Ranunculus aconitifolius subsp. platanifolius Ranunculus aconitifolius var. platanifolius Ranunculus aconitifolius var. dealbatus Ranunculus dealbatus
Nomi comuni
(DE) Platanenblättriger Hahnenfuß
(FR) Renoncule à feuilles de platane
Il ranuncolo a foglie di platano (Ranunculus platanifoliusL., 1767) è una pianta appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, comune nei boschi alpini del territorio italiano[1].
Etimologia
Il nome generico (Ranunculus), passando per il latino, deriva dal grecoBatrachion[2], e significa “rana” (è Plinio scrittore e naturalista latino, che c'informa di questa etimologia) in quanto molte specie di questo genere prediligono le zone umide, ombrose e paludose, habitat naturale degli anfibi. L'epiteto specifico (platanifolius) si riferisce ovviamente alla forma delle foglie simili a quelle del platano.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Ranunculus platanifolius) è stato proposto da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 –Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nell'edizione del 1767 della sua opera “Systema Naturae”.
Descrizione
È una pianta perenne e erbacea terrestre caratterizzata da alcune particolarità anatomiche e morfologiche come la possibilità di far germoliare le gemme ascellari[2]. L'altezza media oscilla tra 30 e 60 cm (massimo 130 cm). È inoltre definita emicriptofita scaposa (H scap), ossia è una pianta con gemme svernanti al livello del suolo e protetta dalla lettiera o dalla neve. Tutta la pianta è fondamentalmente glabra e priva di cellule oleifere.
Parte epigea: i fusti aerei di queste piante sono a portamento eretto e sono glabri. Sono molto ramosi e multi-flori. La sezione è cilindrica e l'interno è cavo.
Foglie
Foglie basali: le foglie basali sono picciolate ed hanno una forma pentagonale (o quasi circolare, in tutti i casi poligonale) con margini profondamente incisi (ma non fino alla nervatura centrale; sono divise su 7/8) in 3 – 7 lobi o segmenti (foglia di tipo palmatosetta). I vari segmenti sono ben distanziati uno dall'altro. Ogni segmento, con bordi seghettati, termina con tre lacinie divaricate. Il colore della foglia è verde opaco. Diametro delle foglie: 5 – 15 cm.
Foglie cauline: le foglie superiori lungo il fusto sono disposte in modo alterno, senza stipole e sono progressivamente ridotte (anche i piccioli sono più brevi) con un numero minore di lobi; il contorno in queste foglie è più reniforme mentre i lobi sono lanceolato-lineari. Dimensione del lobi: larghezza 1 cm; lunghezza 5 cm.
Infiorescenza
L'infiorescenza è composta da numerosi fiori terminali e solitari (uno per ogni peduncolo); sono peduncolati all'ascella delle foglie superiori. I peduncoli sono glabri e sono lunghi da 4 a 5 volte le foglie poste nelle rispettive ascelle.
Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
* K 5, C 5, A molti, G 1-molti (supero), achenio[5]
Calice: il calice è formato da 5 sepali glabri, verdastri a disposizione embricata. In realtà i sepali sono dei tepalisepaloidi[6]. Alla fioritura sono disposti in modo patente ed appressati ai petali; poi sono caduchi.
Corolla: la corolla è composta da 5 petali di colore bianco; la forma è “cuoriforme” o obovata; alla base dal lato interno è presente una fossetta nettarifera (= petali nettariferi di derivazione staminale). In effetti anche i petali della corolla non sono dei veri e propri petali: potrebbero essere definiti come elementi del perianzio a funzione vessillifera[7]. La superficie del petalo è lievemente stropicciata, mentre il bordo apicale può essere retuso.
Androceo: gli stami, inseriti a spirale nella parte bassa sotto l'ovario, sono in numero indefinito e comunque più brevi dei sepali e dei petali; la parte apicale del filamento è lievemente dilatata sulla quale sono sistemate le anterebi-logge, di colore giallo a deiscenza laterale (il colore del filamento è bianco). Al momento dell'apertura del fiore le antere sono ripiegate verso l'interno, ma subito dopo, tramite una torsione, le antere si proiettano verso l'esterno per scaricare così il polline lontano dal proprio gineceo evitando così l'autoimpollinazione. Il polline è tricolpato (caratteristica tipica delle Dicotiledoni). In questa specie gli stami (moltissimi) sono disposti a raggiera in tutte le direzione in modo da far barriera al nettare contro eventuali ospiti indesiderati.
