decenni del XX secolo, la maggior parte delle terre nazionali ucraine erano dipendenti da Mosca, mentre il resto degli altri territori fu incorporato in altri stati (la Repubblica Popolare di Polonia, la Repubblica Cecoslovacca e il Regno di Romania), il ché permise agli artisti di restare indipendenti dal sentimento nazionale, contribuendo al rinnovamento della letteratura.[9] Nascita della nuova élite culturale e la sua repressioneAlla fine degli anni '10 del Novecento, il mondo letterario ucraino assistette a un rinnovamento generazionale. La morte di figure assai influenti della letteratura come Mychajlo Kocjubyns'kyj, Lesja Ukraïnka e Ivan Franko, nonché l'emigrazione di molti altri scrittori e la condanna a morte di Hryhorij Čuprynka nel 1921, segnarono la fine del primo periodo del modernismo ucraino, portatore di un potente mito nazionale e culturale, caratterizzato da un programma di umanizzazione e universalizzazione del mondo e da una forte carica utopistica nell'aspirare a una vita individuale, nazionale e sociale che fosse armoniosa.[10] È in questo momento storico che giunge una nuova generazione di letterati, che porta il peso morale delle vittorie e delle sconfitte della lotta per l'indipendenza nazionale. Aspirando alla ribellione, al pensiero indipendente e alla fedeltà ai propri ideali, la nuova intelligencija ucraina riponeva maggiore fiducia sull'individuo invece che sulle masse e, similmente a molti altri autori che vissero in uno stato di polizia, il pensiero ucraino all'apparenza filosovietico nascondeva ricerche e interrogativi profondi. Secondo Solomia Pavlyčko, la letteratura aveva raggiunto un pubblico più vasto che mai e il livello di istruzione era aumentato rispetto ai decenni precedenti. Tuttavia, la tendenza a modernizzare la vita culturale è coesistita fin dall'inizio con una tendenza parallela a subordinarla all'ideologia sovietica e poi a distruggerla completamente.[11] Alla fine degli anni '20 Stalin abolì la nuova politica economica in favore della collettivizzazione forzata, nonché riprese la politica zarista di russificazione coercitiva dell'Ucraina. Nel 1930 si assistette al cosiddetto processo dell'Unione per la libertà, un processo farsa contro 474 persone (perlopiù scienziati), 15 delle quali furono giustiziate e 248 mandate in prigione. Successivamente, data la forte opposizione al processo di russificazione portata avanti anche dai letterati ucraini, il Partito Comunista dell'Unione Sovietica iniziò ad applicare metodi sempre più violenti anche nei loro confronti: nel maggio 1933 fu arrestato Mychajlo Jalovyj, mentre Mykola Chvyl'ovyj si suicidò a Charkiv nell'Edificio Slovo. La campagna repressiva si intensificò negli anni tra il 1934 e il 1940, raggiungendo il suo culmine durante le grandi purghe del 1937-1938. Complessivamente, 223 scrittori furono perseguitati, arrestati o condannati a morte. Alla vigilia del 20º anniversario della rivoluzione d'ottobre, quasi trecento intellettuali ucraini furono fucilati nel gulag di Sandarmoch, in Carelia.[12] Alcuni importanti rappresentanti di questa generazione sopravvissero e rimasero in Unione Sovietica (come Aleksandr Petrovič Dovženko, Pavlo Tyčyna, Maksym Ryls'kyj, Borys Antonenko-Davydovyč, Ostap Vyšnja e Mykola Bažan) o emigrarono (come Ulas Samchuk, George Shevelov e Ivan Bahrjanyj). Dimensione della repressioneNon sono noti dati esatti sul numero di intellettuali ucraini oggetto di intimidazione durante la repressione stalinista, che secondo alcuni si attesta sulle 30.000 persone.[13] Tuttavia, è abbastanza semplice determinare il numero approssimativo di scrittori uccisi confrontando la disponibilità delle loro pubblicazioni all'inizio e alla fine degli anni '30. Secondo la stima dell'Associazione degli scrittori ucraini emigrati "Slovo" inviata il 20 dicembre 1954 al Secondo Congresso degli scrittori dell'Unione, nel 1930 furono stampate opere di 259 scrittori ucraini, mentre dopo il 1938 gli autori pubblicati furono solo 36. Ciò lascia ipotizzare che circa 192 dei 223 scrittori "mancanti" siano stati repressi (giustiziati o segregati nei gulag con possibile successiva esecuzione o morte), 16 scomparsi e 8 suicidati. Questi dati concordano con il numero calcolato dagli scrittori ucraini dell'"Altare del dolore", che conta 246 scrittori vittime della repressione staliniana. Secondo altre fonti, 228 scrittori ucraini furono repressi su un totale di 260.[13] Origine dell'espressione "rinascimento fucilato"L'espressione rinascimento fucilato fu coniata dall'editore polacco anticomunista Jerzy Giedroyc nel suggerire il titolo da dare ad un'antologia sulla letteratura ucraina[14] del critico letterario Jurij Lavrinenko, compilata su commissione per l'editoriale Kultura diretto dallo stesso Giedroyc.