Dopo la proclamazione del Regno d'Italia, avvenuta nel 1860,[1] e l’incorporazione nell’Armata Sarda degli eserciti appartenenti alle provincie annesse, l’Arma di Cavalleria ebbe un progressivo, ma continuo,[N 1] aumento dei reparti.[1] Verso la fine del 1862[2] l’organico del nuovo Regio Esercito poté essere definito completo per la fanteria ma al di sotto del fabbisogno per la cavalleria.[2] Con disposizione del Ministero della guerra in data 29 marzo 1863[2] fu disposta la formazione di due nuovi reggimenti di cavalleria leggera denominati provvisoriamente Deposito "Cavalleggeri di Caserta"[3] e Deposito "Lancieri di Foggia".[4] Per la costituzione dei nuovi reparti si fece uso di rimonte acquistate all’estero e in Italia per i cavalli e del trasferimento alla cavalleria delle ultima tre classi assegnate inizialmente al Corpo del Treno per gli uomini.[3]
Il Deposito "Lancieri di Foggia" venne costituito a Vercelli in data 16 novembre 1863,[4] con elementi forniti dai Reggimenti "Lancieri di Novara", di "Milano", di "Firenze", di "Vittorio Emanuele e "Cavallereggi di Alessandria".[4] Primo comandante del deposito fu nominato il maggiore Pericle Massara di Previde.[4] Dopo il completamento della formazione degli ufficiali, con Regio Decreto del 28 gennaio 1864 fu decretato che a partire dal 16 febbraio successivo i due depositi assumessero ufficialmente la denominazione di reggimenti.[4]
Il nuovo reggimento[N 2] fu assegnato al comando del colonnello conte Vittorio Barattieri di San Pietro, fino ad allora comandante della 2ª Scuola di cavalleria.[5] Il 6 aprile 1864 il colonnello Barattieri di San Pietro fu sostituito dal tenente colonnelloCarlo Canera di Salasco, proveniente dal Reggimento "Lancieri di Firenze".[5] Il nuovo comandante[N 3] diede subito grande impulso all’addestramento del reggimento, completando[6] l’organico di cavalli e uomini per prendere parte, nel luglio successivo, alle manovre sul campo di San Maurizio con le forze del Corpo d'armata al comando del tenente generalePianell.[6]
Il 28 agosto, con una solenne cerimonia avvenuta sulla piazza della chiesa di Caselle alle ore 7.00, fu consegnato[7] al reggimento lo stendardo donato[8] dal comune di Foggia. Mentre il reggimento si trovava ancora impegnato nelle manovre militari, nella seconda metà del mese di settembre scoppiarono a Torino alcuni disordini[9][10] legati alla Convenzione di Settembre.[11] Nella notte del 22[12] il reggimento partì da Chivasso per raggiungere Torino,[13] dove rimase di presidio fino al settembre 1865 quando si trasferì a Savigliano, rimanendovi fino allo scoppio della terza guerra d'indipendenza.[12]
La terza guerra d'indipendenza
Il 23 maggio 1866[14] il reggimento al completo partì per raggiungere Piacenza, posizionandosi il 14 dello stesso mese a Caorso e Polignano.[14] Il giorno successivo, insieme ai reggimenti Cavalleggeri di Saluzzo e di Alessandria, entrò a far parte della brigata di cavalleria al comando del maggio generale di Enrico Beraudo di Pralormo, in forza al III Corpo d'armata del generale Enrico Morozzo della Rocca.[14] Le ostilità con l’Impero austro-ungarico iniziarono il giorno 20,[14] e in seguito agli ordini ricevuti la brigata di cavalleria del generale Beraudo di Pralormo passò il ponte sul Mincio in località Goito dirigendosi subito in ricognizione su Pozzolo e Valeggio assicurando contemporaneamente le comunicazioni tra i III e il I Corpo d’armata.[15] I quattro squadroni dei "Lancieri di Foggia" arrivarono fino a Valeggio senza incontrare il nemico,[16] e una volta congiuntisi con la cavalleria del I Corpo d'armata si acquartierarono nei pressi di Maranghello.[16] Il 5º Squadrone del luogotenente Pietro Costa Reghini,[16] assegnato alla 7ª Divisione del generale Nino Bixio, fu mandato da quest’ultimo in ricognizione verso Castiglione Mantovano.[16] Una volta giunto a circa 700 metri dal villaggio Costa Regnini fu informato da un lanciere della presenza di cavalieri nemici, riconosciuti poi come appartenenti al 13º Reggimento ulani,[17] e alla testa dei suoi uomini si lanciò risolutamente all’attacco volgendoli rapidamente in fuga, e inseguendoli fino a Pellalocco.[10]