Gineceo: l'ovario è formato da diversi carpelli liberi uniovulari; sono inseriti a spirale sul ricettacolo; gli ovuli sono eretti e ascendenti. I pistilli sono apocarpici (derivati appunto dai carpelli liberi) e sono gialli come le antere, mentre la parte basale (il carpello) è verde chiaro quasi trasparente.
Fioritura: da giugno a luglio.
Frutti
I frutti (un poliachenio) sono degli acheni lisci a forma ovata o subsferica; sono molto numerosi, appiattiti, compressi e con un rostro o becco apicale lungo circa ¼ dell'achenio (= achenio a becco breve); il rostro è fondamentalmente dritto o lievemente ricurvo, ma non uncinato. Ogni achenio contiene un solo seme. Insieme formano una testa sferica posta all'apice del peduncolo fiorale.
Riproduzione
La riproduzione di questa pianta avviene per via sessuata grazie all'impollinazione degli insetti pronubi (soprattutto api) in quanto è una pianta provvista di nettare (impollinazione entomogama).
Distribuzione: in Italia questa specie si trova al nord, nell'Appennini settentrionali e centrali e in Sardegna. È considerata specie rara. Nelle Alpi non è presente nella provincia di Torino. Sul resto dell'Europa è presente su tutti i rilievi montani
Habitat: l'habitat tipico sono i boschi (ricchi di nitrati) e cespuglieti subalpini; ma anche boschi di faggete, abetaie e betuleti. Il substrato preferito è sia calcareo che calcareo-siliceo, con pH neutro e terreno con buoni valori nutrizionali e mediamente umido.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 800 fino a 2000 ms.l.m.; frequentano quindi il piano vegetazionale subalpino.
Fitosociologia
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[8]:
Formazione: delle comunità delle macro- e megaforbie terrestri
Classe: Mulgedio-Aconitetea
Tassonomia
Il genereRanunculus è un gruppo molto numeroso di piante comprendente oltre 400 specie originarie delle zone temperate e fredde del globo, delle quali quasi un centinaio appartengono alla flora spontanea italiana. La famiglia delle Ranunculaceae invece comprende oltre 2500 specie distribuite su 58 generi[4].
Le specie spontanee della nostra flora sono suddivise in tre sezioni (suddivisione a carattere pratico in uso presso gli orticoltori organizzata in base al colore della corolla): Xanthoranunculus – Batrachium – Leucoranunculus. La specie Ranunculus platanifolius appartiene alla terza sezione (Leucoranunculus) caratterizzata dall'avere i peduncoli fruttiferi diritti, acheni lisci e piante a portamento eretto[2].
Un'altra suddivisione, che prende in considerazione caratteristiche morfologiche ed anatomiche più consistenti (ma fondamentalmente simili), è quella che divide il genere in due sottogeneri (o subgeneri)[9], assegnando il Ranunculus platanifolius al subgenere Ranunculus, caratterizzato da piante con fusti eretti (e quindi forniti di tessuti di sostegno), peduncoli dell'infiorescenza eretti alla fruttificazione, lamina fogliare ben sviluppata e petali gialli o bianchi (l'altro subgenere Batrachium è dedicato soprattutto alle specie acquatiche).
Il numero cromosomico di R. platanifolius è: 2n = 16[10][11].
Ibridi
Con questa pianta sono possibili i seguenti ibridi interspecifici[11][12]:
Ranunculus aconitifolius var. platanifolius Pacz. (1981).
Ranunculus aconitifolius var. dealbatus P.Fourn. (1936).
Ranunculus dealbatus Lapeyr. (1813).
Specie simili
Una specie molto simile a quella di questa voce è il Ranunculus aconitifolius L., 1753 - Ranuncolo con foglie d'aconito: differisce in quanto la lamina delle foglie è completamente divisa in lobi, mentre il peduncolo fiorale è pubescente. Questa pianta in genere ha delle dimensioni minori rispetto al “Ranuncolo a foglie di platano”.
Usi
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Farmacia
Queste piante contengono l'anemonina; una sostanza particolarmente tossica per animali e uomini. Infatti gli erbivori brucano le foglie di queste piante con molta difficoltà e solamente dopo una buona essiccazione (erba affienata) che fa evaporare le sostanze più pericolose. Anche le api evitano di bottinare il nettare dei “ranuncoli”. Sulla pelle umana queste piante possono creare delle vesciche (dermatite); mentre sulla bocca possono provocare intenso dolore e bruciore alle mucose[13].
Giardinaggio
Sono piante rustiche di facile impianto per cui spesso sono coltivate nei giardini rustici o anche alpini.
Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 325, ISBN978-88-299-1824-9.