[4] L'opera intitolata Rozstriljane vidrodžennja: Antologija 1917-1933: Poezija-proza-drama-esej fu pubblicata nel 1959 e si impose come una delle più importanti fonti per la storia della letteratura ucraina durante quel periodo, presentando i principali esempi di poesia, prosa e saggistica dell'Ucraina degli anni '20 e '30. Secondo la studiosa Jarina Cymbal, quello di "rinascimento fucilato" era un buon nome da dare all'antologia, ma non adatto a definire l'intera generazione di intellettuali, affermando che "rinascimento rosso" fosse l'espressione più esatta. Quest'ultima espressione apparve per la prima volta nel 1925 sia nel libro Rinascimento della letteratura ucraina di Aleksandr Leites che in una poesia di Volodymyr Gadzins'kyj.[15] Lo stesso anno venne pubblicata la rivista Neo-Lif, nella cui prefazione scritta da Gadzins'kyj si afferma: "Il passato per noi è solo un mezzo per conoscere il presente e il futuro, un'esperienza utile e una pratica importante nella grande struttura del rinascimento rosso".[16] Lavrinenko, tuttavia, vedeva il rinascimento fucilato come qualcosa di più di un semplice titolo di un'antologia e lo introdusse come un termine che racchiudesse sia il martirio dei poeti e degli scrittori ucraini, sia la loro eredità e il loro impegno nel far risorgere la loro cultura.[14] Il paradigma del rinascimento fucilato, in contrapposizione alla prospettiva comunista nazionale e al quadro storico di nazionalizzazione dei primi intellettuali sovietici dell'Ucraina, si era distinta come una delle componenti più importanti dello sforzo di opposizione nazionale al regime comunista, con la nuova élite intellettuale in prima linea nella lotta per l'indipendenza e l'unità del paese.[17] Connotati del rinascimento fucilatoGli esponenti del rinascimento fucilato sono stati suddivisi per correnti letterarie con stili o opinioni differenti. Il periodo tra il 1925 e il 1928 fu caratterizzato dalle discussioni letterarie avviate da Mykola Chvyl'ovyj, basate sulle modalità di sviluppo della nuova letteratura sovietica-ucraina e sul ruolo dello scrittore nella società. Chvyl'ovyj ed i suoi collaboratori, culturalmente più vicini all'Europa occidentale invece che alla Russia, rifiutarono la "grafomania rossa", sebbene non contestassero il comunismo come ideologia politica. Le principali organizzazioni letterarie di quel periodo furono:
Stile e temiLa prosa del rinascimento fucilato era divisa in due flussi: la prosa della trama, che costituiva la narrativa, e la prosa della non trama, dove l'elemento principale non era la frase o la parola, ma ciò che essa suscitava nel lettore.[23] Lo stile dei sentimenti forti e della penetrazione delle emozioni è chiamato neoromanticismo o espressionismo. Mykola Chvyl'ovyj, Jurij Janovs'kyj, Andrij Holovko, Mychajlo Jalovyj, Oleksa Vlyko, Les Kurbas, Mykola Kuliš e molti altri si espressero in tal senso. Il tema principale del romanzo Ja (Romantyka) ("Io sono (il romanzo)")[24] di Chvyl'ovyj è "la delusione per la rivoluzione, le contraddizioni urlanti e l'insicurezza dell'uomo di quel tempo". Il protagonista è una persona senza nome e quindi senza personalità, senza anima. Per amore della rivoluzione uccide sua madre e da allora si rimprovera domandandosi se la rivoluzione valesse un tale sacrificio. Per la prima volta nella letteratura ucraina, elementi della filosofia dell'esistenzialismo sono emersi nel romanzo Gorod di Valerian Pidmogyl'nyj. Il personaggio principale, nella ricerca del piacere, cerca di soddisfare dai più bassi bisogni fisici ai più alti bisogni religiosi. Tuttavia, anche in un argomento così complesso, lo scrittore non abbassa il romanzo ad una semplice narrazione della filosofia del "popolo", ma ne estende la sua applicazione ad un livello nazionale. Per quanto riguarda la poesia, il lavoro più interessante è la ricerca effettuata dai simbolisti Oleksandr Oles' e Pavlo Tyčyna. Quest'ultimo, nella sua raccolta I clarinetti del sole, riflette sull'ampiezza di una mente colta e sottile che contempla la ricchezza della natura ucraina, arrivando ad analizzare le sue cause più profonde. Principali esponenti
MemoriaDopo che l'Ucraina ottenne l'indipendenza e gli archivi furono aperti vicino a Kiev e in altre regioni dell'Ucraina, furono trovate tombe di vittime della repressione e nel 1994 fu costruito il Memoriale delle tombe di Bykivnia (ucraino: «Биківнянські могили»). Note
Bibliografia
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