Richard BillingerRichard Billinger (Sankt Marienkirchen bei Schärding, 20 luglio 1890 – Linz, 7 giugno 1965) è stato un drammaturgo, poeta e scrittore austriaco. BiografiaRichard Billinger nacque a Sankt Marienkirchen bei Schärding il 20 luglio 1890, in una famiglia contadina.[1] Dal 1902 al 1905 frequentò il Collegium Petrinum, prima di iscriversi alla facoltà di filosofia e germanistica, dapprima a Innsbruck, poi a Kiel (1912), infine a Berlino e a Vienna, dove rimase fino al 1928.[2] Proprio dal mondo rurale trasse ispirazione per le sue opere, sia nelle poesie, incentrate sui rituali agricoli e della fecondità, Sopra i campi (Über die Äcker, 1923); Falce in cielo (Sichel am Himmel, 1931), una celebrazione quasi religiosa della vita contadina;[3] sia nelle prose, Le ceneri del purgatorio (Die Asche des Fegefeuers, 1931); Dalla mano di Dio (Lehen aus Gottes Hand, 1935); sia soprattutto nella prolifica e intensa produzione drammaturgica, in cui le passioni e i sentimenti umani, rappresentati tramite elementi popolareschi-barocchi tipici della sua terra, si diffondono con elementare rudezza e vitalità, da insidiare i valori della cristianità e quelli del progresso tecnico;[1] Il gioco dei folletti (Das Perchtenspiel, 1928), fiabesca rappresentazione di un contadino punito dai demoni della terra per essersi inurbato;[3] Cavalli (Rosse, 1931), basato sul conflitto tra uomo e macchina;[3][4] La notte dell'antivigilia di Natale (Rauhnacht, 1931), allucinata descrizione del paganesimo erotico diffusosi in un villaggio;[3] La strega di Passavia (Die Hexe von Passau, 1935), vistoso affresco storico; Il gigante (Der Gigant, 1937), l'opera della maturazione, costituita da un ritratto di una ragazza di campagna che si perde per un'esperienza urbana, Paracelsus (1943).[1][3][5][6] Questi argomenti influenzarono anche la sua adesione al nazismo e alla mitologia del "sangue e zolla",[1] anche se nel 1935 subì un arresto a causa della sua omosessualità,[2] e nel 1941 il contenuto del suo romanzo Karl suscitò le critiche del regime.[2] Comunque negli anni quaranta, Billinger ricevette molte onorificenze ed ottenne consensi e successi sul palcoscenico.[2] Il 12 marzo 1941 fu onorato a Linz con la Gaukulturpreis del Danubio superiore, nel giugno 1942 con il premio letterario della città di Monaco di Baviera, e nel 1943, il governatore Gauleiter gli assegnò il Premio Raimund della città di Vienna «con parole di ammirazione per la sua ricca vita di lavoro».[2] Tra le sue ultime opere si possono menzionare, il volume di racconti, Un mazzo di rose (Ein Strauss Rosen, 1954); i drammi La rappresentazione millenaria di Augusta (Das Augsburger Jahrtausendspiel, 1955); Donauballade (1959); Passione di contadini (Bauernpassion, 1960),[1]in cui primordiali miti naturalistici trapassano spesso nel demoniaco.[5] Scrittore sanguigno, estroso, visionario, Billinger manifestò il contrasto tra il paganesimo e la pietas cristiana, fra sensualità e cristianità, tra le forze della terra e quella civiltà moderna, che dopo le prime brillanti e promettenti conquiste, sembra essersi un po' persa, secondo il giudizio di Billinger.[3][5] OperePoesie
Prosa
Teatro
Note
Bibliografia
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