All’alba del giorno 24 la divisioni italiane[18] al comando di Bixio (7ª) e del Principe ereditario Umberto (16ª) avevano appena oltrepassato Quaderni di Brusegaferro quando fu avvistata una grande formazione di cavalieri nemici, poi identificata con la Brigata[N 4] "Pultz",[19] che le attaccò risolutamente.[20]
Il Reggimento "Ussari dell'Imperatore" attacco la 7ª Divisione tra la Fossa Berettara e la strada per Sommacampagna[21] ma l'intervento del 5º Squadrone dei "Lancieri di Foggia" caricò con estrema violenza i reparti di ussari, troncandone lo slancio, e insieme al fuoco dei quadrati dei reggimenti di fanteria, costringendoli ad allontanarsi verso le Ganfardine con numerose perdite.[22]
Dopo l'infausto esito della battaglia di Custoza i tre Corpi d'armata che formavano l'Armata del Mincio iniziarono le operazioni di ripiegamento oltre il fiume Mincio,[23] e una volta completata l'operazione venne istituito un servizio di osservazione affidato al Reggimento "Cavallereggi di Saluzzo".[24] Alle ore 5.30 del 30 giugno[25] fu segnalata dalla ricognizione italiana l'avanzata di truppe di cavalleria nemica (tra uno e due reggimenti),[25] che una volta oltrepassato il Mincio si dividero in tre colonne avanzando contemporaneamente su Rivalta sul Mincio, Gazoldo degli Ippoliti e Cerlongo.[25] Alle 11.00 il comandante di un plotone del 4º Squadrone riferì al capitano Luigi Mussi che due squadroni di "Ussari del Würtemberg" si trovavano[26] a Gazoldo degli Ippoliti. Mussi ordinò immediatamente di attaccare,[N 5] e il 4º Squadrone irruppe nell'abitato costringendo il nemico alla fuga lasciando 20 tra morti, feriti e prigionieri.[27] Tale azione fu segnalata dal Bollettino N.3 del 30 giugno 1866,[28] e soggetta ad un Ordine del giorno emesso dal colonnello Canera di Salasco del 3 luglio successivo.[29]
Dopo il riordino dell'esercito italiano, e la costituzione dell'Armata di Spedizione[30] al comando del generale Enrico Cialdini, il reggimento passò in forza alla 3ª Brigata di cavalleria (generale Beraudo di Pralormo) assegnata al IV Corpo d'armata.[30] L'Armata di spedizione avrebbe dovuto, vista la favorevole situazione bellica creatasi con la sconfitta patita dagli austro-ungarici a Sadowa[30] per mano dell'esercito prussiano, avanzare velocemente dal basso Po verso l'Isonzo[30] per poi, eventualmente, proseguire verso Vienna. L'armistizio del 12 agosto colse il Reggimento "Lancieri di Foggia" in località Pasian Schiavonesco, a sud ovest di Udine, con pattuglie che si erano spinte in esplorazione fino a San Daniele.[30]
L'attività fino al 1919
Dopo la firma del trattato di pace, avvenuta il 23 agosto 1866 il reggimento, inizialmente destinato a rientrare a Savigliano, fu dirottato su Palermo in seguito allo scoppio di moti rivoluzionari in quella città.[31]
Nel 1871 il reggimento venne ridenominato 11º Reggimento di "Cavalleria (Foggia)",[32] cambiato nel 1876 in 11º Reggimento "Foggia Cavalleria".[32] Elementi del reggimento concorsero alla formazione del 1º Squadrone "Cavalleria d'Africa" e dello squadrone "Cacciatori a Cavallo", che operarono in Eritrea nel 1887-1888, e fornì complementi a reparti dell'arma che operarono durante la campagna d'Abissinia (1895-1896). Dopo un nuovo cambio di denominazione avvenuto nel 1897 (11º Reggimento "Cavalleggeri di Foggia")[32] il reggimento prese sede stabile a Foggia[N 6]. Gli squadroni parteciparono alla repressione della "Sommossa della fame" (1898), e all’eccidio di Foggia (1905),[33] ma eseguirono anche attività di protezione civile e soccorso in occasione dell’epidemia di colera in Sicilia[34] (giugno 1866) e dell’eruzione del Vesuvio a Napoli (1906).[33]
Nel 1911 elementi del reggimento parteciparono alla guerra italo-turca, rimanendo in Libia fino al 1912.[33] All’atto dell’entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, il reggimento eseguì missioni di ricognizione sulla linea dell’Isonzo (1915), e poi partecipò alle operazioni che portarono alla conquista di Gorizia (1916).[33] L’anno successivo, dopo la disfatta di Caporetto, elementi del reggimento si distinsero a Livenza e sul fiume Tagliamento in operazioni di retroguardia.[N 7] Nel giugno 1918 i suoi reparti presero parte alla battaglia del Solstizio e poi all'attacco finale di Vittorio Veneto che portò l'Esercito austro-ungarico alla capitolazione. Per la battaglia di Vittorio Veneto il reggimento fu suddiviso in due gruppi: il 1°, disimpegnato il servizio di collegamento e di esplorazione sino al Tagliamento, fu mandato oltre il fiume col compito di raggiungere Udine;[33] il 2° contribuì, a piedi, a vincere le resistenze nemiche lungo il Monticano quindi, giunto al Tagliamento, guadò il fiume per raggiungere Udine combattendo.[33]
In seguito al Regio Decreto del 20 aprile 1919 il reggimento fu sciolto definitivamente il giorno 20 del mese successivo, e confluì parzialmente nei "Cavalleggeri di Saluzzo".[33]
Medaglia commemorativa del fatto d’arme di Gazoldo degli Ippoliti
Per commemorare il combattimento di Gazoldo degli Ippoliti, avvenuto il 30 giugno 1866, il 9 luglio[35] il Municipio di Foggia si riunì in sessione straordinaria deliberando di commemorare il combattimento sostenuto dal 4º Squadrone facendo coniare una apposita Medaglia d’argento per i lancieri che si erano distinti in questo fatto d’arme, che fu approvato dal Ministero della Guerra il 14 luglio 1867.[36] Tale decorazione si aggiunse alle medaglie al valor militare che i lancieri meritarono nel corso della campagna di guerra per la Terza guerra d’indipendenza.[36]
Comandanti
(lista parziale)
Maggiore Pericle Massara di Previde
Colonnello Vittorio Barattieri di San Pietro (1864)[37]
^Tre reggimenti di cavallereggi e uno di guide furono costituiti dopo l’annessione della Lombardia, e tre di cavalleggeri e uno di ussari dopo l’annessione delle provincie meridionali.
^I primi cinque squadroni del nuovo reggimento vennero costituiti con elementi tratti dal 2º Squadrone dei "Lancieri di Novara", dal 3° "Lancieri di Milano", dal 5° "Lancieri di Firenze", dal 6° "Lancieri di Vittorio Emanuele II", e dal 5° "Cavalleggeri di Alessandria".
^Canera di Salasco aveva fatto una carriera militare rapidissima, sottotenente a 19 anni, capitano a 32, maggiore a 37, tenente colonnello a 38, al comando di un reggimento a 40 anni.
^La brigata del colonnello Pultz era formata da quattro squadroni del Reggimento "Ulani di Trani" e quattro squadroni del Reggimento "Usseri dell'Imperatore".
^abcdefgGiorgio Pagliaro|nome=Giorgio, I Lancieri di Novara. Storia di un reggimento di Cavalleria dal Risorgimento al dopoguerra, Ugo Mursia Editore, Milano, 2007.
Antonello Battaglia, La capitale contesa: Firenze, Roma e la Convenzione di settembre (1864), Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2013, ISBN8-86812-112-3.
Carmine de Leo, Il Reggimento Lancieri poi Cavalleggeri di Foggia. Una Storia dimenticata 1864-1920, Foggia, Amici Museo civico di Foggia : Istituto Nastro azzurro Federazione di Foggia, 2007.
Valerio Monti, La strage impunita: Torino 1864, Torino, Savej, 2014, ISBN8-89904-801-0.
Giorgio Pagliaro, I Lancieri di Novara. Storia di un reggimento di Cavalleria dal Risorgimento al dopoguerra, Milano, Ugo Mursia Editore, 2007, ISBN978-8-84253-793-9.
Giovanni Pellegrini, Il Reggimento Lancieri di Foggia, ricordi storici, Caserta, Stabilimento Tipolitografico Salvatore Marino, 1901.